Insieme Per Trinity. Bella Settarra
una delle pesanti sedie e vi si sedette a cavalcioni, di fronte a Trinity.
“Ciao, ragazzi.” Zia Sylvia versò altro vino per tutti con un sorriso. “Stavamo solo discutendo del giardino.”
Jarrod fece roteare la spalla, massaggiandola con forza. “Sì, ci vogliono forza e impegno, ma ne vale la pena, no?” Sorrise.
“Jarrod ha avuto un piccolo incidente l'ultima volta che ha tagliato quel lillà,” spiegò Cordell, prendendo la sedia accanto a Trinity.
“Avresti dovuto tenere ferma quella dannata scala.” Jarrod fece un broncio infantile.
“L'ho tenuta finché il mio cellulare non ha iniziato a squillare. Era urgente, quindi ho dovuto rispondere,” protestò Cordell, anche se aveva l'aria un po' imbarazzata. “Pensavo che fossi in equilibrio, lassù.”
“Ero lì a tagliare quel ramo,” continuò Jarrod, indicando l'albero, “quando ho allungato la mano per staccare alcuni fiori morti e… puff, sono caduto a terra. Subito dopo mi sono reso conto che la mia spalla si era quasi rotta in due e che stavo andando in ospedale.” La sua espressione incredula avrebbe fatto ridere Trinity, se solo non fosse stata così infastidita dal fatto che si fossero occupati dell'albero preferito di sua madre.
“Pensavo che di solito ti occupassi tu di quell'albero, zia Sylvia,” disse con un filo di voce, giocherellando con il piccolo anello a forma di cuore che indossava sempre.
La zia sospirò. “L'ho fatto fino a quando non è diventato troppo difficile per me, tesoro,” le spiegò. “Quell'albero è cresciuto davvero tanto. Non posso salire e scendere dalla scala per tenerlo in ordine, al giorno d'oggi. Meno male che questi due ragazzi vengono spesso a dare una mano.”
“Il prato non è così complicato da gestire,” aggiunse lo zio Frank, sorridendo a Trinity. “Quando non avevo questo maledetto gesso riuscivo a tenerlo a bada.” Trinity sapeva che stava cercando di farla sentire un po' meglio.
“Solo perché hai uno di quei trattori tosaerba all'avanguardia,” disse Jarrod. “Noi ci occupiamo solo dei cespugli.” Ridacchiò, chiaramente ignaro di quanto Trinity fosse infelice per la situazione.
La ragazza bevve un sorso di vino dolce. Era così abituata a vedere sua zia e suo zio che si occupavano del giardino da soli che non le era venuto in mente che non potessero più farcela. Sapeva che avrebbe dovuto essere grata che quegli uomini fossero così disponibili e capaci di dare una mano, ma le bruciava perché si sentiva in qualche modo esclusa. Qualsiasi pensiero gentile avesse avuto su di loro diminuì mentre l'irritazione cresceva.
Con la scusa del tubo dell'acqua rotto al pianterreno, del giardinaggio e ora del braccio di zio Frank fuori uso, Trinity non riusciva a fare a meno di chiedersi se i due uomini in realtà non si stessero approfittando dei suoi zii.
Capitolo Cinque
“Non credo che le piacciamo,” gemette Cordell, in piedi nella grande cucina della casa che avevano da poco finito di ristrutturare. Si stava versando un caffè per contrastare gli effetti del vino ai fiori di sambuco fatto da Frank Crowthorne.
“Avanti, amico. Cosa ti ho detto prima sul pensare?” Jarrod gli si avvicinò, i capelli ancora bagnati dalla doccia. Si allungò e prese una tazza dal bancone. “Abbiamo finito di nuovo il latte?”
“Pensavo che il caffè sarebbe stato più utile senza niente,” spiegò Cordell mentre si sedevano attorno al tavolo di quercia.
“Potresti avere ragione,” concesse Jarrod, bevendo un sorso.
“Riguardo al caffè o alla ragazza?” domandò Cordell con una smorfia.
Jarrod si accigliò. “Il caffè. Immagino che tu sia paranoico per quanto riguarda Trinity.”
