Acquazzoni in montagna: Commedia in due atti. Giacosa Giuseppe
inoltrato? E Orazio non dice nulla, geloso com'è?
Non vede nulla.
Non ha mai sospettato dei vostri convegni?
Convegni… convegni proprio non ce n'è stati.
Ah!
Non ce n'è ancora stati.
Corrispondenza…?
Questa è la prima. Non farmi dire.
Dichiarazioni reciproche di…
C'è bisogno della parola?
Occhiate?.. Occhiate?! E hai dei rimorsi? Ma, Baldassarre, ma vieni qui… delle occhiate? Ma ti pare? A' tuoi tempi non so, ma adesso le occhiate le danno per nulla le donne… per nulla.
Vedremo domani.
Domani?
Domani parte. Quel dottore gliene deve aver dette tante!.. Oggi le consegnerò la mia lettera… No, no… non ti darei retta; tu non sai come stanno le cose. Le consegno la lettera…
Nella quale…?
Le chieggo un appuntamento.
Guarda, quasi m'indurresti a rimanere.
Fallo. Occupati di mia moglie che non s'avveda di nulla.
No; lasciami partire, credilo. Non sai che servizio ti rendo coll'andarmene.
Che servizio?
Ti risparmio forse… una scioccheria.
Scettico!
Le signore…!
Qui, dietro di me, che non ti vedano. Voglio far loro una sorpresa.
Giovinotto! (Rimane nascosto dietro Baldassarre).
SCENA IV
Ben tornata.
Sì, sì, l'aggiusteremo.
Ah! sono stanca.
Non ha veduto il dottore?
Ahi!
Nossignora.
Povera signora Livia!
E lei ci lascia andar sole a passeggio?! Non è galante!.. Perchè non è venuto con noi?
C'è sempre mia moglie, mi secca.
Dunque?..
Ecco… le dirò…
Ma che fa laggiù? Perchè non… (Si volta) Oh! Garbini!
Chè!
Ah! ah!
Come sta la signora Livia?
Quando è arrivato?
Or ora. (Ad Emilia) E la mia bella cugina?
Glie l'ho detto, sai, che eri in collera con lui.
Allora è inutile ch'io lo ripeta.
Sono perdonato?
Vi faccio la grazia.
Com'è indulgente!
E si può conoscere il delitto di Garbini?
Oh! in due parole: mia moglie è infatuata di suo cugino.
Ero sicura che sareste venuto.
Ahi!
E di dove viene ora?
Da Baden.
Ah!.. c'è rimasto un po' di tempo?
Le dicevo appunto che mia moglie…
Ci sono rimasto otto ore.
Ha giuocato?
Sì.
Ha guadagnato?
Sì, il primo treno celere che ne ripartiva.
Che furia!
È quello che dicevo io… e mia moglie era in collera…
Mi sbarazzi dello scialle…
Oh!
Non ti lascia dire.
Perchè le parlo di mia moglie.
E come mai siete capitato a Gressoney?
Dirò…
Non vi pensavate di trovarci? (Piano) Dite di no.
No, davvero.
Vedrà che bel soggiorno.
È vero. Io qui divento un altro.
Sì, molto pastorale. C'è tutto quello che non occorre.
L'uomo non vive di solo pane.
È poeta!
Dacchè è diventato un altro.
Già. A mio gusto, bisogna averci delle serie ragioni per rimanere qui un pezzo.
Un luogo è bello secondo le persone che ci si trovano.
Andate fuori, bisogna impellicciarvi fin qui. C'è sole, brucia… e via lo scialle… Svoltate, una brezza che vi gela il sangue. È un sereno incantevole… non passano dieci minuti che diluvia. Uscite coll'ombrello, si leva un vento…
Che porta via le nuvole…
E l'ombrello. L'erba dei prati è un formicaio: sui tronchi rovesciati non ci potete sedere per la colla che gemono; i sassi sono coperti di muschi pungenti; in tutta Italia, di tutte le serpi ce n'è una sola velenosa, la vipera; ebbene, qui non c'è che quella, e ce n'è un subisso. L'acqua che bevete vi rompe i denti dal freddo. Gli uomini all'albergo stanchi, laceri, orribili tutti.
Grazie.
Non dico per te.
Dice per me?
No, ma è un fatto.