Insieme Per Trinity. Bella Settarra
immaginare di perdere tutto ciò che possiedi in quel modo,” disse Jarrod. “Voglio dire, tutte le tue cose personali: fotografie, ricordi della tua infanzia…”
“Anche i ricordi dei suoi genitori, immagino,” aggiunse Cordell, pensieroso.
“E il lavoro? Frank non ha detto che lavora da casa?”
Cordell non ci aveva pensato. “È una specie di artista… una illustratrice o qualcosa del genere. Cazzo, potrebbe aver perso qualcosa di importante.”
“Credo che la maggior parte l'abbia fatta in digitale,” commentò Jarrod, infilandosi in bocca l'ultima patatina. “Spero che abbia copiato tutto su qualche memoria esterna.”
Cordell annuì. Non riusciva a finire l'hamburger. Il suo stomaco era sottosopra. Trinity appariva fin troppo carina con i capelli rosa da Barbie e la borsa giallo canarino. La sua immagine era sicuramente in contrasto con l'atteggiamento malinconico, e, pur non conoscendola, sapeva che di solito era molto più vivace di quanto apparisse. Frank gli aveva detto che era la gioia fatta persona, la vita e l'anima della festa. Beh, prima che accadesse tutto quanto. Non era giusto che un simile disastro fosse accaduto a una ragazza come lei. Sperava che quelle buste contenessero dei vestiti dai colori vivaci e allegri. La semplice t-shirt e i jeans che indossava quel giorno non sembravano affatto rispecchiare il suo stile.
“Tutto bene, amico?” Jarrod si accigliò davanti all'hamburger mezzo mangiato di Cordell.
“Sì, ma non ho molta fame.”
“Sei sicuro che non abbia qualcosa a che fare con una certa ragazza dai capelli rosa seduta laggiù?”
Cordell sospirò. “Forse. Comunque, non so te, ma io ho un sacco di lavoro da sbrigare questo pomeriggio, quindi immagino sia ora di darsi una mossa.”
“Va bene, oggi offro io.” Jarrod prese lo scontrino dal tavolo e si avvicinò al bancone per pagare.
Cordell si mosse per seguirlo e fu sorpreso di sentirsi chiamare.
“Cordell, qui!” Sylvia lo stava salutando dal suo tavolo.
Cordell aveva volutamente evitato di guardare in quella direzione, ma ora si voltò verso le due donne. “Sylvia, Trinity, ciao.” Sorrise, camminando lentamente verso di loro. “Com'è andato lo shopping?” Guardò le loro borse.
“È stato divertente, vero?” rispose Sylvia, annuendo in direzione di Trinity. “Penso che ci siamo stancate, però.”
“Volete tornare a casa? Abbiamo il pick-up e…”
“Oh, no, va bene, grazie. Ho pensato di mostrare Almondine a Trinity e poi di prendere un taxi per tornare a Pelican's Heath, dove incontreremo Frank. È appena andato a trovare Matt Shearer al loro ranch. Non c'è fretta.”
“Siete sicure?”
“Sì, caro. Grazie comunque.”
Notò che anche Trinity annuiva, ma non parlava. Era bellissima, nonostante avesse il viso arrossato e gli occhi gonfi. Cordell dovette combattere l'impulso di abbracciarla.
“Incontreremo Frank a Pelican's Heath,” continuò Sylvia. “Voleva sapere se voi ragazzi potete passare più tardi. Non è urgente se siete occupati, ovviamente.”
“No, per niente,” la rassicurò Cordell.
“Grazie. Ha inscatolato alcuni vecchi libri che vorrebbe conservare. Sta facendo spazio nello studio per Trinity, quindi ha bisogno di togliere un po' di cose. Sono troppo pesanti da sollevare per noi vecchietti.”
Cordell inarcò le sopracciglia. “Vi daremo una mano noi.”
“Sembra che mi abbiano offerto volontario per qualcosa, qui,” disse la voce di Jarrod alle sue spalle.
“Ciao, Jarrod. Stavo giusto chiedendo se a voi ragazzi dispiacerebbe spostare dei vecchi libri più tardi. Frank sta mettendo un po' in ordine.” Sylvia sorrise.
