I minatori dell' Alaska. Emilio Salgari

I minatori dell' Alaska - Emilio Salgari


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tu credi che sia ancora vivo? ,

      – Lo era stamane.

      – Ha avuto delle ferite?…

      – Nessuna.

      – Nube Rossa terrà molto al suo nuovo schiavo?

      – È probabile.

      – E tu credi che non lo scambierebbe contro uno dei suoi guerrieri?…

      – Non lo so.

      – È lontano il campo di Nube Rossa?

      – Si trova ora sulle rive occidentali del lago.

      – Ha molti guerrieri con sè?…

      – Cento e più. Aspettano in quel luogo l’arrivo dei bisonti che devono scendere dal nord.

      – Ah!… Sono a caccia!

      – Sì.

      – E che cosa faceva Coda Screziata nel bosco, così lontano dalla sua tribù.

      – Ero stato incaricato di sorvegliare…

      – Continua, – disse Bennie, vedendo l’indiano esitare.

      – Non ricordo più nulla – rispose il guerriero rosso, con aria imbarazzata.

      – Allora mio fratello beva un altro sorso d’acqua di fuoco, – disse il cow-boy. – Si rischiarirà la mente.

      Il pellirossa afferrò avidamente la bottiglia e bevette a lungo.

      L’aveva appena staccata dalle labbra, che cadde bruscamente all’indietro per rimanere lungo disteso e perfettamente immobile, come se fosse stato colto da una sincope.

      – Altro che rischiarare la memoria!… – esclamò Back. – Gliel’hai annebbiata del tutto.

      – È quello che volevo, – rispose Bennie, ridendo. – Ora possiamo agire liberamente, senza temere che questo ubriacone ci dia noie o che, durante la nostra assenza, accoppi il ferito. Amico Back, ne so abbastanza ormai e ti dico che qui non spira aria buona nemmeno per noi. Coda Screziata sorvegliava noi per sorprenderci, te lo dice il vecchio scorridore della prateria.

      – Ah!… Nube Rossa spera di farci la pelle!… Bah… È dura la nostra e, in caso disperato, si prenderà quella del nostro bestiame, ma non di certo le nostre capigliature.

      – Prendi il lazo. Back e lega per bene questo ubriaco.

      – Sarebbe inutile, Bennie. Non aprirà gli occhi prima di ventiquattro ore.

      – È vero, tuttavia è meglio non fidarsi di questi diavoli d’uomini. Lega, e a doppi nodi, gambe e braccia, mentre io vado ad avvertire lo scotennato di ciò che stiamo per fare.

      Il ferito, udendo Bennie risalire sul carro, nonostante gli acuti dolori che doveva ancora provare, si era nuovamente sollevato. Forse il suo istinto gli aveva fatto capire che l’uomo veniva a salutarlo per poi recarsi a salvare il giovane prigioniero.

      – Voi state per lasciarmi è vero?… – disse, scorgendo il cow-boy.

      – Sì, avete indovinato. Io vado da Nube Rossa.

      Un lampo di gioia brillò negli occhi dello scotennato.

      – Voi siete troppo buono, – mormorò. – Come potrò sdebitarmi di tanta amicizia?

      – Eh!… Signore, nella prateria c’è l’abitudine di soccorrersi l’un l’altro. Tutti i visi pallidi diventano fratelli.

      Il ferito lo guardò per alcuni istanti in silenzio, poi disse lentamente, come parlando fra sè:

      – Sì, c’è il paese dell’oro.

      – Che cosa dite, signore? – chiese il cow-boy, che era stato colpito da quelle parole, che risvegliavano in lui l’antica passione del minatore. – Voi parlate d’oro?…

      – Sì, – rispose il ferito.

      – Corna di bisonte!… Ecco una parola che mi solletica gli orecchi. Conoscete per caso qualche paese dove abbonda il prezioso minerale?…

      – Silenzio, ora, – mormorò lo scotennato. – Ne parleremo più tardi. Forse vi preme di partire.

