La Calandria. Dovizi Bernardo
volere se non quello che Amor vuole: e mi sforza ad amare questa nobil donna piú che me stesso. Il che, quando mai si risapessi, credo che io ne sarò da molti piú reputato; per ciò che come in una donna è grandissimo senno il guardarsi da l'amore di maggior omo che ella non è, cosí è gran valore nelli omini di amare donne di piú alto lignaggio che essi non sono.
FESSENIO. Oh bella risposta!
POLINICO. Questi son termini insegnatili da quel tristo di Fessenio per metterlo sú.
FESSENIO. Tristo se' tu.
POLINICO. Mi maravigliavo che tu non volassi a turbar l'opere bone.
FESSENIO. Adonque io non turberò le tua.
POLINICO. Nulla è peggio che vedere la vita de' savi dependere dal parlare de' matti.
FESSENIO. Piú saviamente l'ho consigliato io sempre che tu fatto non hai.
POLINICO. Non puole essere superiore di consigli chi è inferiore di costumi. Non te ho prima cognosciuto, Fessenio, perché non t'arei tanto laudato a Lidio.
FESSENIO. Avevo forse bisogno di tuo favore io, ah?
POLINICO. Conosco ora essere ben vero che, in laudare altrui, spesso resta l'omo ingannato; in biasmarlo, non mai.
FESSENIO. Tu stesso mostri la vanitá tua poi che laudavi chi non conoscevi. So io bene che, in parlare di te, non mi sono ingannato mai.
POLINICO. Donque hai tu detto mal di me?
FESSENIO. Tu stesso il di'.
POLINICO. Pazienzia! Non intendo quistionar teco, ché saria uno gridare co' tuoni.
FESSENIO. El fai perché non hai ragion meco.
POLINICO. El fo per non usare altro che parole.
FESSENIO. E che potresti tu mai farmi in cent'anni?
POLINICO. El vederesti. E cosí, cosí…
FESSENIO. Non stuzzicar, quando fumma el naso de l'orso.
POLINICO. Deh! deh! Orsú! Non voglio con un servo…
LIDIO. Orsú! Fessenio, non piú.
FESSENIO. Non minacciare: ché, benché io sia vil servo, anco la mosca ha la sua collora; e non è sí picciol pelo che non abbi l'ombra sua, intendi?
LIDIO. Taci, Fessenio.
POLINICO. Lassami seguire con Lidio, se ti piace.
FESSENIO. E dá del buon per la pace.
POLINICO. Ascolta, Lidio. Sappi che Dio ci ha fatto due orecchi per udire assai.
FESSENIO. Ed una sol bocca per parlar poco.
POLINICO. Non parlo teco. Ogni mal fresco agevolmente si leva; ma poi, invecchiato, non mai. Levati, dico, da questo tuo amore.
LIDIO. Perché?
POLINICO. Non ve arai mai se non tormenti.
LIDIO. Perché?
POLINICO. Oimè! Non sai tu che i compagni d'amore sono ira, odii, inimicizie, discordie, ruine, povertá, suspezione, inquietudine, morbi perniziosi nelli animi de' mortali? Fuggi amor; fuggi.
LIDIO. Oimè! Polinico, non posso.
POLINICO. Perché?
FESSENIO. Per mal che Dio ti dia.
LIDIO. Alla potenzia sua ogni cosa è suggetta. E non è maggior dolcezza che acquistare quel che si desidera in amore, senza il quale non è cosa alcuna perfetta né virtuosa né gentile.
FESSENIO. Non si può dir meglio.
POLINICO. Non è maggior vizio in un servo che l'adulazione. E tu lui ascolti? Lidio mio, attendi a me.
FESSENIO. Sí che gli è delicata robba!
POLINICO. Amore è simile al foco che, postovi sopra zolfo o altra trista cosa, amorba l'omo.
LIDIO. E, postovi incenso, aloe ed ambra, fa pure odore da resuscitare morti.
FESSENIO. Ah! ah! Col laccio che fece resta preso Polinico.
