Invecchiato per il Caos. Фиона Грейс
non aveva un aspetto appetitoso. I bocconcini di carne pallidi e triangolari non erano per niente allettanti.
"Ehm,” balbettò, chiedendosi come avrebbe potuto rifiutare senza offenderlo.
"In Toscana è considerato un cibo consolatorio,” spiegò Danilo con un sorriso di incoraggiamento. "Nella nostra storia, con tanta gente povera in questa città, si usava ogni parte dell'animale. Alcuni cibi sono diventati una prelibatezza tradizionale e hanno resistito nei secoli. Annusa, su.”
Olivia annusò nervosamente e, con sua grande sorpresa, scoprì che l'aroma che emanava quel panino dall'aspetto strano faceva venire l'acquolina in bocca.
Fece un respiro profondo e addentò coraggiosamente il panino, sperando di non vomitare a getto sul pavimento dopo averne sentito il sapore. Sarebbe stato un avvio disastroso per la loro entusiasmante giornata.
Con suo grande sollievo e sorpresa, la carne era gommosa ma deliziosa. Un'esplosione di sapori le invase le papille gustative, un gusto ricco, corposo e diverso da qualsiasi cosa avesse mangiato finora.
Olivia provò a pensare cosa dovesse provare un contadino toscano vissuto centinaia di anni prima, tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro e sentendo l'odore di quella carne che cuoceva lentamente in pentola. Olivia poteva immaginare quanto quel cibo dovesse essere apprezzato per il gusto, oltre che per il ricco contenuto nutrizionale.
Ad ogni modo, era contenta di averlo provato e non fece per niente fatica a finire il panino fino all'ultimo boccone. Capì che Danilo era entusiasta della sua audacia.
"Adesso seguimi. In fondo alla strada c'è la Galleria dell'Accademia.”
Scesa dallo sgabello, Olivia uscì dal minuscolo locale e si mise a camminare accanto a Danilo. Poteva vedere una breve fila di persone che aspettavano davanti a una porta, ma non aveva idea di cosa ci fosse all' interno. La strada era stretta – cosa a cui Olivia stava già facendo l’abitudine, in quella città – e c'era una bandiera che sventolava fuori dall'ingresso.
"È qui che si trovano molte delle sculture più famose di Firenze, tra cui il David di Michelangelo,” disse Danilo.
Olivia trattenne il fiato. Non si sarebbe mai sognata di poter vedere quella statua dal vivo. Si era scordata che si trovava a Firenze.
"Lascia che compri io i biglietti,” si offrì, volendo contribuire al loro giro turistico.
Quando entrarono, rimase di nuovo senza fiato.
Davanti a lei c'era una scena che riconobbe come il Ratto delle Sabine.
"Questa è la Sala del Colosso,” le disse Danilo. "E questo è il modello in gesso della statua originale in marmo, realizzata dal Giambologna. Come sapresti anche tu a memoria se tua zia te l'avesse ripetuto venti volte fino a farti venire voglia di scappare per sempre, fu realizzato come esercizio di scultura. La sfida era formare un gruppo di tre figure vicine partendo da un unico, grande blocco di marmo. Questo è stato il primo esempio nella storia e ha richiesto un'enorme abilità.”
Olivia sarebbe potuta rimanere per ore ad ammirare le figure intrecciate, ipnotizzata dalla poesia del loro movimento, ma c'era molto altro da vedere, nella sala. Dipinti e pale d'altare rinascimentali ricoprivano le pareti, e Olivia si spostava da una all'altra, affascinata dalle storie che quelle opere d'arte raccontavano, e dallo scorcio sui secoli passati che era racchiuso all'interno delle loro stravaganti cornici.
"Il Cassone Adimari è un altro must di questa sala,” disse Danilo, indicando un'opera d'arte riccamente illustrata. "Si tratta di una scena di matrimonio, ambientata nel centro di Firenze, come si può ben vedere, poiché sullo sfondo è visibile il Battistero di San Giovanni Battista. È un'istantanea molto dettagliata della vita del primo Rinascimento, ed è per questo che è così famosa.”
"Gli abiti sono incredibili. I ricami. I cappelli!" esclamò Olivia, osservando da vicino la raffinatezza dei nobiluomini e delle nobildonne raffigurati nella scena.
"Prima di raggiungere la Tribuna, dove si può vedere il David di Michelangelo, attraverseremo la Galleria dei Prigioni. Qui ci sono i famosi Schiavi scolpiti da Michelangelo,” disse Danilo.
