Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim
della loro magia fluttuare attorno ai loro corpi. La luce che producevano era brillante, quasi accecante per la sua vista sensibile di mago.
Confidava nel fatto che le streghe fossero in grado di gestire l’incantesimo. Dopo tutto le Alte Sacerdotesse appena incoronate erano di gran lunga le streghe più potenti del Regno di Tehrex e rappresentavano le aggiunte più recenti al Consiglio dell’Alleanza Oscura.
Zander attirò nuovamente l’attenzione di Gerrick mentre quest’ultimo si stava sistemando lo sgian dubh nella guaina intorno alla vita. La presenza di Zander era imponente e non aveva nulla a che fare con il fatto che era il Re. A distinguerlo erano il suo potere intrinseco e la sua sicurezza di sé. Gerrick era circondato dagli uomini più potenti del regno, ma nessuno di loro reggeva il confronto con Zander. Ciò che lo rendeva straordinario era il condividere il proprio potere con chi lo circondava, acquisendo la loro fiducia. “So che è un’area vasta, e sarà impossibile coprire tutte le uscite. Gestiscine più che puoi, ma lascia aperte quelle che conducono all’acqua. Li intrappolerà. L’obiettivo è impedire ai demoni di fuggire, ma prima di tutto non possiamo permettere a quei selvaggi degli Skirm di scappare e attaccare gli umani.
Quando venne aperta la porta di un bar in Yesler Street si udì risuonare la musica nella notte, e diversi umani uscirono barcollando dal locale. Il gruppo di soprannaturali si fece teso; nessuno disse nulla.
“Zander, sarebbe bello se avessi il potere di far evacuare l’area” borbottò Gerrick. Prese un respiro profondo per calmare i nervi, quindi lo raggiunse una zaffata di urina acre misto all’odore del mare. Per poco non diede di stomaco.
“Ci state pensando troppo” disse Mack. “Sono le due di notte e molto probabilmente tutti i presenti sono ubriachi. Sicuramente non ci hanno nemmeno notati. E poi non siamo vicini a una zona residenziale. Riduciamo al minimo il rischio che rappresentano quei bastardi e entriamo”. A Gerrick piaceva la femmina esuberante. Sorrise quando lesse il testo stampato sulla maglietta che indossava: ‘Amo il Mio Succhia-sangue’. Si rivolgeva sempre al proprio Prescelto chiamandolo ‘succhia-sangue’ o ‘sanguisuga’ e indubbiamente era stato Kyran a regalarle quella maglietta.
“Cerca di restarmi accanto, peperino. Non voglio che tu sia convinta di poter affrontare l’intera schiera di Skirm. Ora sei immortale, ma non sei invincibile” le disse Kyran tirandole una ciocca degli ispidi capelli neri. Il Principe Vampiro aveva subito un drastico cambiamento di atteggiamento da quando era rimasto intrappolato nel Reame dei draghi con la sua Prescelta; non era più il Guerriero infelice e distante che era una volta. Gerrick riconosceva che il nuovo Kyran era decisamente un miglioramento.
“Ok, abbiamo finito. Adesso tocca a voi” Pema distrasse Gerrick dai propri pensieri facendogli perdere un battito. Stavano per entrare nella tana di Kadir, e non era mai troppo presto.
“Grazie” Gerrick annuì e controllò che Jace fosse pronto. Quest’ultimo era il guaritore del gruppo, ma anche un combattente fortissimo e lo stregone più potente del Reame; Gerrick era felice di averlo al proprio fianco. I due si guardarono per un momento prima di iniziare a recitare l’incantesimo nella vecchia lingua.
Le luci verdi, blu e viola della magia di Jace e Gerrick si fusero a quelle rosse e rosa delle streghe. Gerrick percorse con la magia l’area di dieci isolati che le streghe avevano delimitato intorno a Pioneer Square, intrecciando i propri incantesimi con i loro. Quando pronunciò l’ultima parola dell’incantesimo si ritrovò a sudare e a respirare a fatica, ma il lampo di luce bianca segnalò che avevano avuto successo.
Gerrick si rivolse a Zander “Abbiamo fatto, Maestà” lo informò. Gli stregoni avevano la capacità di vedere la magia, mentre gli altri soprannaturali potevano solo percepirla. Solo gli stregoni avevano visto il lampo bianco che indicava che l’incantesimo era stato completato.
Zander cambiò atteggiamento; il suo tono autoritario attirò l’attenzione di tutti. “Hayden, tu e i muta-forma aspettate in posizione. Kyran, porta il tuo gruppo dove abbiamo stabilito. Tutti gli altri mi seguano. Sincronizziamoci, ricordatevi che entriamo cinque alla volta. La nostra missione è entrare e salvare le donne e possibilmente sconfiggere gli Arcidemoni”.
