Il Volto della Rabbia. Блейк Пирс

Il Volto della Rabbia - Блейк Пирс


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fino a una certa altezza, erano rivolte verso quel punto preciso. Era come se fosse stato allestito per un pubblico assente. Il secchio dell’addetto alle pulizie, ancora pieno d’acqua, aveva le ruote bloccate e occupava il centro della scena.

      “Ha detto che la morte è avvenuta ieri sera tardi?” domandò Flynn. “Cosa ci faceva qui la vittima a quell’ora? Capisco che lavorava qui come astronoma, ma non osservava il normale orario di lavoro?”

      “No, qui gli orari possono variare,” rispose lo sceriffo. “La signora Vega stava studiando il percorso di una cometa, monitorandola attraverso i telescopi e prendendo appunti. Sappiamo che aveva completato le sue osservazioni della serata: era tutto scritto nei quaderni sistemati sulla sua scrivania. Uno dei suoi colleghi ce lo ha confermato. Pare che avesse finito e stesse per tornare a casa quando è successo.”

      Zoe era ferma proprio sopra il secchio, osservando tutto. Non c’erano molte prove fisiche su cui lavorare, ma la sua attenzione fu attirata dalle lenti di un proiettore installato in alto. Dalla sua posizione e dall’angolazione alla quale era montato, capì che quest’area sarebbe stata raggiunta dalla proiezione: la luce avrebbe colpito direttamente il volto della vittima, come anche il forte audio surround proveniente dagli altoparlanti sistemati in molteplici punti su tutto il soffitto.

      Aveva senso. Immaginò una donna che percorreva il tragitto verso l’uscita, seguendo una linea retta che partiva dagli uffici. Stava andando a casa. Poi il proiettore si era acceso, offuscandole i sensi e rendendola cieca e sorda per un istante. In seguito, l’assassino le aveva messo la testa nel secchio, tenendola ferma per affogarla. Non era una storia difficile da capire.

      Ma non le diceva comunque abbastanza. Non ancora. Non riusciva a capire l’altezza dell’assassino da questa scena, perché lui si era limitato a colpire la vittima e metterle la testa nel secchio per portare a termine l’omicidio. Poteva soltanto stimare la forza necessaria per tenere giù un essere umano adulto intento a lottare per la propria vita. Non era un’impresa facile. L’assassino doveva essere abbastanza robusto per riuscirci.

      Zoe non capiva nemmeno se il colpevole fosse stato un uomo o una donna, sebbene a dire il vero un crimine violento indicasse quasi sempre un colpevole di sesso maschile. E lei era incline a propendere per un uomo, semplicemente perché le statistiche dicevano quello.

      Ma la scena del crimine non le stava fornendo nessun altro indizio.

      Zoe distolse lo sguardo dal secchio e tornò dallo sceriffo, lasciando che Flynn facesse le proprie osservazioni. “Siete riusciti a trovare qualche prova fisica?” domandò.

      “A parte il cadavere?” Lo sceriffo Petrovski le rivolse uno sguardo ironico. “No. Nessuna impronta, niente di niente. Sembra che l’assassino abbia ripulito tutta la scena. O forse indossava dei guanti. Difficile a dirsi, dato che sono stati usati attrezzi per le pulizie. Niente fibre, né capelli; non siamo riusciti a raccogliere nulla. Qui dentro era tutto pulito.”

      “Questo è un bel problema.” sospirò Zoe. Era sempre meglio quando c’erano prove concrete. In quel caso avrebbero potuto semplicemente trovare la persona giusta, prenderne le impronte, chiudere il caso e tornarsene a casa in tempo per la cena. Ma sarebbe stato comunque impossibile: l’ora di cena era passata già da un pezzo.

      “Beh,” disse Flynn, rimettendosi in piedi dalla posizione accovacciata che gli aveva permesso di esaminare più da vicino il secchio. “Credo che la faccenda sia piuttosto chiara.”

      “Ah sì?” disse Zoe; il suo tono era ironico.

      Flynn si pulì le mani, dirigendosi verso la porta per unirsi a loro. “È un pazzoide qualsiasi in cerca di opportunità per commettere un crimine. Deve aver avuto accesso al planetario in qualche modo, e questo ci aiuterà a restringere le ricerche. Ma è chiaro che sta cercando donne in posti isolati, in modo da mettere le mani su di loro senza essere scoperto né interrotto. Come nel caso della vittima ritrovata vicino al fiume. Chissà, forse anche lui è un escursionista, o magari si tratta di uno del posto che conosce bene la zona. Nessuno era lì per fermarlo, gli è scattato qualcosa e ha deciso di ucciderla.”

