Resa a discrezione. Giacosa Giuseppe
che?
Della vostra presunzione che vi rende perfino scortesi.
SCENA V
La carrozza della Contessa di Francofonte, la carrozza della Baronessa Roveri. (via).
Addio, Elena. (si alza).
Che fretta!
Alle nove vengono da me gli amici di mio marito, se tardo se ne vanno. Gli uomini non sanno più aspettare. Mi accompagnate, Rulfi?
Oh vedrai che non potrà. Gli uomini si fanno pregare ora.
Infatti devo andare all'Apollo. Stassera fanno il ballo prima dell'Opera.
Allora si capisce.
Voi D'Aspri?
Ho appuntamento all'Apollo anch'io: anzi, Contessa, dovreste metterci voi sino alla porta del teatro. L'allungate di così poco.
Ma sì, figuratevi! Buona sera. (saluta. Elena accompagna Elvira fino all'uscio, chiacchere e risa, via Elvira, Paolo e Rulfi).
Vieni?
Volevo proportelo, mi secco… io dopo pranzo…
Hai bisogno d'aria come me.
Aspetta, avverto mia moglie.
Fai…
Io vado, sai?
Benissimo.
Andiamo?
Guarda, s'alza la Baronessa. (Masina s'alza e saluta i vicini). Andiamocene nella confusione a modo della Corte. (si ecclissano senza esser veduti).
Vado anch'io.
Buona sera.
Ho un posto in carrozza. Chi viene dalle mie parti?
Io.
Bravo. Ah! mentre mi ricordo, Elena, quella famosa ricamatrice non ha finito ancora?
La colpa è d'Enrico che doveva disegnare le cifre.
Oh, guarda!
Ve ne siete scordato?
Del tutto. Ma le disegnerò stassera, mi faccio un nodo al fazzoletto.
Senza di che…
E me le porterete domani?
Mi darete da pranzo?
Sarà un doppio favore che mi fate. (a tutti) Addio. (va ad Elena) Rimani. (via Masina, Enrico, Lorenzo e Rubaconti).
SCENA VI
Eh! che galanteria! tutti così.
E voi ve ne affliggete?
Vorrei poter far del male a qualcheduno.
C'è Filippo per questo.
Non basta. (entra Teodoro) Oh, zio!
Contessa. Non è venuto ancora il mio protetto?
No.
Ah! il viaggiatore! Come si chiama?
Il dottor Sarni. Gli ho detto alle nove e mezzo.
Sono le nove.
Tu mi cederai un tuo salotto per riceverlo.
E perchè non in questo?
Non sarebbe caritatevole lasciargli indovinare le delizie del soggiorno di Roma, nel momento che sta per intraprendere un viaggio da cui è miracolo se torna.
Ma se lo credi un viaggio così pericoloso, perchè lo aiuti ad andarci?
Io non sono il custode del genere umano, e tanto meno dei signori professori, dottori, scrittori, compositori, seccatori e compagnia bella: ci pensino da sè, che la sanno lunga. La spedizione è allestita dal governo Svedese che avea promesso un posto al dottor Sarni. Ma i posti sono pochi ed all'ultimo momento due ufficiali Russi sollecitano l'imbarco: se l'ottengono, il Sarni è scartato. La cosa sarà decisa fra otto giorni e il dottore sapendo che io fui ministro a Stoccolma e che sono amicissimo di quel Presidente del Consiglio, venne da me per una commendatizia un po' calorosa presso quest'ultimo. Ho promesso di scriverla e m'è venuto un fiore d'eloquenza. Nel mio mestiere ho imparato che bisogna sempre aver l'aria di dar molta importanza agli uomini di studio. Quando sapremo se esiste un mare chiuso piuttosto che un mare libero e che ragione hanno i fenomeni elettrici, non avremo rubato il bacino al barbiere e non occorrerà allo Stato nè uno scrigno di più, nè un carabiniere di meno. Ma gli uomini che hanno il coraggio di affrontare un simile viaggio è meglio che lo facciano. Rimanendo in patria, sarebbero capaci di vagheggiare Dio sa che progressi di civiltà e di metterci sossopra ogni cosa.
Oh, oh, lo credi da tanto?
Avessi sentito con che fuoco perorava la sua causa! Neanche per andare a nozze. Con che serietà parlava del dovere che ha ogni uomo di giovare agli uomini e di mettere la vita per lo scoprimento di una verità. Non c'è che dire, è un uomo forte.
Oh! un uomo forte! sentite, Marchesa?
E con ciò?
Un uomo forte. E il vostro proposito di poc'anzi di far andare la testa in giro al primo che aveste incontrato?
Parte.
Buon per voi che non siete esposta…
Ad uno scacco? Oh sì che sarebbe così difficile!
Andiamo colle bravate! Ora ti vanteresti di non lasciarlo partire?
Gran cosa! Che ne dite D'Almèna?
Non dico nulla.
Non credete che se volessi?
Ma non vuoi.
Quando parte il tuo dottore?
Posdomani.
Presto. È ben deciso di partire?
Irrevocabilmente.
Se riuscissi a trattenerlo, che ne direste, D'Almèna?
Non sarebbe il modo d'ispirargli l'eroismo.
Ma vi mostrerei che si possono ottenere dei sagrifizi. Va la scommessa?
Scherziamo, eh?
Io ci avrei un gusto matto.
E le vostre paure come agitatore?
Oh!