Insieme Per Trinity. Bella Settarra
che non è stata colpa mia,” sbuffò Frank scherzosamente.
“Cosa? Stai per caso dando la colpa a quel povero cavallo?”
Cordell si voltò in tempo per vedere la falsa espressione di shock sul viso di Jarrod mentre l'amico si metteva le mani sulle guance.
Trinity ridacchiò. Fu un suono lieve ma era senza ombra di dubbio divertita.
“Non è quello che ho detto, e lo sai,” protestò Frank con un ghigno. Era chiaramente abituato alle prese in giro di Jarrod.
“A me sembrava proprio di sì. Tu cosa ne pensi, Trinity?” le domandò Jarrod, coinvolgendola nella conversazione.
“Non voglio immischiarmi,” rispose lei. “Io non c'ero.”
“Nessuno di noi c'era,” le spiegò Cordell, continuando a guardarla dallo specchietto. “In effetti, abbiamo i nostri sospetti che non ci fosse neppure un cavallo. Pensiamo che tuo zio Frank abbia bevuto un po' troppo del suo vino ai fiori di sambuco e sia semplicemente inciampato nei propri piedi.”
Jarrod scoppiò a ridere e Cordell fu contento di vedere anche Trinity ridacchiare. Il suo viso sembrava un po' più rilassato, adesso, ed era ancora più bella di prima.
“Sono solo stupidaggini, e lo sai bene,” protestò Frank, scuotendo la testa. Era sulla settantina, andava in giro sempre ben vestito e aveva un'aria autoritaria. Per fortuna aveva anche uno spiccato senso dell'umorismo.
“Dai, Frank, lo sai che i ragazzi ti stanno prendendo in giro,” lo calmò Sylvia con un sorriso. Poi si rivolse a Trinity. “Fanno sempre così, tesoro. Ti ci abituerai presto.”
Trinity sorrise, e Cordell notò che lo stava guardando attraverso lo specchietto retrovisore, poi arrossì e si voltò velocemente, capendo che era stata beccata. Cordell sorrise. Trinity era difficile da capire, i capelli e le unghie rosa davano l'impressione di una ragazza che trasudava sicurezza, anche se in quel momento non ne dimostrava affatto. Sperava che passare un po' di tempo a Cavern County l'avrebbe aiutata a riprendersi dallo shock che aveva avuto e tornare alla normalità, qualunque essa fosse.
“Eccoci arrivati,” disse Frank, quando Cordell fermò l'auto davanti alla grande casa dei coniugi. “Andiamo dentro, signorina. Devi essere sfinita.”
“No, sto bene zio Frank, davvero. Ho dormito sul treno,” rispose Trinity.
Jarrod aveva già aperto la portiera dell'auto per aiutare Sylvia e Trinity a scendere, così Cordell si diresse verso la casa, dove Frank stava aprendo la porta.
“Non mi piace per niente,” sussurrò l'uomo più anziano. “So che ha appena perso la propria casa, ma deve esserci dell'altro. Era così vivace e frizzante. Diavolo, è stato difficile farla smettere di parlare, l'ultima volta che è stata qui. Scoprirò cosa le è successo anche a costo di morire nell'impresa.” Il suo viso si irrigidì mentre parlava.
Cordell si accigliò ma, notando che le due donne li avevano quasi raggiunti, non disse nulla.
“Preparo il caffè,” disse Frank mentre entravano. Era una bella casa, con i soffitti alti e le stanze molto spaziose.
“Lascia che ti mostri camera tua,” disse Sylvia a Trinity con un sorriso. La condusse su per le scale mentre i tre uomini si dirigevano in cucina.
“Dove la tenevi nascosta?” chiese Jarrod, sedendosi sul bancone. Mentre dondolava le gambe a penzoloni, si arrotolò le maniche della camicia bianca di cotone, mettendo in mostra le braccia muscolose.
“Ve l'ho già detto. Vive in Nebraska,” rispose Frank burbero. “Quando era piccola veniva qui per le vacanze, ma da quando ha iniziato a lavorare l'abbiamo vista a malapena.”
“Di certo è diventata una donna meravigliosa,” osservò Jarrod.
Cordell si aspettava che Frank lo rimproverasse, invece l'uomo si accigliò, pensieroso. “Hai ragione.”
“Ma ha un fidanzato, giusto? Ho notato che indossa un anello con un cuore.”
