Venuti Dal Cielo, Volume 1. Olga Kryuchkova
La sorella, semplicemente, ignorò quell’osservazione. Dopotutto, William era sempre insoddisfatto di qualcosa. E un minuto dopo il tavolo fu coperto di carte…
“William, le carte dicono chiaramente che nel prossimo futuro avrai una riunione e alcune difficoltà,” disse Alice, pensosamente.
“So già cosa intendi…” sorrise lui tristemente, in risposta. “Oggi ho un incontro con un altro potenziale finanziatore della spedizione archeologica. Probabilmente, otterrò un altro rifiuto… E cominceranno nuove difficoltà…”
“Tuttavia, in merito al finanziamento, posso leggere di nuovo le carte,” disse la medium. E senza aspettare una risposta, lei mescolò il mazzo e dispose di nuovo le carte sul tavolo.
Osservò le carte con uno sguardo pensoso. Nella sala da pranzo regnava il silenzio. Alla fine, William non poté resistere e sarcasticamente domandò, incuriosito:
“E cosa dicono le carte, cara sorella?”
“Dopo la tristezza e la delusione, riceverai aiuto,” rispose la medium-sorella.
Come se fosse stato d’accordo con la sua padrona, Coon, che se ne stava sdraiato sul davanzale della finestra, miagolò eloquentemente. Alice si sollevò di scatto:
“Vedi, anche Coon lo conferma! E lui può comunicare con le forze soprannaturali!”
William sospirò e pensò: “Il gatto ha appena miagolato… O magari ha sbadigliato… E ad Alice com’è venuta l’idea che lui potrebbe entrare in contatto con gli spiriti? Delirio… Povera ragazza…”
Ad alta voce, Mr. Adamson disse:
“Cara sorella, molto più probabilmente dovrò fare affidamento sulle mie capacità per convincere il prossimo finanziatore che l’imminente spedizione sarà un successo.”
Sua sorella sorrise maliziosamente:
“Vediamo cosa dirai quando la predizione si avvererà…”
***
Dopo colazione, William si diresse al college per fare lezione.
Alice, nel frattempo, si era spostata in soggiorno per domandare alle carte se quel giorno doveva aspettarsi visitatori diurni oppure no. Naturalmente, molti dei suoi clienti abituali preferivano mandarle un biglietto in anticipo per informarla della visita imminente. Ma molti, che credevano nella magia e nei poteri soprannaturali, potevano facilmente presentarsi senza avvisare.
Ad Alice piaceva il luminoso e arioso soggiorno. Al tempo, sua madre chiamava il soggiorno “stanza dei disegni”. Quando lei era giovane, quella stanza era un indicatore dello status e del benessere materiale dei suoi proprietari. Lì, l’ordine era mantenuto con la massima cura, casomai qualcuno fosse arrivato all’improvviso per una visita non programmata.
A casa Adamson, nel soggiorno c’erano un morbido sofà, sedie con lo schienale alto e un piccolo tavolo rotondo. E, naturalmente, poltrone acquistate da sua madre, Mrs. Genevieve. Le sedie variavano in forma e dimensione: c’erano quelle per le donne e quelle per gli uomini. Le poltrone per gli uomini erano più profonde e avevano braccioli larghi. Le poltrone per le donne non avevano proprio i braccioli. La ragione di questo era banale: le donne dell’epoca in cui Genevieve era giovane indossavano gonne alla moda con la crinolina. Con un indumento simile, non era possibile sedersi comodamente su un sedile profondo dotato di braccioli alti. A dire il vero, i sellini11 recentemente stavano attivamente soppiantando le sorpassate crinoline, ma le sedie in casa Adamson erano rimaste le stesse.
L’interno del soggiorno era corredato di un caminetto, decorato da piastrelle colorate con motivi in stile spagnolo. Sopra di esso era appeso un grosso specchio rotondo, e il caminetto stesso era decorato con candelieri d’argento e piccole sculture in stile rustico.