      “Molto interessante,” disse Zoe, sempre ironicamente. Non credeva a una singola parola. L’incisione di un simbolo sulla carne era un gesto deliberato: indicava un ragionamento, se non una vera e propria premeditazione. Non era soltanto un pazzo qualsiasi: c’era uno scopo, un messaggio, in questi omicidi.

      Zoe aveva già visto casi del genere prima d’ora. Come aveva detto Maitland, era il motivo per il quale era stata scelta per questo caso.

      “Vorrei vedere i cadaveri,” continuò. “Soprattutto i simboli che vi sono stati incisi sopra. Credo ci sia qualcosa che valga la pena approfondire.”

      Percepì Flynn irrigidirsi dietro di lei, con le linee della sua schiena e delle sue spalle che diventavano più dritte. Non aveva gradito la sua decisione. Non era comunque un problema: non le interessava risultare simpatica al suo partner, ma soltanto catturare un assassino.

      “Ora?” domandò lo sceriffo Petrovski, con un accenno di delusione nella sua voce.

      Zoe annuì. “Sarebbe meglio di sì.”

      Non aveva alcuna intenzione di attendere: non quando c’era un assassino in giro, forse in procinto di colpire di nuovo.

      CAPITOLO SETTE

      L’ufficio del medico legale non era mai l’edificio più accogliente in cui entrare quando si andava in cerca della giustizia, ma in questa fredda sera di novembre era ancora peggio. Zoe rabbrividì leggermente e si strinse un po’ di più nella sua giacca con il logo dell’FBI. Domani, dopo aver avuto il tempo di disfare il suo trolley, avrebbe indossato un cappotto più pesante.

      I due corpi erano distesi su altrettante lastre di metallo nel bel mezzo della stanza, accanto a una terza lastra che però era libera. Era un forte promemoria della posta in gioco e del fatto che quei due cadaveri potevano facilmente diventare tre se non si fossero sbrigati a trovare il colpevole.

      Zoe ignorò il suono della voce di Flynn che parlava al medico legale, un piccolo uomo asiatico con una testa semicalva. Non si aspettava che potesse dirle niente che i numeri non le avessero già detto; aveva visto gli esami tossicologici, le analisi e altri risultati relativi al primo cadavere e sapeva che erano puliti. Sarebbe stato lo stesso per il secondo. Nel referto medico non c’erano tracce che puntassero verso il loro assassino; niente, a parte il suo biglietto da visita.

      Zoe si avvicinò al primo corpo e sollevò il lenzuolo che lo copriva, esaminando il simbolo inciso nella carne. Si sporse per guardare meglio, vedendo tutto: la lunghezza di sette centimetri e sessanta della linea retta superiore, dalla quale scendevano linee di sei centimetri e trentacinque e di sei centimetri e novantanove. Erano entrambe dritte, sebbene non fossero né perpendicolari alla linea superiore né parallele tra loro. C’era una leggera deviazione nell’angolo tra di esse, che era più vicino a cento gradi che a novanta. Forse si trattava del lavoro di una mano approssimativa, incapace di incidere le linee con precisione.

      Zoe si spostò verso il secondo cadavere, quello dell’astronoma. Il simbolo era il medesimo. Lasciò che i numeri le dicessero tutto: un tetto di sette centimetri e sessantadue, due gambe che scendevano a un angolo di cento gradi in direzioni opposte, rispettivamente di sei centimetri e trentacinque e sette centimetri e sessantadue.

      Era la stessa mano. Riuscì a capire senza problemi la direzione del taglio, la forza applicata per crearlo, persino il tipo di attrezzo utilizzato. Combaciava tutto. Entrambi i segni erano stati fatti dalla stessa mano. Non si trattava di una coincidenza, né di un’imitazione e neanche di una sorta di perversa venerazione. Gli omicidi erano stati commessi dallo stesso uomo; un uomo che stava cercando di lasciare un segno… letteralmente.

      Zoe raddrizzò la schiena, sentendola lamentarsi per l’orario e per la lunghezza della sua giornata. Dopo le ultime, orribili settimane, aveva bisogno di riposo. Ma poteva aspettare. Il caso era di gran lunga più importante.

      “Queste incisioni sono state fatte dalla stessa mano,” disse, accorgendosi del fatto che Flynn e il medico legale avevano smesso di parlare. “Ciò significa che possiamo escludere un gruppo di assassini o un qualche genere di setta. Il


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