Fotografia senza.... - Notte di neve - La chiacchierina. Bracco Roberto
gli uccelli, per esempio, dormono in piedi.
La donna non è un uccello.
La chiamano così spesso usignuolo, colomba, cigno, allodola... civetta.
Insolente!
Lo dicevo per dimostrarle che ogni donna è un po'... volatile. Il dormire in piedi è giustificatissimo. Cerchi un atteggiamento di sonnolenza sincera. La vita reale! La vita vissuta! Una sonnolenza sentita.
(schiude la bocca come se sbadigliasse e resta con la bocca spalancata.)
Che è questo?
Uno sbadiglio. Mi ha detto: «un atteggiamento di sonnolenza sincera.»
Ma dobbiamo pur serbare una linea estetica.
Mi dica lei.
(cerca un'ispirazione. E a un tratto esclama:) Ho trovato! Stia attenta a me. (Col viso sorridente di dolcezza, inclina il capo a destra, appoggiandolo appena sul palmo della mano.) Quest'altro braccio, (il sinistro) proteso verso il cielo come per afferrare la visione del sogno. (Solleva il braccio contraendo lievemente le dita.)
Bellissimo!
A lei, dunque! E chiuda gli occhi, adesso, se, per posare, le è indispensabile di non vedere nessuno.
(chiude gli occhi, e quindi imita quell'atteggiamento esagerandolo e agitando il braccio proteso in su.)
Tranquilla con quel braccio! Pare uno scacciamosche! E poi, in questo modo verrebbe fuori una donna con cinquanta braccia. Sarebbero troppe. Le due che ha... bastano a tutto.
(paziente) Dio buono! Resterò immobile. (Resta, difatti, immobile.)
Brava! (Pausa.) Mi dà il permesso di ritoccare la posa?
Ritocchi la posa, ma non tocchi nulla.
Ritoccherò... con qualche suggerimento.
Suggeritore, sì.
Troppo gentile!
Suggerisca! Suggerisca! Sono in attesa.
Ebbene, ecco. Più soave, quel sorriso; un po' più inclinato il capo; un po' più serena la fronte...
La fronte più serena, non saprei come fargliela.
Sarà sufficiente la serenità dell'anima, di cui la fronte suole essere lo specchio. (Pausa.) Come sta l'anima?
Serenissima.
Allora non si occupi di altro. (La guarda insistentemente. Ha un gesto d'entusiasmo. Torna a guardarla molto dappresso.)
(dopo un lungo silenzio, aprendo gli occhi) Ma, scusi, che cosa fa?
Io studiavo. Chiuda gli occhi.
Chiuda piuttosto i suoi!
Anche se non fossi fotografo, non potrei. Le pare! Il chiudere gli occhi per non guardare lei sarebbe l'ottavo peccato mortale.
Ed io non chiuderò i miei.
In tal caso, dobbiamo rinunziare alla posa del sonno.
Ci rinunzieremo.
Ci vorrà una posa più statuaria.
Più statuaria.
Più classica.
Più classica.
Una posa... da personaggio greco.
Elena!
No: Elena non mi conviene.
Una Elena di marmo.
Se mi garantisce il marmo, vada per Elena.
Così? (Assume una rigida compostezza di statua leggiadra.)
Benissimo!
Marmo autentico!
Non si muova. Farò un capolavoro.
Senza macchina, non è vero?
Ma con qualche cosa d'invisibile che mi consentirà di presentarle tra un istante la sua immagine ben fissata sulla carta... del mio cuore. Ferma! (Le volge le spalle e si allontana solennemente. Indi si arresta di botto.)
Perchè mi volge le spalle?
Lasci fare. È pronta?
Pronta.
(Si dà tre pugni sullo stomaco, e subito si volta. Con la cortesia stereotipata dei fotografi di professione, accenna un inchino.) Grazie.
E la mia immagine?
È già riprodotta nel mio cuore. (Cava un ritratto da una saccoccia della coda del frac e glielo porge.) Questo è il suo ritratto.
Lei il cuore ce l'ha nella coda del frac?
Ce l'ho un po' dovunque, signora.
(mirando il ritratto) Mi somiglia pochino, ma sono sbalordita lo stesso.
E non è tutto. Quante copie ne desidera? Dodici? Venti? Cinquanta? Cento?
Faccia lei.
Cento copie a sua disposizione.
È il prodigio dei prodigi! Il suo nome diventerà mondiale.
Mio Dio... lo è da tanto tempo!
A proposito: come si chiama?
Non lo sa? Mi chiamo Armando Falconi.
Il marito di Tina di Lorenzo?
Proprio lui!
Ma se sono io Tina di Lorenzo!
In verità, me n'ero accorto.
Sicchè, lei è mio marito?
Glie lo giuro!
Scusi tanto che non