Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim
Oscuri di New Orleans, era saltato su un vecchio divano sbiadito e aveva disturbato una famiglia di topi. Gerrick trattenne una risata quando il Guerriero fece lo slalom tra i roditori in fuga.
Era un labirinto, e a volte era difficile aggirarvisi, inoltre le condizioni non erano affatto ideali per combattere. Erano circondati da materiale infiammabile e Gerrick temeva che eliminando gli Skirm avrebbero innescato il prossimo devastante incendio di Seattle. Sfortunatamente non sembrava esserci un altro modo se non quello di impiegare le lame di titanio nella caccia agli Skirm, poiché era il metodo più semplice per ucciderli.
L’odore di zolfo e morte si intensificò, avvisandoli che si stavano avvicinando. Kyran alzò la mano e tutti si fermarono.
“Le donne sono dietro l’angolo in fondo al corridoio” sussurrò Mack.
Gerrick lanciò un incantesimo silenziatore sul gruppo che avanzò dietro l’angolo, rendendosi conto di trovarsi nei pressi delle vecchie saune. Era l’area tenuta meglio, ed era ovvio che qualcuno aveva ripulito la maggior parte delle macerie, convertendo lo spazio in alloggi.
Kyran aprì la porta e si appiattì contro al muro, quindi gli altri emularono il suo gesto. Gerrick trovava ironico il fatto che nove grossi maschi avanzassero aderenti al muro, sicuramente dall’esterno poteva sembrare divertente.
Kyran si rilassò dopo aver fatto capolino dietro l’angolo. Si staccarono quindi dal muro e Gerrick notò che l’attività in cui si trovavano era stata una farmacia, almeno secondo ciò che affermava la scritta rovinata sulla vetrina incrostata di sporcizia. Parecchi muri erano stati abbattuti per creare un unico grande spazio e la stanza era vuota, fatta eccezione per una grande gabbia circolare al centro.
All’improvviso si udì un tonfo, quindi Mack si mise a correre e Kyran imprecò prima di inseguirla. Gli altri furono in movimento un secondo più tardi; all’improvviso però il gruppo si fermò in uno spazio buio, ammuffito e affollato di gabbie molto più piccole rispetto a quella che avevano visto. Le celle erano colme di donne. Per poco Gerrick non diede di stomaco quando lo raggiunse il tanfo. Era un misto di talmente tanti odori da far venire le vertigini: carne in decomposizione, feci, urina e zolfo, nonché tessuto e legno ammuffiti e carbonizzati. Si guardò intorno e vide un mucchio di cadaveri in un angolo in vari stadi di decomposizione, e rabbrividì dalla repulsione. Quei poveri esseri meritavano di meglio che venir gettati via come spazzatura.
Gerrick non ebbe modo di analizzare ulteriormente ciò che li circondava, dato che il gruppo di Zander attaccò i demoni. Riconobbe i segugi infernali da una precedente battaglia a Woodland Park, e cercò di non imprecare. Erano bestie feroci e implacabili nella loro ricerca. Erano presenti anche demoni della furia e demoni snelli, verdi e viscidi. Doveva provare a mettere a tacere la propria rabbia, ma lo spettacolo al proprio cospetto era esasperante. L’ultima cosa che voleva era alimentare il potere dei demoni della furia.
Un cane delle dimensioni di un cavallo e con la bava alla bocca si avventò su di lui prima che potesse reagire, facendolo cadere. Balzò però subito in piedi, impugnò le armi e infierì sul muso del cane. In risposta l’animale emise un latrato e scosse il muso, ma l’attacco fu sufficiente per recidere il tendine di una delle sue zampe anteriori. Sfortunatamente la bestia non venne rallentata dal ritrovarsi su tre zampe. Lo fissò con occhi rossi ardenti, esprimendo chiaramente il desiderio di uccidere.
Gerrick era completamente concentrato sul proprio obiettivo quando effettuò l’offensiva successiva. Imprecò quando non fu abbastanza veloce da evitare i canini del segugio. L’uomo fu grato di non aver indossato vestiti più leggeri quando i denti dell’animale non gli affondarono nella carne.
La mossa successiva consistette nel correre verso al demone e portargli le braccia intorno al collo possente. Diede una testata alla bestia quando questa fece per ribellarsi, e mantenne salda la presa sull’animale. Sollevò l’arma prima di abbassare lo sgian dubh e incidervi la pelle liscia e nera del segugio, mentre questi strinse i canini sulla spalla di Gerrick, facendosi strada lentamente attraverso la pelle.