“Sul serio?” Jarrod rimase a bocca aperta. “Si sente bene?”
Sylvia fece una smorfia scherzosa. “Lui sta bene. Vuole solo liberare la scrivania dello studio in modo che Trinity possa lavorare lì.”
Jarrod sorrise a Trinity. “Lavorare, eh? Significa che hai intenzione di restare qui per un po', bellezza?”
La voce di Trinity era un po' gracchiante. “Non ho ancora deciso cosa fare,” rispose lentamente, cercando chiaramente di non incrociare il suo sguardo.
“Vuole aspettare ancora un po' prima di decidere. Non possiamo lasciare che si annoi mentre è con noi, non è vero?” disse Sylvia.
“E io che mi stavo già montando la testa sperando che volessi restare qui per noi,” disse Jarrod con una risata, portandosi una mano al petto.
“Verremo dopo cena,” disse Cordell in fretta, notando l'espressione tesa che era apparsa sul viso di Trinity. “Dai, amico, sarà meglio andare.”
Lo trascinò fuori dal locale e poi fino al pick-up.
“Che ti prende?” chiese Jarrod, ovviamente seccato per essere stato spinto via.
“L'hai vista. Quella povera ragazza sembrava sconvolta,” rispose Cordell mentre salivano sul pick-up.
“Non per colpa nostra. In realtà stavo cercando di tirarla un po' su di morale,” protestò Jarrod.
“So benissimo cosa stavi cercando di fare,” disse Cordell, scuotendo la testa. “Tendi a dimenticare quanto bene ti conosco.”
* * * *
Trinity si sentiva un po' meglio mentre aiutava zia Sylvia a portare via i piatti della cena. Aver fatto un bel pianto liberatorio e aver raccontato a qualcuno quello che era successo con Kev sembrava averle fatto bene, anche se lì per lì non ci aveva pensato. Era stata imbarazzata nel vedere Cordell e Jarrod nella caffetteria ed era contenta che non le avessero chiesto come stava. Sapeva che era palese che avesse pianto ed era rimasta sorpresa quando avevano fatto finta di niente. Erano davvero molto gentili ed educati, oltre che belli.
Sentì un piccolo tremito nello stomaco al pensiero che li avrebbe rivisti a breve, e fu contenta di essersi lavata la faccia e di essersi truccata. Non poteva fare a meno di pensare a quanto fossero stupendi e a quanto le piacesse il pensiero di passare altro tempo con loro.
“Perché non ci sediamo un po' in veranda?” Suggerì zia Sylvia quando ebbero finito di ripulire. “È rimasto un po' di quel vino ai fiori di sambuco, vero Frank?”
“Ottima idea. Dovremmo averne ancora un paio di bottiglie.”
Il sole stava cominciando a tramontare e una leggera foschia era scesa sul giardino. Le sedie in ferro battuto circondavano un grande tavolo e i tre si sedettero per godersi la tranquillità di quella serata di fine estate.
“Ricordo l'ultima volta che sono stata qui,” osservò Trinity. “Era altrettanto bello, allora. Spesso immagino di sedermi qui a guardare le rose e i lillà.” Sorrise.
“Tua madre adorava i lillà,” disse zia Sylvia, accennando al grande albero. “Quando eri piccola prendevamo una grande coperta e ci sedevamo all'ombra, passando interi pomeriggi a fare corone di fiori.”
“Me lo ricordo.” Trinity sorrise, desiderando tornare a quei giorni spensierati. “Ti sei presa cura molto bene del giardino, zia. È esattamente come lo ricordo quando penso a questo posto.”
“È molto esigente riguardo al suo giardino,” ridacchiò zio Frank mentre il rumore di un pick-up risuonava dalla parte anteriore della casa. “E adesso lo saranno anche i tuoi giardinieri, immagino.” Senza alzarsi, disse ad alta voce: “Siamo sul retro, ragazzi.”
Trinity si accigliò. “Vuoi dire che non ti occupi del giardino da sola, zia Sylvia?” Aveva sempre immaginato sua zia che si aggirava per il giardino con un cesto appeso al braccio e un paio di forbici in mano.
“Vorrei