I minatori dell' Alaska. Emilio Salgari
il Gran Cacciatore, vengo a reclamare la libertà del mio fratello bianco, in nome della Grande Madre.
Nube Rossa e i suoi vecchi guerrieri avevano ascoltato attentamente il cow-boy, senza fare un gesto, con la loro abituale impassibilità. Quand’ebbe terminato, il gran sackem dei Corvi sputò in terra due volte, poi lasciando cadere il suo splendido mantello, disse;
– Il Gran Cacciatore ha la lingua sciolta e noi rispettiamo i gran parlatori, ma egli si è ingannato. Egli ha detto che i Corvi hanno assassinato gli uomini bianchi che venivano dall’est, e ciò è vero, ma sa chi erano quei volti pallidi?… Sa che cosa volevano?… Si guardi intorno: un tempo i Corvi, le Teste Piatte, i Piedi Neri, i Cuori di Lesina e i Serpenti, vivevano tranquilli sui loro territori di caccia, inseguendo il bisonte che costituiva il loro principale nutrimento e scorazzando liberi e felici l’immensa prateria lasciata in eredità dai loro padri. Sono venuti dai paesi dove il sole tramonta e dai paesi dove nasce, gli uomini dal volto pallido, e ci hanno distrutto le mandrie dei bisonti, togliendo al povero indiano il mezzo di vivere. Che più?… Hanno inveito contro i legittimi proprietari del suolo, li hanno costretti a forza a rinchiudersi nelle riserve costringendo i liberi figli della prateria a coltivare la terra come fossero schiavi. Le terre del lago dello Schiavo appartengono alla nazione dei Corvi. Gli uomini bianchi ora cominciano a inoltrarsi anche qui per respingere l’uomo rosso, per togliergli gli alimenti, per cercare di domarlo o di distruggerlo, e noi ci siamo difesi per impedire agli altri di seguire le tracce dei primi pionieri. Forse che non siamo nel nostro diritto?…
– Mio fratello il gran sackem ha parlato bene, ma a sua volta si è ingannato, – disse Bennie. – Gli uomini bianchi che i tuoi guerrieri hanno assassinato, erano tranquilli emigranti che se ne andavano nei paesi dell’ovest, sulle rive del grande bacino Salato. Essi erano amici degli uomini rossi, lo affermo solennemente.
– Sì, amici come tutti gli altri, – disse il sackem. – Il Gran Cacciatore ignora dunque tutto il male che ha fatto la razza bianca a quella rossa?… Non gli bastano forse le innumerevoli ossa che coprono la grande prateria?… Quelle ossa appartenevano ai guerrieri indiani e ora servono di pascolo ai lupi. La razza bianca è stata fatale a noi, lo dissi ai commissari della Grande Madre, adunati nel forte Laramie, quando ci andai assieme a Piede Nero, il gran sackem delle Teste Piatte e a Dente d’Orso. La nostra nazione si dilegua e sparisce come la neve sul pendio delle montagna quando il sole è ardente, mentre il popolo dei volti pallidi è numeroso come i fili d’erba della prateria all’approssimarsi dell’estate e cresce sempre, invadendo le nostre terre e cacciandoci a colpi di fucile come fossimo bestie feroci. Dobbiamo assistere impassibili all’avanzare degli uomini della sua razza?… Noi rispetteremo il Gran Cacciatore, perché è stato sempre nostro amico, ma respingeremo gli altri che vengono a distruggere le mandrie dei nostri bisonti. Tu hai parlato della Grande Madre: che cosa ha fatto essa per gli uomini rossi?.... Non ci ha dato armi per cacciare, non ci ha protetti, non l’abbiamo mai vista. Venga ad ascoltare i lamenti delle tribù indiane, renda loro giustizia, e noi seppelliremo per sempre l’ascia di guerra. Ho detto!…
La logica del capo indiano era stringente, però Bennie non si era perso d’animo. Contava sull’ostaggio.
– Riconosco le ragioni del sackem Nube Rossa, – disse, – e non posso dargli torto. Gli uomini bianchi non sono tutti amici degli uomini rossi, lo so, ma quelli che sono stali assassinati dai suoi guerrieri erano amici del Gran Cacciatore. Tu, gran sackem, ti ostini a crederli tuoi nemici, e sia pure. Pensa però che i guerrieri della Grande Madre sono numerosi e potrebbero piombare sul capo dei Grandi Ventri e vendicare i visi pallidi scotennati.