Cordell fissò intensamente Jarrod, ricordando quello che Frank aveva detto loro prima che Trinity arrivasse. “Ecco, lascia che ti aiuti.” Prese le tazze dalla credenza e indicò uno sgabello dove Frank si lasciò cadere con un sospiro.
“Quell'anello era di sua madre. Probabilmente è l'unica cosa che le resta di lei.” Strinse le labbra. “Aveva un fidanzato, però. Presumo che stiano ancora insieme.”
“Allora dove diavolo è?” sbottò Jarrod furioso. “Dovrebbe essere con lei in questo momento, non lasciarla sola ad affrontare tutto questo. Che razza di uomo è?”
Frank scosse la testa. “Non l'ho mai incontrato.”
“Forse è una parte del problema,” commentò Cordell. “Penso che dovremmo procedere con cautela per un po', almeno fino a quando non conosceremo meglio la situazione.” Lanciò a Jarrod uno sguardo che diceva: spero che tu abbia recepito il messaggio, prima di riprendere a preparare il caffè.
Poteva sentire Jarrod fissargli la nuca e sapeva che il suo amico aveva ricevuto il messaggio forte e chiaro, anche se Cordell sapeva che non sarebbe stato troppo felice di obbedire. Nonostante fosse uno dei più grandi donnaioli di Cavern County, Jarrod aveva un cuore d'oro. Cordell riusciva a vedere quanto gli piacesse Trinity – a chi non sarebbe piaciuta? – ma entrambi sapevano di dover procedere con calma per non turbarla. L'aspetto sbalorditivo di Jarrod non mancava mai di far cadere le donne ai suoi piedi, tuttavia, nel caso di Trinity, quella era l'ultima cosa che le serviva. La poveretta sembrava già abbastanza debole.
Aveva notato che Jarrod aveva ascoltato attentamente Frank quando gli aveva detto che avrebbe avuto bisogno di una mano, quel giorno, e aveva immaginato che l'uomo non si riferisse solo all'aiuto fisico. Il pover'uomo era impallidito quando aveva spiegato loro che sua nipote aveva da poco perso la propria casa per colpa di un tubo del gas esploso proprio fuori dal suo condominio. La sorella di Sylvia, la madre di Trinity, era morta qualche anno prima e il padre non si faceva vedere da un bel po'. Frank e Sylvia erano molto preoccupati per la nipote e avevano insistito affinché stesse da loro per un po' di tempo. Erano determinati a prendersi cura di lei, che lo volesse o no. Era abbastanza indipendente, a quanto pareva, quindi era stata un po' reticente ad accettare la loro proposta.
Era difficile immaginare Trinity come autosufficiente e capace di adattarsi a tutto. Il suo viso era sottile e pallido, e la sua figura minuta la faceva sembrare fragile e debole. Indossava un paio di jeans e una maglietta bianca, mentre ai piedi calzava delle Converse. Se non fosse stato per i capelli rosa, avrebbe tranquillamente potuto mimetizzarsi nella folla. Tuttavia, la sua passione per il rosa acceso gli fece pensare che in Trinity Ellis ci fosse più di quanto suggerisse il suo aspetto fisico.
Mentre la caffettiera gorgogliava, Cordell si voltò per guardare Frank, che sembrava perso nei propri pensieri, mentre stava seduto al bancone fissando il vuoto. “Quanto tempo resterà qui?” chiese.
Frank sussultò, come se fosse appena stato trascinato fuori da un luogo lontano mille miglia. “Fino a quando riusciamo a farla restare,” mormorò, a bassa voce.
Jarrod si accigliò. “Hai detto che lavora da casa. Ha qualcosa per cui dovrebbe tornare in Nebraska?”
“Non lo so. Suppongo dipenda da questo suo fidanzato,” replicò Frank. “Se è una cosa seria, potrebbe voler tornare da lui il prima possibile.” Strinse le labbra, pensieroso. “Dipende da come si sentirà stando lontana da lui.”
Cordell sentì un sussulto allo stomaco al pensiero che il suo ragazzo l'avesse abbandonata in un momento come quello. “Non può essere un granché se non sta con lei quando ha bisogno di lui,” mormorò.
“Non è forse vero?” intervenne Jarrod con un sogghigno.
“Andiamo, ragazzi. Non conosciamo l'intera storia. Non saltiamo subito alle conclusioni, va bene? Potrebbe avere una valida ragione per non essere qui con lei.” Frank sollevò una mano per calmarli mentre si alzava.
“Non