Il mago fece una smorfia di dolore ma non si arrese e affondò il coltello nel segugio infernale, cercando di colpirlo al cuore. Sentì il cane agitarsi e spostare con sé il Guerriero fino a quando quest’ultimo finì di schiena contro delle sbarre di metallo. Qualche minuto più tardi riuscì a colpire il cuore del segugio infernale, che emise un latrato molto simile al suono prodotto dalle gomme che sbandano sull’asfalto, poi s’immobilizzò. Gerrick traslò la lama un’ultima volta, assicurandosi che la bestia fosse morta. Lo lasciò quindi andare prima di scalciarlo via.
Sobbalzò quando qualcuno gli toccò la spalla ferita. Ansimava ed era senza fiato, quindi si voltò e perse diversi battiti quando vide la femmina nella gabbia. Era completamente nuda. Sul collo e sulla spalla aveva delle spesse cicatrici dovute a evidenti segni di morsi, ed era piena di lividi dalla testa ai piedi. Quant’era sporca. Aveva i capelli arruffati, e forse una volta erano stati ramati, ma era difficile da stabilire. Si soffermò però sui suoi occhi di un verde giada intenso, che per qualche ragione gli erano molto familiari.
Ovviamente avevano trovato le prigioniere, e quella di fronte a sé era un disastro, ma il suo corpo lo eccitava parecchio. Era il momento peggiore in assoluto per provare eccitazione e attrazione sessuale, senza considerare l’aggravante del trauma che quella donna aveva subito. Né il buon senso né la lotta tra la vita e la morte in cui era impegnato gli impedirono di desiderare quella donna oltre la ragione. Non riusciva a pensare lucidamente, era completamente ammaliato.
“Dietro di te!” Esclamò lei, distraendolo.
Shae era sbalordita dal fatto che il Re Vampiro e i suoi Guerrieri Oscuri fossero venuti a salvarle. Sbatté le palpebre, chiedendosi se fosse un’illusione dovuta alla vista a infrarossi che aveva sviluppato insieme alla sete di sangue. Sapeva che stava succedendo qualcosa quando innumerevoli Skirm e demoni si erano precipitati nella stanza in cui era stata tenuta prigioniera. Pochi secondi dopo le sue preghiere erano state esaudite grazie all’afflusso dei Guerrieri. Aveva pregato e supplicato di venir liberata o uccisa, e non riusciva a non sperare e provare gioia.
Le vennero le lacrime agli occhi quando si rese conto che in un modo o nell’altro sarebbe uscita da quella gabbia.
Fissò il Guerriero dallo sguardo freddo come il ghiaccio. Aveva combattuto il segugio infernale come qualcuno che non aveva nulla da perdere, caricando il demonio e avvolgendo le braccia muscolose attorno alla bestia. Era uno spettacolo sanguinario e irreale, ma ora che lo guardava negli occhi vedeva un uomo smarrito, distrutto e solo. Rifletté su come si sentiva. Notò che anche lui era segnato come lo era lei. Il lato sinistro della sua faccia aveva una cicatrice che si estendeva dalla tempia al collo, ma era qualcosa che non toglieva nulla al suo bell’aspetto. Lo faceva sembrare pericoloso...e affascinante.
Notò un movimento con la coda dell’occhio. “Dietro di te!” Lo avvisò.
In un batter d’occhio il Guerriero si voltò e affondò la lama nel petto dello Skirm che si stava avvicinando. Era uno che non perdeva tempo, ed era bellissimo vederlo uccidere un nemico dopo l’altro senza mai stancarsi, nonostante il sangue che gli colava dalla spalla. Guardò in basso quando percepì l’odore ferroso, e si rese conto che il liquido le ricopriva le dita. La sete di sangue la spinse a leccarne ogni goccia.
Uno Skirm sbatté contro alla sua gabbia, distraendola dai pensieri maliziosi, quindi Mack allungò una mano e lo afferrò per la testa. Si contorse, tirò e tirò finché il corpo del nemico non cadde ai propri piedi. Shae alzò la testa e guardò negli occhi sbalorditi di lei del colore del whisky. “Sei tornata per noi. Pensavo fossi morta” mormorò la prigioniera.
“Ci puoi scommettere che sono tornata. Sarei venuta prima, ma ho fatto una deviazione a Khoth. Ti portiamo fuori di qui...il prima possibile”. Pronunciò l’ultima parte della frase mentre affrontò uno Skirm che l’aveva raggiunta da dietro. Era feroce e veloce come il vento. Shae si accorse che non era più umana e si rese conto che si era accoppiata con uno della famiglia reale dei vampiri quando notò il marchio della famiglia Tarakesh tatuato sotto il suo orecchio