“Andiamo, l'hai visto anche tu. Non era felice di vederci nella caffetteria, anche se capisco che forse era un po' imbarazzata perché aveva pianto. Sappiamo entrambi come sono le donne. Ma stasera sembrava pronta a ucciderci quando ha scoperto che stiamo aiutando Sylvia con il giardino. E quando siamo andati nello studio? Sembrava mortificata che sapessi tutto sulla prima edizione dei libri di Frank. Non pensavo che fosse un segreto.” Scrollò le spalle.
“Trinity non sa dell'infarto di Frank. Forse ci sono altre cose di cui non è a conoscenza.” Jarrod si accigliò. “Sylvia ha detto che è successo poco dopo la morte di sua madre, quindi glielo hanno tenuto nascosto. Se non le hanno detto neppure quanto sia diventata grave l'artrite di Sylvia, potrebbe stare chiedendosi perché siamo noi ad occuparci del giardino.”
“Forse hai ragione,” concesse Cordell, leccandosi il labbro inferiore come faceva spesso quando pensava oppure era preoccupato.
“Non c'è nessun 'forse' a riguardo.” Jarrod finse indignazione. “Certo che ho ragione. Se chiedi il mio parere, ci sono troppi segreti in quella famiglia. Tenere nascoste troppe cose può solo portare a incomprensioni e litigi. E diavolo se tu lo sai bene.”
Cordell annuì. Era d'accordo. Lui stesso parlava a malapena con la sua famiglia da quando un malinteso sul funerale di suo padre aveva fatto a pezzi il loro legame. Sebbene continuasse a tenersi in contatto con sua madre, i suoi fratelli e sua sorella non gli parlavano da quasi due anni. La zia e i cugini, invece, lo contattavano solo a Natale. “Pensi che Trinity stia nascondendo qualcosa?”
Jarrod strinse le labbra. “Non so. Non ha detto nulla di quello che è successo davanti a noi, ma questo non significa che non ne abbia parlato con Frank e Sylvia.”
Cordell annuì. “Mi chiedo se sia questo il motivo per cui si è arrabbiata, nella caffetteria. Voglio dire, si vedeva che aveva pianto, quindi ci sono buone probabilità che si sia confidata con sua zia.”
“Lo spero proprio,” rispose Jarrod. “Secondo me, quella ragazza è come una molla che tiene tutto dentro e finisce per tendersi sempre di più. Ha bisogno di sfogarsi oppure finirà per esplodere.”
Cordell annuì. Lo pensava anche lui.
* * * *
La settimana successiva passò lentamente. Era la prima volta da quando avevano incontrato la coppia di anziani che Cordell e Jarrod lasciavano passare così tanto tempo senza andare a chiedergli se avessero bisogno di qualcosa, anche se avevano suonato un paio di volte per assicurarsi che stessero tutti bene. Erano rimasti delusi, anche se non sorpresi, quando Frank gli aveva detto che Trinity era troppo impegnato con il lavoro per andare con loro al bar dove il gruppo country avrebbe suonato dal vivo.
“Non possiamo evitarla per sempre, amico,” commentò Jarrod mentre pranzavano insieme dietro alle stalle.
“Lo so. È solo un po' strano.” Cordell sospirò.
“È per questo che hai detto ad Aiden di essere troppo occupato per andare con lui questo pomeriggio?” chiese Jarrod, prima di dare un morso al suo panino.
Cordell fece una smorfia. “Ti ha spifferato tutto, eh?”
“Aveva paura che avessimo avuto una specie di discussione con Frank,” rispose Jarrod con un lieve cipiglio. “E che non volessi andare a casa sua per questo motivo.”
“Come se fosse possibile.”
“Lo so. Ma non puoi biasimarlo per averlo pensato,” continuò Jarrod. “Dopotutto, di solito siamo laggiù quasi ogni giorno a dare una mano con qualcosa.”
“Sì, beh, forse ora hanno Trinity che lo fa al posto nostro,” commentò Cordell, stringendo i denti.
Jarrod fronteggiò il suo migliore amico a testa alta. “Di che diavolo stai parlando? Sai bene che non sarebbe in grado di fare la metà delle cose che facciamo noi per loro. Non solo è una ragazza, ma è anche minuscola.”
“Non farti sentire mentre dici una cosa del genere,” lo ammonì Cordell. “Non hai mai sentito parlare di pari diritti e opportunità?”
“Possono bruciare