La piccola fonte: Dramma in quattro atti. Bracco Roberto
stufo.
Ma no, non temere. Come moglie, va bene. (Graziosamente) Mi sei sempre piaciuta così.
Davvero?
Davvero.
(ha un'espressione d'ingenua fierezza.)
(sedendole accanto con un'affettuosità lievemente sensuale) Dimmi un po', mogliettina: cosa lavori di bello?
Dei grembiuli.
Per la cameriera?
Per me.
Per te!?
Sì, perchè quando si è in faccende per la casa…
Ma questo è ciò che io non approvo. Abbiamo un segretario, una cameriera, un servo, un cocchiere, un cuoco…
Quanti più sono, meno c'è da fidarsi. E, anzi, proprio quel cuoco si dà un'importanza insopportabile! Stamane – per raccontarne una – io sono andata in cucina a controllare il peso della frutta comperata per la colezione, e lui…
(mettendole una mano sulla bocca) No, Teresa! Le gesta del cuoco poi no!
Me l'hai nominato tu, altrimenti non te ne avrei detto nulla. Ti parlo mai di qualche cosa se non cominci a parlarne tu?
(torturandole un po' il collo carezzosamente) Ma che sciocchina che sei!
(ridendo con bonarietà) E che posso farci io?
Non capisci nemmeno che in questo momento vorrei che tu smettessi di lavorare.
Subito, amor mio! (Ripone immediatamente nel cestino la stoffa, l'ago, le forbici.) Tu, intanto, hai lavorato finora.
Con qualche differenza, se non ti dispiace.
Hai lavorato bene?
Ahimè, no! Per ora, sono condannato a un lavoro di transazione che non mi piglia tutto. I bisogni quotidiani mi ci costringono per l'insufficienza del mio patrimonio assottigliato, e io ne soffro, ne soffro… Ma così non potrà durare a lungo. No, no! Io sento già che l'angusto involucro della vita pratica e gretta si sfascia sotto le pulsazioni violente della mia forza. E scriverò appunto il Poema della forza. Perdio! Sarà un'opera di battaglia contro gli esseri inferiori, contro i deboli, contro i vili, contro gl'inutili, contro gli sciocchi…
Anche contro di me?!
(interrompendo il suo volo lirico e sorridendo) Naturalmente!
E che me ne importa che scrivi contro di me? Sempre mio marito sei.
(celiando) E che vuol dire?
Vuol dire che sei tutto mio.
Domando scusa: tutto, no.
Però, iersera, quando stavi per prendere sonno, con la testa appoggiata alla mia spalla, non dicevi così.
Se stavo per prendere sonno, non sapevo quel che mi dicessi.
Sì che lo sapevi.
Mi pare che diventi pretensiosetta!
Io?
(facendosi abbastanza serio) E questo non mi garba.
Ricordavo una tua espressione tanto cara!
L'unico mezzo per farmene pentire.
(dolorosamente colpita, con mitezza) Stefano!
O i grembiuli della cameriera e le gesta del cuoco, o le solite melensaggini sentimentali!
Ma Stefano!
E non allungarmi il muso per giunta. Cos'hai? Ti ho fatto un avvertimento. Me ne vuoi per questo?
No. Mai!
E allora, su, su, Teresa!
(si rianima, suggestionata dall'animazione di lui.)
Oggi voglio una giornata tutta bella e benaugurante. L'ho desiderata sin da stanotte, dopo che un sogno di terrore mi ha bruscamente destato; e al mio desiderio già sono stati docili il sole e il mare. L'uno difatti mi largisce oggi tutti quanti i suoi raggi, e l'altro non minaccia, non rumoreggia e non mormora neppure la nenia dei suoi riposi malinconici. Tace in un sorriso di bellezza infinita e in questo sorriso la sua immensità non ha più insidie e mi chiama col dolce silenzio d'un'amante! (Festoso, vibrante, prendendola per una mano e conducendola verso il mare) Vieni, vieni, Teresa! Vieni a vedere, vieni a sentire com'è grande e com'è tranquillo! (Presso il parapetto) Di': lo ami tu il mare, Teresa?
Molto lo amo! (Si affaccia. – Le sue parole hanno una soavità concentrata e infantile.) Vedi la tinta smeraldina che ha l'acqua in questa minuscola insenatura!.. E com'è limpida!.. Mi piacerebbe di tuffarmici e andare diritta in fondo, sino a toccare l'arena con la mano!
(scultorio e altisonante) Io, invece, vorrei, con una vela prodigiosa, solcare in un attimo solo tutta questa superficie sin dove arriva lo sguardo!
SCENA V
Chiudi gli occhi – sopra il mare.
Apri gli occhi – sulla terra.
Sulla terra – non far guerra:
guarda attorno – notte e giorno.
(a Teresa) Chi è che verseggia in così buffa maniera?
È un vecchio mendicante che viene due o tre volte al mese. Dice dei versetti per meritarsi l'elemosina.
Io non l'ho mai visto.
Per evitarti la noia, Valentino ed io lo mettiamo sempre in fuga prima che tu sopraggiunga.
Fate la carità a un povero vecchio marinaio!
Senza barca – e senza rete
muore di fame – muore di sete.
(andando verso il viale – al mendicante che non è ancora comparso) No, no, buon vecchio! Oggi, no!
Perchè?.. Fammi fare la conoscenza di questo bel tipo.
Ah, sì?.. (richiamando il vecchio anche col gesto) Puoi avvicinarti, sai! Puoi avvicinarti. Non aver paura!
(raggiungendo Teresa) E quella vecchietta?
È sua moglie. Non si distacca mai da lui!
(Arriva la coppia. Egli è nonagenario. Rugoso, curvo, lento, ma relativamente forte. Ha i piedi scalzi, grossi, piatti, nodosi. Indossa una giacca fatta di brandelli. Al collo nudo, porta un nastrino dal quale pende una borsetta votiva con l'immagine di Santa Lucia. In testa, porta un lungo berrettone di lana color tabacco, che, senza visiera, floscio, con la punta cascante sin quasi sulla spalla, ricorda l'origine marinaresca di lui. Agli orecchi porta gli orecchini, che sono due semplici cerchietti dorati. La Vecchia che lo accompagna è