Genevieve aveva progettato il soggiorno con un amore speciale, decorando le pareti con dipinti ad acquerello di tendenza (di qui il nome del soggiorno – stanza dei disegni). Lungo una delle pareti c’erano due librerie intagliate, su cui venivano conservate varie piccole cose e graziosi ninnoli fatti a mano dalla madre. Sul soffitto del soggiorno c’era un grande lampadario con delle cupole, dipinte a mano, in ceramica di Faenza. Nonostante l’arrivo dell’elettricità nelle case dei ricchi in Inghilterra, il soggiorno degli Adamson era illuminato alla vecchia maniera, con candele di cera. Alice aveva paura delle lampade a gas e dell’illuminazione a gas in genere. Lei l’accettava soltanto per le strade di Londra. E non importava quanto William cercasse di convincerla della sua sicurezza, tutti i tentativi erano inutili. Alice aveva molte riserve sull’uso interno dell’illuminazione a gas. In particolare, aveva letto sul giornale di una serie di esplosioni avvenute nelle case, a causa del gas. Proprio per questo motivo, invece di un fornello a gas, la famiglia Adamson aveva ancora un fornello alimentato a carbone, in cucina.
Genevieve ci teneva molto all’arredamento, perché alcuni mobili erano appartenuti al nonno paterno di William e di Alice. Non era un caso che uno dei criteri per la scelta dei mobili fosse la loro buona qualità, cosicché durassero per parecchie generazioni. Ecco perché le poltrone del nonno erano ancora nel soggiorno. Genevieve si era limitata semplicemente a cambiare le fodere che le ricoprivano.
Recentemente, con grande dispiacere di Alice, un vecchio armadio con inserti in marmo ridotti in pessimo stato. Genevieve diceva orgogliosamente che era appartenuto alla Regina Elisabetta Tudor. Non era possibile verificare questo fatto, e quindi tutti i familiari e gli amici di famiglia prendevano per buono il passato reale dell’armadio. Tuttavia, lei, mostrando una discreta dose di pragmatismo, chiese a William di rimuovere gli inserti in marmo da esso. Ma ad un esame più attento, essi sembrarono deprimenti.
Alice ricordava quell’armadio dall’infanzia; decise di disegnare uno schizzo e ordinarne uno uguale presso una delle botteghe che realizzavano mobili e che praticamente riempivano il mercato londinese di eleganti imitazioni di oggetti d’antiquariato.
Come risultato, nel soggiorno apparve un armadio di compensato che l’artigiano aveva dipinto per farlo sembrare di mogano. E gli inserti in marmo erano imitati da carta tinta con venature. William fece una smorfia alla vista di quel nuovo pezzo di arredamento. L’armadio somigliava davvero a quello vecchio. Ma con una invidiabile differenza: era plebeo di nascita.
Naturalmente, come in tutte le case londinesi rispettabili, nel soggiorno c’era un pianoforte. Alice aveva provato, senza successo, a padroneggiare quello strumento. Genevieve stessa aveva provato a insegnarlo a sua figlia, obbligandola a sedersi al pianoforte dritta come un bastone. Alice si stufava in fretta e studiava controvoglia. Sua madre era costantemente arrabbiata e, alla fine, disperò di insegnare a sua figlia qualsivoglia abilità musicale. Sebbene Genevieve stessa suonasse bene.
Il secondo piano della casa era occupato da tre camere da letto e una camera per gli ospiti. Nessuno vi abitava da tanto tempo. Finché un giorno zia Grace Adrian non giunse a Londra dalla Scozia per affari. La mansarda non era considerata abitabile, ma sotto il tetto c’erano lo studio di William, un ampio ripostiglio e una piccola stanza che non aveva uno scopo specifico.
… Così, Alice lesse le carte tre volte. E per tre volte, esse dissero di aspettare i visitatori della giornata. Alice cercava di non interrogare le carte per tre volte di seguito. Tuttavia, non poté resistere e dispose nuovamente le carte sul tavolo. Alice osservò il risultato e mescolò rapidamente le carte; esse preannunciavano morte e brutte notizie. La medium sapeva con certezza chi fosse la persona che la morte chiamava a sé. Mise i tarocchi in una scatola e uscì dal soggiorno, lasciando il gatto da solo a dormire sull’ampio davanzale.
***
Ms. Adamson ebbe tre visitatori quel giorno. Due rispettabili signore che credevano nella magia: una dietro consiglio, l’altra era già venuta in precedenza. E un signore che aveva letto l’annuncio sul giornale, che Alice pubblicava con regolarità nella sezione apposita. Tutti e tre furono piuttosto contenti dei servizi della medium e la pagarono.
Alice calcolò il guadagno della giornata,