"State in allerta” disse Gerrick alle streghe e alle loro compagne, che sarebbero rimaste fuori. “Forse le donne si faranno prendere dal panico e cercheranno di scappare. Dobbiamo essere preparati per il peggiore dei casi”. Rabbrividì al pensiero degli orrori che avevano sofferto per mano dei demoni. Non gli era piaciuto ritardare il salvataggio dopo che Elsie aveva avuto la sua premonizione, ma tutti sapevano che era meglio non ignorare gli avvertimenti di lei, quindi avevano aspettato.
Si sistemò la giacca di pelle nera; rimpianse di non aver scelto un cappotto più pesante poiché faceva freddo a dicembre a Seattle, soprattutto talmente vicino all’oceano. Il cuoio offriva però più protezione contro i coltelli e i denti, quindi tutti erano vestiti di pelle dalla testa ai piedi.
“Cosa facciamo se vengono verso di noi?” Chiese Suvi, serrando le labbra e battendo i tacchi incredibilmente alti sul marciapiede. Per Gerrick era un mistero come la strega fosse riuscita a stare in piedi, figurarsi a correre o combattere; l’interessata non sembrava però affatto turbata dalle scarpe che indossava.
“Contenetele, ma non fate loro del male a meno che non ci sia altra scelta. Jessie è la prova che le femmine non sono stupide come gli Skirm. Siamo qui per aiutarle” rispose Zander dando voce ai pensieri di Gerrick. “D’accordo, andiamo”.
Gerrick si mise in marcia al seguito di Kyran e Mack. Il gruppo si diresse silenziosamente verso una tromba di scale che conduceva alla metropolitana. La zona non era l’ideale per affrontare demoni e Skirm. Stavano andando dove si trovavano i resti dell’incendio di Seattle e Gerrick non aveva dubbi che la zona non fosse affatto stabile, soprattutto per una battaglia.
Gli tornò in mente di com’era Seattle prima del grande incendio del 1889. Le carrozze erano trainate dai cavalli e le strade erano sterrate, inoltre le persone non erano assillate dal pensiero di precipitarsi da un posto all’altro. Era molto diversa dalla città di oggi; allo stesso modo però era lo stile di vita, drasticamente differente senza la tecnologia moderna. A Gerrick piaceva quando era tutto più semplice, ma non voleva rinunciare al cellulare e a Internet. Avere informazioni a portata di click era qualcosa di inestimabile per il loro lavoro.
Il gruppo scese i gradini di cemento usurato e Kyran si fermò in fondo quando Mack gli portò una mano sul braccio. “Non morire, succhia-sangue” mormorò la donna tatuata.
Kyran le rivolse un ampio sorriso e le accarezzò la guancia rosea con un dito. “Non fare niente di stupido come ad esempio affrontare Kadir”. Gerrick guardò Mack sorridere ironicamente e annuire. Era la loro versione di un ‘Ti amo’. Non erano una coppia sdolcinata e Gerrick ne era grato; l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che gli rinfacciassero quello che non avrebbe mai più vissuto.
Gerrick si guardò alle spalle e fece mentalmente l’appello dei presenti. A parte lui, Mack e Kyran, c’erano Rhys e i Guerrieri Oscuri di New Orleans. Rhys era il compagno di pattuglia di Gerrick, e come lui viveva a Zeum con i Guerrieri Oscuri di Seattle. Era il burlone del gruppo che faceva sempre scherzi a tutti, ma Gerrick sapeva che c’era ben altro in lui.
Il suono di uno stridio metallico attirò la sua attenzione; Kyran stava forzando la porta che dava l’accesso all’edificio. Nell’istante in cui si aprì completamente vennero investiti dall’odore di muffa e aria viziata, con accenni del tanfo emesso dai roditori, dalle feci e dall’urina. Nell’avanzare si rese conto che gli scalini di cemento lasciavano il posto a quelli di legno di più recente fattura, dato che le autorità umane sostituivano spesso le sezioni marce del sottosuolo. Gerrick si chiedeva come avessero fatto gli umani a non imbattersi nei demoni prima d’ora. Kadir aveva fatto di tutto per tenere nascosta la sua tana.
Dovettero attraversare in fila indiana la sezione successiva per quanto era angusta. Notò che i mattoni degli edifici si stavano consumando e necessitavano di riparazioni. Superarono diverse attività commerciali irriconoscibili e dovettero scavalcare del legname e altri detriti. Non comprendeva come mai gli umani lasciassero marcire delle opere di architettura come i gabinetti antichi.