– Ebbene Nube Rossa radunerà i suoi guerrieri e non rifiuterà la lotta, – rispose il capo. – I Corvi sono coraggiosi e ancora numerosi, e se sarà necessario morranno per la difesa dei loro territori di caccia, ma prima avranno fatto sopportare mille torture al prigioniero e appenderanpo al totem della tribù, come sfida, la sua sanguinante capigliatura. Che cosa dice Ish-ta-sha (Occhio bianco) che è il più vecchio guerriero della tribù?…
– Che il sackem Nube Rossa ha parlato bene – rispose l’interrogato.
– Il Gran Cacciatore ha udito, – disse il capo. – Porti la risposta dei Corvi ai guerrieri della Grande Madre. Ho detto!…
– Non ancora, – rispose Bennie. – Poiché Nube Rossa non vuole rilasciare il prigioniero, gli proporrò uno scambio che certamente accetterà.
– E quale scambio?… – esclamò l’indiano, guardandolo con attenzione, mentre la sua fronte si oscurava. – Che cosa intende dire il Gran Cacciatore?
– Il gran sackem Nube Rossa non si è accorto dell’assenza troppo prolungata di uno dei suoi più valorosi guerrieri?… Di Coda Screziata?… – chiese il capo con una certa apprensione, che invano aveva tentato di nascondere.
– Sì, – rispose Bennie.
– Che cos’è accaduto del mio guerriero? urlò il sackem, con un’improvvisa esplosione di furore.
– È nelle mani dei guerrieri della Grande Madre.
VI – LA DANZA DEI BISONTI
A quelle parole, Nube Rossa, Occhio Bianco e tutti gli altri si erano alzati con uno scatto da belve, mettendo le mani sulle formidabili scuri che portavano alla cintola, e gettando sul coraggioso cow-boy degli sguardi feroci, che tradivano un imminente scoppio di collera selvaggia. Bennie non si era mosso, però la sua destra era scivolata sotto la fascia dove teneva nascosta la rivoltella, per essere pronto a tutto, mentre aveva lanciato un rapido sguardo verso l’apertura della tenda per accertarsi che la ritirata non gli fosse stata chiusa e che il suo veloce mustano si trovasse sempre legato al palo.
– Tu menti!… – esclamò a un tratto Nube Rossa. – Coda Screziata è troppo valoroso per lasciarsi prendere dagli uomini della Grande Madre. Bada che la tua capigliatura corre un grande pericolo.
Un sorriso sfiorò le labbra del cow-boy, a quella minaccia.
– E che!… – esclamò. – Forse che i Grandi Ventri non rispettano più gli ospiti che hanno fumato assieme a loro il calumet di pace?…
Nube Rossa non rispose: guardava gli anziani come per chiedere loro un consiglio che poteva equivalere a una sentenza di vita o di morte per il cow-boy. La sua mano tormentava sempre il manico della scure, come fosse impaziente di scagliarsi alla lotta. Bennie, in piedi, in atteggiamento fiero, che dimostrava come non avesse paura, quantunque avesse perfettamente compreso che la sua vita era attaccata a un filo, attendeva la risposta dal sackem. Teneva però sempre impugnata la rivoltella sotto la fascia, deciso ad aprire un fuoco di fila contro i Pellirosse, e aveva allargato le gambe per fare un fulmineo volteggio e lanciarsi fuori della tenda. Nube Rossa, dopo aver interrogato con lo sguardo tutti i guerrieri, si volse verso il cow-boy, dicendo:
– No, i Corvi non tradiranno le leggi dell’ospitalità e rispetteranno il Gran Cacciatore, il cui cuore è forte al pari di quello del grizzly (orso grigio).
Bennie respirò, poiché ormai credeva giunto il momento d’impegnare una lotta suprema, con ben poche probabilità di salvare la capigliatura.
– Sapevo, – disse, – che Nube Rossa è leale; la prova della confidenza che avevo in lui, l’ho data venendo qui solo, in mezzo a duecento valorosi guerrieri.
Il sackem, sensibile a quell’elogio, lasciò in pace il manico della scure e tornò ad accoccolarsi accanto al fuoco, dicendo:
– Il Gran Cacciatore si sieda e mi ascolti.
– I miei orecchi sono aperti.
– Dove si trova Coda Screziata?…
– Nelle mani dei guerrieri della Grande Madre.
– Che cosa faranno del valoroso guerriero?…
– Lo uccideranno, se non lascerai libero il prigioniero dalla pelle bianca che sta legato al palo della tortura.
– Coda Screziata è uno dei più valenti guerrieri della mia tribù.
– Lo