Fiore di leggende. Anonymous

Fiore di leggende - Anonymous


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prigione ha serrata la cameriera ch'io dissi in certanza che al castello la guardia aveva fatta, onde cavato avia la sua amanza. Con lei a Camellotto fe' tornata; ma 'l primo luogo che lui dismontòe si fu il castello che prima arrivòe.

      103 (107)

      Della Pulzella Gaia era 'l castello, e la dama sua cara cameriera. E quel castello era cotanto bello, dove Galvan cavalcò alla primiera. Grande allegrezza fu fatta per ello e la Pulzella, la qual scampata era. Sí grande fue l'allegrezza e lo canto, che mai non si potria dire cotanto.

      104 (108)

      Messer Galvan si ritornò alla corte, con seco lui menando la Pulzella. Gran allegrezza fêr le genti accorte, quando sí inteson cotale novella. Tutti li cavalier sí preson forte ad armeggiar per la cittade in quella. Piú dí duròne ivi la gran festa: al vostro onor compiuta ho questa inchiesta.

       Indice

      LIOMBRUNO

      CANTARE PRIMO

       Indice

      1

      Onnipotente Dio che nel ciel stai, Padre celeste, Salvator beato, che tutt'il mondo con tua man fatt'hai, e regge il tuo saper in ogni lato, e re di ciascun re chiamar ti fai, tanto favor da te mi sia donato che possa dire un bel cantar per rima ch'a ciascun piaccia, dal piede alla cima.

      2

      Signori, intendo che per povertade molti nel mondo son mal arrivati, hanno perduto la lor libertade, la povertá sí forte gli ha cacciati; ed io vi conterò con veritade d'un pover'uomo gli anni mal menati, come per povertá venne in periglio, convenne dar al diavolo un suo figlio.

      3

      Il pover'uom si era pescatore, ed ogni giorno n'andava a pescare, per sua disavventura a tutte l'ore, che poco pesce gli venía pigliare. Terra né vigna non avea di fuore; ben tre figliuoli aveva a nutricare. La donna sua, fresca come rosa, viveva del pescar, non d'altra cosa.

      4

      Una mattina il buon uom si levòe, con la barchetta a pescar ne fu andato, niente di pesce il giorno non pigliòe, onde l'uom si fu forte corrucciato. A un'isoletta del mare arrivòe e quivi un grande diavolo ha trovato. E' sí gli disse:—Che mi vuo' tu dare, se ti dono del pesce da mangiare?—

      5

      Ed ei rispose:—Da poi che tu puoi, a me comanda ciò che posso fare.— Parlò il demonio co' sembianti suoi e sí gli disse:—Se mi vuoi menare su l'isoletta un de' figliuoli tuoi, e mi prometti di non m'ingannare, io ti darò del pesce per ristoro, moneta assai e con argento ed oro.—

      6

      E quel buon uomo n'ebbe gran dolore; per povertá convien che lo prometta. Cosí gli disse:—Io ti darò il minore e menerollo su questa isoletta.— E 'l mal diavol non fece altro romore; pigliò del pesce ed empiè la barchetta, moneta gli die' assai, se lo portasse, e disse:—Io t'annegherei, se m'ingannasse!

      7

      E quel buon uomo gli rispose ardito: —E' certamente non t'inganneròe— e poi inverso casa ne fu gito; con tutto il pesce assai dinar portòe e di buon vestimenti fu vestito. La madre ed i figliuo' ben addobòe, di vettovaglia la casa ha fornita; ma del figliuol aveva gran ferita.

      8

      E poi chiamò il suo figliuol minore nella barchetta e con seco il menòe; dentro del cuor n'aveva gran dolore, e, navigando, a l'isola arrivòe, della barchetta si lo trasse fuore, dicendo:—Aspetta sin ch'io torneròe.— Cosí lasciò il figliuol con tale inganno, che non avea passato l'ottavo anno.

      9

      Quel buon uomo di quivi fu partito, ché del figliuol non vuol veder la morte. Il grande diavol quivi parse, ardito, e via lo vuol portar per cotal sorte. E quel fanciullo forte fu smarrito, ché non avea nessuno che 'l conforte; ma per virtú di Cristo si facia il segno della croce, e quel fuggia.