      – È vero, perché il campo di Nube Rossa non è vicino.

      – Quando tornerete?

      – Questa sera, poiché non mi fido dell’ospitalità dei pellirosse.

      – Mi lasciate solo?…

      – Ne avevo intenzione, ma ora ho cambiato idea. Se qualche indiano si accorgesse che io e Back ci siamo allontanati, potrebbe approfittare della nostra assenza per uccidervi, e per liberare Coda Screziata, e, perduto l’ostaggio, sarebbe perduta anche la speranza di salvare il giovane. Addio, vi lascio il mio compagno. Siate tranquillo e sperate nel buon esito del mio tentativo.

      – Grazie, – rispose lo scotennato.

      Quando Bennie ridiscese, il messicano aveva già sellato i cavalli, appendendo agli arcioni alcuni sacchetti contenenti un po’ di provviste. Il cow-boy con un gesto trattenne il compagno, mentre questi stava per salire in sella.

      – No, Back, – gli disse. – Noi stavamo per commettere una grossa bestialità partendo tutti e due.

      – E perché?… – chiese il messicano.

      – Corna di bisonte!… Credi tu che Coda Screziata fosse solo?… Io temo invece che si trovasse in compagnia di altri, i quali, più fortunati, avranno potuto prendere il largo senza farsi scorgere da noi.

      – È vero, Bennie.

      – Se i compagni di Coda Screziata ci spiassero?…

      – Vedendoci partire, correrebbero qui a liberare l’indiano.

      – Vedi bene che è necessario che tu resti. Hai paura di rimanere solo?…

      – Non rimarrò precisamente solo, perché c’è anche il ferito e mi pare un tipo d’uomo capace di aiutarmi nel caso di un assalto.

      – È vero.

      – Sei tu invece che hai molto da temere.

      – Back!… Non mi lascerò prendere, te lo assicuro. Il mio mustano fila come una locomotiva, e non si lascerà raggiungere dai mustani indiani. Io vado. Se scorgi qualcosa di sospetto barricati nel carro, e non risparmiare le munizioni; d’altronde, fra dodici o quindici ore spero di essere di ritorno.

      – Addio, Bennie, e sii prudente. Il cow-boy, da uomo che sa quanto può costare un accidente, anche il più insignificante, esaminò accuratamente le cinghie della sella e le briglie, poi la carabina, le munizioni, quindi balzò agilmente in sella, facendo a Back un gesto d’addio. Il mustano, appena sentì allentare le briglia, partì al galoppo, lanciandosi sulla verde pianura che si stendeva, a perdita di vista, verso ovest, con delle leggere ondulazioni e pochi gruppi di piante.

      Bennie, dopo aver messo il fucile davanti alla sella, si cacciò in bocca un grosso pezzo di tabacco, guardò se in una delle fondine ci fosse la rivoltella, arma preziosa in un combattimento corpo a corpo, poi osservò attentamente la prateria, scrutando specialmente le alte erbe, sotto le quali poteva nascondersi qualche nemico.

      – Tutto va bene finora – mormorò, soddisfatto da quell’esame. – Se il diavolo non ci mette la coda, fra quattro o cinque ore fumerò il calumet nel wigwam di Nube Rossa.

      Si piegò sulla sella e guardò indietro. In mezzo al verde smeraldo della pianura, spiccava nettamente il carro gigantesco con la sua bianca tela, che il sole illuminava in pieno. Attorno, dispersi a gruppi, pascolavano i buoi e i cavalli, e nel mezzo, ritto sulle staffe del suo mustano morello, si distingueva Back, il quale pareva seguisse attentamente con lo sguardo l’amico che s’allontanava.

      – Alla grazia di Dio, – mormorò Bennie. – Se lascerò la capigliatura nelle mani dei Grandi Ventri, vorrà dire che sarà giunta l’ora di andarmene.

      Il cavallo galoppava sempre. Quel focoso


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