Insieme Per Trinity. Bella Settarra

Insieme Per Trinity - Bella Settarra


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      “Beh, ora faremmo meglio ad andare, comunque.” Cordell si alzò, fissando intensamente Jarrod.

      “Sì. Vi lasceremo mangiare qualcosa,” concordò quest'ultimo, alzandosi per andarsene. “È stato un piacere conoscerti, Trinity. Spero di vederti, magari domani?” La scrutò interrogativamente mentre si avvicinava e le tendeva la mano.

      La ragazza fece un respiro profondo, godendosi il suo profumo mentre stavano l'uno di fronte all'altra. “Probabilmente.” Annuì mentre si stringevano la mano, poi si voltò per prendere anche quella di Cordell. Cordell era decisamente un gran lavoratore, a giudicare dalla ruvidità del suo palmo. La sua colonia era anche più intensa di quella di Jarrod.

      “Ci vediamo fuori, ragazzi.” Lo zio Frank si alzò.

      Trinity vide zia Sylvia studiarla attentamente quando rimasero da sole in cucina. “Tutto bene, tesoro? Non ti hanno turbata, vero?”

      Trinity si accigliò. “No, certo che no. Ma spero che non abbiano pensato che fossi scortese a non accettare il loro invito.”

      Zia Sylvia ridacchiò. “Sono sicura che non lo pensano, tesoro. Sono due bravi ragazzi. Non lo fanno con cattiveria, ma temo che non siano le persone più discrete del mondo.” La donna era famosa per vedere sempre la parte migliore delle persone.

      “Allora, come mai li conoscete?” Trinity si alzò e mise i piatti nella lavastoviglie, mentre zia Sylvia iniziava a preparare la cena.

      “Lavorano al ranch dei Fielding,” replicò sua zia, chiudendo lo sportello del forno. “Ben Fielding dice che sono una vera manna dal cielo. Jarrod addestra i cavalli ed è bravissimo a farlo, a detta di tutti. Ben e Aiden sono fortunati ad averlo. Cordell ha assunto il ruolo di caposquadra quando Jeremy è partito per stare con la sua ragazza al nord. Se ne sono andati da un anno, ormai.”

      Trinity si mordicchiò le labbra, pensierosa. “Allora, cosa ci facevano qui?”

      Zia Sylvia le lanciò un'occhiata sorpresa. “Sono nostri amici. Ci danno una mano.”

      Trinity studiò la grande cucina. Aveva sempre amato quella casa. I suoi zii erano piuttosto ricchi, dato che avevano svolto dei buoni lavori prima di andare in pensione.

      La casa era lontana dalla strada principale: era situata alla fine di un lungo viale e aveva molti terreni tutt'intorno. Ricordò come zia Sylvia amasse il giardinaggio e passasse ore a curare i fiori mentre Trinity giocava sull'altalena che lo zio Frank aveva ricavato da una corda appesa a un ramo del grande albero in giardino. Spesso lo zio le aveva promesso di comprarle una nuova altalena, e anche una struttura per arrampicarsi su cui giocare quando andava a trovarli, ma Trinity aveva insistito sul fatto che preferiva arrampicarsi sugli alberi e giocare sulla sua altalena "speciale". Inoltre, non era stata in grado di sopportare il pensiero di ingombrare il giardino immacolato di zia Sylvia con pezzi di metallo che sarebbero sicuramente arrugginiti.

      “Hai bisogno di aiuto?” chiese Trinity quando ebbe finito di pulire il bancone e sistemare gli sgabelli.

      “No, tesoro. È tutto pronto per essere infornato. Perché non vai a riposarti un po'? Devi essere stanca.”

      “Ho pensato di fare una passeggiata in giardino, se non hai bisogno di me.”

      “Vuoi che mi unisca a te? Posso andare a mettermi delle scarpe più comode e…”

      “No, riposati un po', zia Sylvia. Faccio solo due passi.”

      Zia Sylvia sorrise e Trinity uscì dalla porta sul retro.

      Sentì dei borbottii provenire dalla parte anteriore della casa e si rese conto che suo zio stava ancora chiacchierando con i due cowboy.

      Mentre vagava per il giardino, si meravigliò di come tutto fosse stato tenuto in ordine. Zia Sylvia chiaramente non aveva perso il suo tocco. Il prato ben curato e le siepi ordinate la riportarono ai tempi in cui lei e sua madre andavano a visitare i suoi zii. Sua madre e zia Sylvia passavano le lunghe giornate di sole oziando sui lettini mentre lei correva con i suoi amici immaginari e costruiva nidi segreti tra i cespugli. D'istinto, giocherellò con il piccolo anello d'oro a forma di cuore che indossava sempre.

