La Calandria. Dovizi Bernardo
Be', che vuoi?
SAMIA. La padrona mia ti prega che or ora tu vadi da lei.
RUFFO. Chi è la padrona tua?
SAMIA. Fulvia.
RUFFO. Donna di Calandro?
SAMIA. Quella, sí.
RUFFO. Che vuol da me?
SAMIA. Ella tel dirá.
RUFFO. Non sta lá su la piazza?
SAMIA. Ci son due passi. Andianne.
RUFFO. Vattene innanzi ed io drieto a te ne vengo. Sarebbe mai costei nel numero dell'altre scempie a credere che io sia negromante e abbia quello spirito che molte sciocche dicano? Non posso errare ad intendere quel che la vuole. Ed in casa sua me n'entro prima che qui arrivi colui che in qua viene.
SCENA VII
FESSENIO servo, CALANDRO.
FESSENIO. Or vedo ben che ancor li dèi hanno, come li mortali, del buffone. Ecco, Amore, che suole inviscare solo i cori gentili, s'è in Calandro pecora posto, che da lui non si parte; che ben mostra Cupido aver poca faccenda poi che entra in sí egregio babuasso. Ma il fa perché costui sia tra gli amanti come l'asino tra le scimie. E forse che non l'ha messo in bone mane? Ma la piuma è cascata nella pania.
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