Saudade. Ursula Sila-Gasser

Saudade - Ursula Sila-Gasser


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durante gli studi, che sono stata spesso tra i migliori studenti e che ho scritto una tesi di dottorato a soli venticinque anni, mentre si è dovuto pagare per una scuola privata perché tu riuscissi ad ottenere il diploma di maturità.

      Che tu mi creda oppure no, non lo dico per vantarmi. È solo per fare delle precisazioni.

      Nostro padre si affretterà a sfogliare queste pagine per vedere se non ho detto nulla su di te che potrebbe dispiacergli. Non sono sicura di cosa farebbe se, a un certo punto, dovesse imbattersi in qualcosa del genere. Forse mi chiederebbe di nuovo di restituirgli i soldi che mi aveva dato nei momenti finanziariamente più difficili della mia vita, all’epoca del divorzio. Quando non solo ho dovuto pagare un avvocato a peso d’oro per ottenere, alla fine, un mantenimento così basso da sembrare più una paghetta che un vero assegno, ma ho anche dovuto crescere i due figli del mio primo matrimonio cavandomela da sola, come potevo.

      Ad ogni modo, forse mi ripeterà che vuole restare neutrale e non schierarsi.

       Arriviamo, quindi, a una domanda alla quale non sono in grado di rispondere: come può proclamare la sua neutralità mentre mi proibisce di dire apertamente cosa penso del tuo atteggiamento, ma accettare che tu ti permetta dei comportamenti in contrasto con l’educazione che ci ha dato? Oppure, come può lasciare che nostra madre dichiari a chiunque voglia ascoltarla che io sono gelosa di te, che ho dei problemi e, naturalmente, che sono troppo sensibile, troppo complicata, fuori del normale?

      E quelli che contano di più per me? Mi sosterranno?

      Mio marito Frederic ha buone ragioni per preoccuparsi. “Eh no! Non ricominciamo con queste storie!” Esclamerà senza dubbio. Non vuole vedermi piangere di nuovo. Lui, poi, preferisce segretamente lo status quo, vero? Vuole avere la certezza di poter trascorrere ogni Natale a casa della sua famiglia, nella piccola isola al largo delle coste bretoni, spazzata giorno e notte dai venti.

      I miei due figli grandi mi chiederanno perché voglio tanto cambiare le cose. Mi diranno che dovrei semplicemente accettarle: «La famiglia, non si sceglie». Solo mio figlio più giovane, Bastien, sentendo aria di tempesta, mi abbraccerà forte…ma non conta: è in pieno complesso di Edipo, a quanto pare.

      Detto tra noi, non credo più a queste storie di Edipo, Freud e tutto il resto. Le cose sono più semplici. Bastien sa che se ti scrivo potrà di nuovo trascorrere il Natale con i suoi cugini. Crede anche fermamente che ce la farò, come crede ancora, del resto, a Babbo Natale.

      Ecco. Mi fermerò qui per oggi. Spero che tutte queste storie di contraddizioni non ti abbiano stancato troppo. Se così fosse, invece, sappi che ti capirei benissimo, perché personalmente le trovo estenuanti.

      Mathilde

      In cucina, 18 giugno

      Ieri ti ho parlato del desiderio di Bastien di rivedere i suoi cugini, ma so bene che tu pensi che non dovrei ascoltarlo. Dopotutto è solo un bambino, quindi perché prestargli attenzione e non dirgli piuttosto in tono deciso e senza accettare repliche che per Natale la risposta è no? Che anche se lo chiedesse di nuovo, non cambierebbe nulla? Che sarebbe meglio accettare, che è così e non altrimenti?

      So anche che è meglio che mi prenda cura di mio marito, dei miei figli, della mia famiglia e del mio basilico.

      A quanto pare Bastien ha un’alleata. Un’alleata testarda. Non importa, dovrei farmi valere, dirle di stare zitta e andarsene via se ci sono io? Facile a dirsi, ma non sarà possibile. Perché non riesco a cacciarla via. Lei è in me, è anche parte di me. È la mia Parte Sdolcinata, e la mia Parte Sdolcinata crede anche a Babbo Natale. Come crede nell’amore con l’A maiuscola e ovviamente anche alla Fraternità con la F maiuscola.

      E' notte fonda…Vado a letto.

      Mathilde (con la M maiuscola)

      In cucina, 19 giugno

      E' stata una nottataccia. Mi sono dovuta alzare per buttare queste prime pagine nella spazzatura (non ho un distruggi-documenti high-tech, come te).

