Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro

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      Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

      LIBRO OTTAVO

      Mentre l'Italia sotto la tirannide dell'ultimo Berengario e di Adalberto suo figliuolo gemeva, gl'Italiani ridotti nell'ultime miserie, pensarono di ricorrere ai soccorsi di Ottone figliuolo d'Errico Re di Germania, il quale avendo domati i Sassoni ed i Schiavoni, aveasi per le sue gloriose gesta acquistata fama non minore di quella di Carlo M., e s'era renduto per tutta Europa celebre e rinomato. Accelerò l'invito Adelaide vedova di Lotario, la quale possedendo la città di Pavia assegnata a lei per dote dal marito Lotario[1]; ed essendo ancor giovane e d'avvenenti maniere, fu fatta dimandare da Berengario per isposa di suo figliuolo Adelberto: ma ricusando ella lo sposo, sopra il suo rifiuto, Berengario la assediò in Pavia, la prese e la mandò prigione nel castello di Garda: ella ebbe talento di fuggirsene, ed implorò il soccorso del Re Ottone, offerendogli di prenderselo in isposo e di cedergli le sue ragioni sopra il Regno d'Italia. Adelaide, Porfirogenito[2], Luitprando[3] ed altri comunemente la riputano figliuola di Berta e di Rodolfo Re della Borgogna; ma Lione Ostiense[4] dice esser discesa da' Proceri della Toscana, ed il nostro Anonimo Salernitano[5] la fa sorella di Gisulfo Principe di Salerno: checchè ne sia, Ottone, a cui non erano ignote le sue virtù ed avvenenza, tosto venne in suo soccorso, calò in Italia con potente esercito, la liberò dall'oppressione di Berengario, ed invaghitosi della di lei grazia e venustà, la sposò in moglie, e seco in Alemagna la condusse, lasciando Corrado Duca di Lorena a perseguitar Berengario e suo figliuolo, i quali furon costretti ad andare a ritrovar Ottone in Alemagna e sottomettersi alla sua volontà[6]. Ottone avendo ricevuto da essi il giuramento e l'omaggio, gli restituì ne' loro Stati, eccettuato il Veronese e 'l Friuli, che furono da esso dati a suo fratello Errico Duca di Baviera. Ma Berengario ed Adelberto appena restituiti ne' loro Stati, cominciarono a cospirare contro Ottone, e malmenare i suoi sudditi: affliggevano l'Italia con inudite oppressioni, e maltrattavano il Papa, e tutti gli altri Vescovi e Signori d'Italia. Portarono perciò eglino le loro querele e' lamenti ad Ottone, e lo pregarono della sua protezione, invitandolo a calar di nuovo in Italia per discacciarne questi tiranni. Il Papa ed i Romani gli offerirono il Regno e la Corona imperiale: Valperto Arcivescovo di Milano gli offerì parimente di volerlo incoronare ed ungerlo Re d'Italia; e gli spedirono perciò una magnifica legazione.

      Ottone assicurato del concorde animo di tutti gli Italiani, non volle trascurare occasione così opportuna: ed avendo tenuta una Dieta in Vormes, fece coronare in Aquisgrana Re di Germania Ottone II suo figliuolo, che non avea più di sette anni; ed egli, stabilite le cose d'Alemagna, avendo raunato un numeroso esercito, tosto traversando la Baviera, per la via di Trento, insieme con Adelaide sua moglie, in Italia portossi. Fu ricevuto dagl'Italiani con universale applauso, e quantunque Adelberto avesse proccurato d'opporsegli con considerabili forze, nulladimanco abbandonato da' suoi, abbandonò anch'egli l'impresa, e fuggendo, non ebbe altro scampo, se non di ricovrarsi nell'isola di Corsica[7]. Entrato per tanto Ottone senza contrasto in Pavia, costrinse Berengario a fuggirsene con Villa sua moglie e con tutta la sua famiglia: indi passando in Milano fu ricevuto con incredibile giubilo da tutti i Milanesi. Allora l'Arcivescovo Valperto memore della promessa fattagli, avendo convocato un Concilio di Vescovi, al cospetto di tutta la città, ed in presenza di tutti, fu Berengario con Adelberto privato del Regno, ed Ottone per Re d'Italia proclamato: indi condotto nella chiesa di S. Ambrogio con grande apparato e con solenne cerimonia, concorrendovi tutto il Popolo, lo unse, e così consecrato sopra il suo capo pose la Corona del ferro: così Ottone, che ora lo diremo Re di Germania insieme e d'Italia, avendo in quest'anno 961 con tanta prosperità acquistato un tanto Regno, con solenni giuramenti promise di voler difendere Italia con tutti i suoi sforzi contro l'invasione di qualunque tiranno. Indi tornato in Pavia si condusse nel seguente anno 962 coll'Arcivescovo Valperto in Roma e con fioritissimo esercito, per ricevere dal Papa la Corona imperiale: portò anche seco Adelaide, e fu da' Romani ricevuto con non minore applauso ed allegrezza, che fu Carlo M. in quella città introdotto. Pari fu il giubilo ed il concorso e l'ardente desiderio de' Popoli di acclamarlo Imperadore d'Occidente: siccome eguali furono le solenni cerimonie che Papa Giovanni XII volle usar con Ottone, niente dissimili da quelle che praticò Lione con Carlo M. Egli incontrato da Giovanni entrò nella chiesa del Vaticano, ove essendo pronto ed apparecchiato tutto ciò che a sì augusta cerimonia richiedevasi, fu dall'Arcivescovo Valperto presentato al Pontefice, il quale tosto lo unse, e finalmente gli pose il diadema imperiale, gridando intanto tutto il Popolo ivi accorso felicità e vittoria ad Ottone Augusto Imperador Romano[8]: da poi avendo egli solennemente giurato difender l'Italia contro i sforzi di Berengario, e di chi avesse tentato perturbarla, in Pavia fece ritorno. Carlo Sigonio narra, che Ottone fece ancora restituire al Papa alcune terre della Chiesa, che nelle precedenti rivoluzioni d'Italia gli erano state occupate; rapportando appresso, che Ottone III confermò le donazioni, che da Carlo M. e da Lodovico Pio erano state fatte alla Chiesa di Roma; onde mal fa il Chioccarelli[9], attribuendo questo privilegio di confermazione ad Ottone I non al III, come fece il Sigonio.