      10

      Rimase quel fanciul con gran paura, solo soletto su quella isoletta. Guarda e vi vide sopra nell'altura una donna, ch'è in forma di donzella, e un'aquila pareva in sua figura. Ed al fanciullo se ne venne quella e sí gli disse:—Non ti dubitare, ché di questa isoletta ti vo' trare.—

      11

      Disse il fanciullo:—Non mi vo' partire, perché mio padre qui debbo aspettare.— L'aquila allora sí gli prese a dire: —Dov'è tuo padre, ti vuo' ben portare.— E prese quel fanciul, senza mentire, sopra nell'aria cominciò a volare, e tanto in alto l'aquila il portòe, sí che e' capegli al fanciullo abbruciòe.

      12

      Poi gli mostrò il paese soprano e 'l suo castello, ch'era in lunghe parte: quattrocento giornate era lontano e piú ancor, fanno menzion le carte. Quell'aquila con quel fanciullo altano in una notte sí v'andò per arte, che la sera dall'isola il traeva, e la mattina al suo castel giungeva.

      13

      E poscia in una sala molto bella: —Ora m'aspetta fin ch'io torno—disse; entròe in zambra e diventò donzella, pareva che del paradiso uscisse, che riluceva piú che non fa stella; assimigliava il sol che in ciel venisse! Era vestita di molti bei panni e non avea passato ancor diec'anni.

      14

      Questa fanciulla, la quale io vi dico, sí si chiamava madonna Aquilina, che scampò quel fanciullo del nimico, quando lá il trasse, fuor dalla marina. Andò da lui e disse:—Bello amico, Iddio ti doni la bella mattina! Io son colei che sí alto ti portai, quando da quel diavolo ti scampai.—

      15

      E quel fanciullo con buon argomento cortesemente assai la ringraziòe, e dissegli:—Madonna, io son contento, e vostro servitor sempre saròe.— Ella rispose:—Non ti dar spavento, ché ancora piú contento ti faròe.— Ella aveva dieci anni ed egli sette e vergin piú d'otto anni ancora stette.

      16

      Infra quel tempo lo misse a studiare con un maestro, e da lui bene imprese, ed imparò a scrivere ed a giostrare, e venne in arme prodo uom palese. Ai suoi colpi niun potea durare, e ben dicea ciascun di quel paese: —Quest'è figliuol di conte e di barone!— tanto era adatto e di bella fazzione.

      17

      Quando cresciuti furono in etade, egli pareva un giglio, ella una rosa, e quella donna piena di beltade disse:—Il mio cuore non ará mai posa, se non adempio la mia voluntade: piacciati al tutto che io sia tua sposa: poiché allevato t'ho, donzel gradito, ora ti piaccia d'esser mio marito.—

      18

      E quel fanciullo con buona dottrina cosí cortesemente ebbe parlato, e sí gli disse:—Madonna Aquilina, con gran fatica m'avete allevato. Voi mi campaste fuor della marina; ciò che a voi piace sono apparecchiato.— Ed il suo nome disse a ciascheduno; la gente sí lo chiama Leombruno.

      19

      Egli sposò la donna in cotal sorte, ella sua sposa ed ei per suo marito. Il suo castello gli era tanto forte, di ciò che bisognava era fornito, fino nell'aria aveva ben due porte fatte per arte, e molto ben guernito. Persona alcuna entrar non vi potea, se madonna Aquilina non volea.

      20

      Liombruno sapea l'incantamento, a suo diletto n'usciva ed entrava e spesso vi facea torniamento di belle giostre al tutto s'approvava. E quella donna, piena di contento, di giorno in giorno sempre piú l'amava, perch'era bello e pien di leggiadria, sí che la donna gran ben gli volia.

      21

      Standosi un giorno tutto nequitoso, la bella donna sí gli ebbe parlato, e sí gli disse:—Viso mio amoroso, perché mi sta' tu tanto corrucciato?— A lei rispose


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