Entrando con entusiasmo nella lunga galleria, Olivia osservò con stupore le sculture incompiute. Credeva di capire perché la galleria si chiamasse così, dato che le statue sembravano imprigionate nelle loro basi di marmo. Ammirando le sculture, Olivia rimase colpita dal perfetto senso delle proporzioni dell'artista e dalla bellezza che era riuscito a infondere nel suo lavoro, seppur incompleto.
Naturalmente, il punto forte del tour fu la famosa statua del David, che, a quanto aveva appreso, era stata originariamente esposta all'aperto, salvo poi essere spostata all'interno nel 1873 per proteggerla da eventuali danni e dagli agenti atmosferici. Anche se l'aveva vista più volte in foto, ammirare quella statua immacolata alta cinque metri dal vivo, e poterci girare intorno e vederla da diverse angolazioni, completava al massimo l'esperienza di Olivia.
Avrebbe potuto dedicare un'intera giornata all'esplorazione di quel luogo incantato, ma Danilo la avvertì che, se voleva raggiungere le altre mete, era giunto il momento di lasciare la Galleria dell'Accademia.
"Dobbiamo fare un'altra fermata, prima di raggiungere Ponte Vecchio, perché c'è un altro museo che penso ti piacerà,” disse Danilo.
Uscendo dalla galleria, Olivia si avviò con energia. Danilo aveva ragione: quella città era fatta per essere esplorata a piedi. E i piedi si rivelarono essere il tema della loro prossima destinazione.
Scoppiò a ridere stupita, quando raggiunse l'ingresso del Museo Salvatore Ferragamo, dedicato alla storia delle scarpe e della moda.
"Solo in Italia,” esclamò sorridendo.
Apprese con stupore che il leggendario Salvatore Ferragamo, nato in una famiglia numerosa e povera, aveva realizzato il suo primo paio di scarpe per la sorella a soli nove anni e aveva aperto un negozio di scarpe all'età di tredici. Dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, dove rimase per più di un decennio e divenne noto come "Calzolaio delle stelle,” tornò a Firenze e iniziò a creare scarpe per le donne più ricche e potenti del mondo.
L'interno era ancora più accattivante di quanto si aspettasse. Con un occhio di riguardo all'ambientalismo e alla sostenibilità, le calzature storiche esposte erano estremamente interessanti e comprendevano modelli di scarpe create e possedute da Ferragamo dal 1920 al 1960, così come scarpe dagli anni Sessanta ad oggi.
Ciò che più colpì Olivia fu il fatto che, nonostante la sua fama, Ferragamo non era soddisfatto di produrre scarpe belle da vedere ma strazianti da indossare. Di conseguenza, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, aveva seguito un corso universitario di anatomia. Osservando le splendide scarpe in mostra realizzate su misura per Marilyn Monroe, Greta Garbo e Audrey Hepburn, Olivia si domandò se rientrassero nella categoria "dolorose" o "comode.” Come sapeva fin troppo bene, non si poteva capire solo guardandole.
Dopo essere uscita dal museo, tutto ciò a cui Olivia riusciva a pensare era comprare scarpe, ma fortunatamente per il suo portafoglio, non ne ebbe il tempo, perché Danilo la condusse in un altro vicolo tortuoso e indicò davanti a loro.
"Ponte Vecchio,” disse.
Olivia osservò con stupore. Il pittoresco e panoramico ponte sembrava attraversato da un treno, solo che non era un treno, bensì file di botteghe molto affollate. Sopra un ponte!
"Questo è l'unico ponte rimasto intatto durante la seconda guerra mondiale,” spiegò Danilo.
Camminando sulla passerella ricoperta di pietre, Olivia aveva la sensazione di camminare attraverso la storia. Le file di negozi su entrambi i lati del ponte non lasciavano entrare molta luce, ma le vetrine erano illuminate e scintillanti di tesori e, guardando in alto, vide file di luci sospese lungo la stretta striscia di spazio aperto. Di notte, dovevano trasformare il ponte in una location da favola, pensò.
"I prezzi non sembrano così male,” disse lei, guardando una delicata catenina d'oro che aveva catturato la sua attenzione. "Sono più bassi che negli Stati Uniti. Immagino che si possano trovare questi oggetti più a buon mercato altrove.”
Guardò il cartellino del prezzo corrugando la fronte. Aveva fatto