      Con sua grande vergogna, si rese conto che non era più tornata lì da quando sua madre era morta. Zia Sylvia e zio Frank erano stati contattati dall'ospedale nello stesso momento in cui Trinity era stata chiamata per essere informata che sua madre era stata ricoverata. Si rimproverava ancora di essere stata all'università invece che a casa a prendersi cura di lei. Ma la mamma non era sembrata affatto malata. La malattia all'epoca era in remissione e tutti si aspettavano che stesse bene. Non avevano motivo di sospettare che il cancro al seno sarebbe improvvisamente tornato e avrebbe attaccato il suo corpo in modo così violento. Quando i medici si erano resi conto di cosa si trattava, quel male terribile era già divenuto incurabile. La mamma era morta tra le sue braccia con zia Sylvia e zio Frank seduti al capezzale.

      Sarebbe sempre stata grata agli zii per il modo in cui si erano assunti la gestione degli affari di sua mamma. Non appena le era stato diagnosticato un cancro per la prima volta, la mamma aveva scritto il testamento e aveva messo da parte i soldi per il suo funerale, per ogni evenienza. Ne avevano persino riso quando si era ripresa, scherzando su come quei soldi "sarebbero comunque stati utili, un giorno".

      Dopo il funerale, zia Sylvia aveva insistito per aiutare Trinity mentre la ragazza cercava di tornare in sé. Per fortuna era già abbastanza avanti negli studi, e prendersi una breve pausa per assimilare il lutto non aveva influito affatto sui suoi voti. La mamma era stata così orgogliosa del suo ingresso al college che Trinity riteneva obbligatorio finire gli esami e laurearsi. Glielo doveva. Il giorno della laurea, zio Frank e zia Sylvia erano stati lì per sostenerla, assicurandole che anche sua madre l'aveva osservata ed era orgogliosa di lei.

      Mentre faceva scorrere la mano sui lillà profumati che sbocciavano sul vecchio albero, si ricordò di quanto piacesse quel posto a sua madre. Si vergognava di non essere tornata più spesso nei due anni successivi alla sua morte. I suoi zii non stavano diventando più giovani, e avrebbero potuto aver bisogno del suo aiuto, quell'aiuto che la famiglia dovrebbe sempre dare. Le bruciava il fatto che si affidassero ai loro vicini perché lei era a migliaia di chilometri di distanza, nel Nebraska.

      Due splendidi volti le balenarono davanti agli occhi e Trinity imprecò contro se stessa per essere rimasta così colpita da loro. C'erano stati alcuni momenti, in cucina, in cui aveva davvero provato qualcosa nei confronti dei due cowboy. Attrazione? Affetto? Qualunque cosa fosse, doveva sparire. Kevin era stato seppellito solo un paio di settimane prima, e di sicuro adesso Trinity non cercava nessun tipo di relazione… e forse non l'avrebbe mai più cercata.

      Capitolo Tre

      Zia Sylvia chiamò un taxi per farsi portare con Trinity ad Almondine la mattina successiva.

      “Tua zia non vedeva l'ora di passare un po' di tempo tra donne,” annunciò lo zio Frank mentre Trinity si sedeva per fare colazione. “Proprio non capisco perché a voi ragazze piaccia tanto lo shopping,” la prese in giro con un sorriso. “Hai dormito bene, dolcezza?”

      “Sì, grazie, zio Frank.” Trinity sorrise. “Mi ero quasi dimenticata quanto fosse tranquillo e silenzioso questo posto. Potrei abituarmi.” Era rimasta sorpresa di quanto bene avesse dormito. Era la prima volta dall'incidente, avvenuto due mesi prima, che non passava la notte a rigirarsi tra le coperte. La stanzetta in cui aveva alloggiato al Fucsia Falls Hotel, nel Nebraska, era caldissima e il letto era il più scomodo sulla faccia della terra.

      Lo zio Frank annuì. “Bene. Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi.”

      “Dovrò tornare in Nebraska, prima o poi,” rispose Trinity, dando un morso a un croissant. “Uhm, questi sono buonissimi.”

      “Pensavo che lavorassi come freelance?” Zia Sylvia si accigliò. “Non puoi lavorare da qualsiasi luogo? Voglio dire, non so molto di queste cose, ma non fai tutto sul computer in questi giorni? Di sicuro, non devi essere per forza in Nebraska, no?”

      “Penso che tua zia


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