      Non sono davvero così ingenua come potresti pensare e mi rendo conto dei problemi che la mia impresa solleva. Compresi l’entità del compito e i rischi che corro. Tutto ciò potrebbe non portare a nulla. Al contrario, non può che peggiorare la situazione e aumentare i malintesi.

      I nostri genitori, ai quali ho anche provato a scrivere, mi rifiuterebbero, forse, definitivamente. Nostra madre insinua che io mi inventi le cose. Quando è stato chiesto loro perché inventerei le cose, nostro padre ha risposto che ciò mi permetterebbe di “giustificare i miei problemi” e “sollevarmi dalle mie responsabilità”.

      Devo dire che con questa frase, a prima vista degna di una rivista di psicologia, papà mi ha stupita. Lui che non ha mai amato i film in cui i personaggi si scambiano più di tre battute sui loro sentimenti è diventato, a un’età relativamente venerabile, esperto di psicologia. Ha scoperto la sua vocazione in ritardo?

      Il problema, però, non è questo ma il fatto che nostro padre non ha mai davvero revocato il suo divieto che m’impedisce di dire cosa penso del tuo atteggiamento. Non so ancora, però, cosa farebbe se infrangessi questa regola. Il suo sguardo tetro, quello sguardo che così spesso ha offuscato gli anni della mia infanzia, ancora mi perseguita al punto che a volte mi toglie il sonno. È stato così la notte scorsa. Mi sono già detta che avrei potuto evitare qualsiasi rischio e rinunciare. La mia Parte Sdolcinata vuole scrivere? Bene, lasciala scrivere, ma qualcos’altro, una cosa qualsiasi, una storia poliziesca per esempio, un omicidio sotto la luce pallida di un lampione, seguito da un grido nella notte. Niente che possa turbare il mio sonno.

      Beh, ci ho provato.

      Alle prime luci dell’alba mi è venuta l’idea di usare le iniziali. Se questi scritti finissero in mani diverse dalle tue, il tuo anonimato sarebbe preservato e sarei al sicuro da ogni seccatura!

      Fratello mio, scusa, FM dunque, prima di continuare vorrei chiarire ancora qualcosa. Contrariamente a quanto temeva nostro padre, e nonostante le nostre differenze, mi è facile riconoscere che tu sia diventato un uomo pieno di qualità. Sei un uomo serio, un padre responsabile. Nella città di V., dove pratichi la professione di P., sei molto rispettato tra i P. Tua moglie, TM, sempre molto elegante, porta con disinvoltura la sua acconciatura maschile e i suoi occhiali ricercati. Hai tre figli meravigliosi, con dei nomi molto originali: A, B, C.

      So anche che domenica mattina prepari ai tuoi figli panini con marmellata fatta in casa: albicocche, fragole e mirtilli. Inutile dire che questi frutti provengono tutti dal tuo giardino. Nonostante la serietà con cui eserciti i tuoi obblighi professionali e familiari, riesci a trovare il tempo di annaffiare il basilico che coltivi sul davanzale della finestra. Sì, oltre a tutte le tue qualità, sei un cuoco raffinato FM, e la cucina italiana, senza basilico fresco, è impensabile. Me l’hai spiegato molte volte e dovrei saperlo. Lo so, certo, ma non riesco proprio a prendermi cura di una pianta fresca di basilico. Le mie appassiscono sempre dopo due o tre settimane. È normale, poiché dimentico di annaffiarle, ma questo lo capirai, penso. Almeno questo.

      Sempre in cucina, sempre il 19 giugno

      Dopo aver riletto ciò che ho appena scritto, volevo annaffiare il mio basilico. Mi sono persino alzata per farlo, ma non sono riuscita ad andare fino al lavandino per riempire l’annaffiatoio. È scoppiata in me una protesta violenta. Veniva da dove inizialmente non me la sarei aspettata. Anche se… Avrei dovuto immaginare cosa sarebbe successo: la prima ondata di protesta è una ribellione interna, e chi l’ha causata, è molto facile da identificare. Ovviamente è di nuovo la mia Parte Sdolcinata (che abbrevierò d’ora in poi, per ovvie ragioni pratiche, in PS).

      La mia PS, quindi, rileggendo quello che ho appena scritto, ha emesso un lungo sospiro. Non le piacciono le iniziali. Preferirebbe parlare dei miei nipoti usando i loro nomi di battesimo, soprattutto perché sono nomi molto carini. Ha comunque un solo desiderio: credere che sarà capita e che, una volta capita, tutto andrà bene. Ha difficoltà ad emergere dai suoi sogni di riconciliazione, di riunificazione, di una grande festa, di risate tra cugini, ricordi evocati con piacere. Sì, è così, la mia PS crede troppo in fretta al lieto fine.

      Ma


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