      Ecco ciò che si dice traslazione d'Imperio dagl'Italiani a' Germani, della quale pure i romani Pontefici vogliono esserne riputati autori, non altrimenti che lo pretesero di quella nella persona di Carlo M.[10]. Così l'Imperio d'Occidente essendo prima passato da' Franzesi negl'Italiani, fu poi trasportato negli Alemani in persona d'Ottone, che l'ebbe per li diritti della sua conquista e per l'elezion libera de' Popoli oppressi, i quali non potevano trovare allora altro protettore, che lui per liberarsi dalla tirannia di Berengario. Comunemente da' nostri Scrittori[11] Ottone vien chiamato il primo Imperadore tedesco, ancorchè prima di lui fosse stato, come s'è detto, Arnolfo; perchè dicono, che da Lione VIII, R. P. nell'anno 974, col consenso di tutti i Romani fu l'Imperio aggiudicato ad Ottone ed a tutti i suoi successori in perpetuo, e fu l'Imperio romano con indissolubil nodo unito col Regno germanico[12], ciò che non può dirsi d'Arnolfo, il quale in quella rivoluzione di cose in mezzo a tante fazioni fu più per istudio delle parti, che per libera ed universale acclamazione eletto Imperadore.

      CAPITOLO I

      Ottone riordina il Regno d'Italia: sue spedizioni contra i Greci; ed innalzamento del contado di Capua in Principato

      Stabilito Ottone nel regno d'Italia, furono rivolti tutti i suoi pensieri a riordinarlo con migliori leggi ed istituti, non altrimente che fece Carlo M. proccurò, calcando le sue pedate, ristabilirlo dopo tante rivoluzioni in miglior forma: molte leggi di lui perciò si leggono, e Goldasto[13] ne inserì molte ne' suoi volumi, per le quali non meno il Regno germanico, che l'Italico fu riordinato. Non è però, come per l'autorità del Sigonio credette l'Abate della Noce[14], che Ottone avesse più distintamente di quello che fece Carlo M. stabilite leggi sopra i Feudi; poichè il primo facitor di leggi feudali fu Corrado il Salico, come diremo. Ma sopra queste nostre province assai maggiore autorità acquistossi Ottone, che Carlo M. istesso, e la sovranità, che vi esercitò fu di colui assai maggiore. Non erano i nostri Principi longobardi, come il Principe di Benevento, quello di Salerno ed il conte di Capua, in istato di opporsi alla sua dominazione, siccome fecero Arechi e Grimoaldo Principi di Benevento con Carlo M. e Pipino suo figliuolo; anzi dichiararonsi di lui ligi e feudatarj, sottoponendo a lui i loro Stati, e riconoscendolo Re d'Italia con quella medesima sovranità, che i loro maggiori riconobbero gli antichi Re longobardi; e ciascuno di loro a gara mostravasi tutto a lui ossequioso e riverente, per acquistarsi la sua grazia e protezione.

      Reggeva in questi tempi, come s'è detto, il principato di Benevento ed il Contado di Capua Pandulfo Capo di ferro insieme con Landulfo III, suo fratello, il quale tosto, che seppe che Ottone s'incamminava verso Capua per assicurarsi maggiormente della fedeltà di questi Principi, e di Gisulfo precisamente (il quale se bene, al creder dell'Anonimo, era suo cognato, dava però di


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<p>1</p>

Putean. l. 4, Ab. de Nuce in Chron. Ostiens. lib. 1 cap. 61.

<p>2</p>

Por. lib. 6 de Admin. Imp. cap. 26.

<p>3</p>

Luitprand. l. 4. c. 6.

<p>4</p>

Ostiens. l. 1. c. 61.

<p>5</p>

Anon. Saler. part. 7. num. 2.

<p>6</p>

Frisigens. l. 1. c. 19.

<p>7</p>

Anon. Salern. part. 7 num. 1.

<p>8</p>

Anonim. Salern. part. 7 num. 1. Luitprand. l. 6 c. 6.

<p>9</p>

Chiocc. in Indic. t. 1. Reg. Jurisdict.

<p>10</p>

V. Dupin. Eccl. disciplin. dissert. ult.

<p>11</p>

Frisingen. l. 6 c. 17 et c. 24. Radevic. l. 1 c. 6.

<p>12</p>

V. Struv. hist. Juris Publ. c. ult. §. 2.

<p>13</p>

Goldast. Const. Imp. Tom. uno, pag. 215 seqq. tom. 3 pag. 303, seqq.

<p>14</p>

Ab. de Nuce in not. ad Chron. Ostien. l. 1. cap. ult. in fin.