POLINICO. Ritorna, Lidio, alle cose laudabili.
FESSENIO. Laudabile è accomodarsi al tempo.
POLINICO. Laudabile è quel che è buono ed onesto. Te annunzio ci capiterai male.
FESSENIO. El profeta ha parlato.
POLINICO. Ricordoti che l'animo virtuoso non si muove per cupiditá.
FESSENIO. Né si leva per paura.
POLINICO. Tu pur male fai. E sai che gli è grande arroganzia sprezzare i consigli de' savi.
FESSENIO. Mentre che savio te intituli, matto ti battezzi perché tu pur sai che non è maggior pazzia che tentare quello che non può ottenersi.
POLINICO. Egli è meglio perdere dicendo il vero che vincere con le bugie.
FESSENIO. El vero dico io come tu. Ma non son giá un messer tutto-biasma come sei tu; che, per quattro cuius che tu hai, sí savio esser ti pare che credi che ogni altro, da te in fuora, sia una bestia. E non sei però Salamone; né consideri che una cosa al vecchio, una al giovane, una ne' pericoli e una nel riposo si conviene. Tu, che vecchio sei, la vita tieni che a lui ricordi. Lidio, che giovane è, lassa che le cose faccia da giovane. E tu al tempo ed a quel che piace a Lidio te accomoda.
POLINICO. Egli è ben vero che un padrone quanti ha piú servi tanti piú ha inimici. Costui ti conduce alle forche. E, quando mai altro mal non te ne avvenga, ne arai sempre tu rimordimento ne l'animo perché e' non è supplizio piú grave che la conscienzia delli errori commessi. E però lassa costei, Lidio.
LIDIO. Tanto lassar posso io costei quanto il corpo l'ombra.
POLINICO. Anzi, meglio faresti tu ad odiarla che a lassarla.
FESSENIO. Oh! oh! oh! Non puole il vitello e vuol che porti el bue!
POLINICO. Ella lasserá ben presto te, come da altri fia ricercata; ché le femine sono mutabili.
LIDIO. Oh! oh! oh! Non sono tutte d'una fatta.
POLINICO. Non son giá d'una apparienzia; ma sono ben tutte d'una natura.
LIDIO. Gran fallacia pigli.
POLINICO. O Lidio, leva el lume, che i volti veder non si possino, non è una differenzia al mondo da l'una all'altra. E sappi che a donna non si può credere, etiam poi che è morta.
FESSENIO. Costui fa meglio che or or non li ricordava.
POLINICO. Che?
FESSENIO. Te accommodi benissimo al tempo.
POLINICO. Anzi, dico bene il vero a Lidio.
FESSENIO. Piú sú sta mona luna!
POLINICO. In fine, che vuo' tu inferire?
FESSENIO. Voglio inferire che tu ti accommodi al viver d'oggi.
POLINICO. In che modo?
FESSENIO. Allo essere inimico delle donne, come è quasi ognuno in questa corte. E però ne dici male. E iniquamente fai.
LIDIO. Dice il vero Fessenio, perché laudar non si può quel che tu hai detto di loro: per ciò che sono quanto refrigerio e quanto bene ha il mondo e sanza le quali noi siamo disutili, inetti, duri e simili alle bestie.
FESSENIO. Che bisogna dir tanto? Non sappiam noi che le donne sono sí degne che oggi non è alcuno che non le vadi imitando e che volentieri, con l'animo e col corpo, femina non diventi?
POLINICO. Altra risposta non voglio darvi.
FESSENIO. Altro in contrario dir non sai.
POLINICO. Ricordo a te, Lidio, che gli è sempre da tôr via l'occasione del male e di nuovo ti conforto che tu voglia, per tuo bene, levarti da questi vani innamoramenti.
LIDIO. Polinico, e' non è cosa al mondo che manco riceva il consiglio o la operazione in contrario che lo amore; la cui natura è tale che piú tosto per se stesso consumar si può che per gli altrui ricordi tôrsi via. E però, se pensi levarmi dallo amore di