Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5. Giannone Pietro
il testamento dell'Imperador Federico, dove Manfredi è trattato come suo figliuol legittimo, invitandolo alla successione de' suoi Regni nel caso che Corrado ed Errico mancassero senza figliuoli, riputano per vero, ciò che Matteo Paris narra, come una voce fatta insorgere da Manfredi stesso, cioè, che sua madre essendo vicina a morte, fattosi chiamar l'Imperadore, avesselo per le calde preghiere e sue pietose lagrime, indotto per quelle poche ore di vita, che le rimanevano a riconoscerla per vera moglie, con isposarla; ed in conseguenza, che per cotal atto Manfredi si venne a legittimare[141]: tengono per cosa certa, che la successione di questi Reami per la morte di Corradino si fosse diferita a Costanza figliuola di Manfredi e moglie del Re Pietro, ed a' suoi discendenti; e che a ragione gli Arragonesi ne cacciarono i Franzesi, e con giustizia se ne rendesser poi Signori.
Ma perchè più dura e acerba fosse l'angoscia dell'infelice Corradino, non fu il primo ad essergli mozzo il capo, ma vollero riserbarlo al fiero spettacolo della decapitazione di Federico Duca d'Austria; poichè il primo ad esser decapitato fu quest'infelice, il cui capo mozzo dal carnefice prese in mano il dolente Corradino, e dopo averlo bagnato d'amare lagrime, baciollo e se lo strinse al petto, piangendo la sua sventurata sorte, ed incolpando se stesso ch'era stato cagione di sì crudel morte, togliendolo alla sua infelice madre. Poi rincrescendogli di sopravvivere a tanti acerbi spettacoli, postosi inginocchione chiedendo perdono a Dio de' suoi falli, diede segno al carnefice di dover eseguire il suo ufficio, il quale in un tratto gli recise il regal capo. E dopo lui, furon decapitati il Conte Girardo da Pisa, ed Hurnasio Cavalier tedesco, e nove altri Baroni regnicoli furono fatti morire su le forche.
(Questo Federico ultimo dell'antica stirpe Austriaca era della casa di Baden, e s'intitolava Duca d'Austria, com'erede di Federico II il Bellicoso. E' nacque da Gertrude figliuola d'Errico III ch'era fratello del Bellicoso, la quale si maritò con Ermando di Baden, come narra Gerardo a Roo[142]: Cum Fridericus Austriae Ducum ex Babenbergensi gente ultimus Anno post mille ducentos sexto et quadragesimo ex vulnere in pugna cum Hungaris commissa accepto, obiisset, Hermanus Badensis, qui Gertrudim illius ex fratre Henrico Medlicense neptem in matrimonio habebat, Austriae gubernationem adierat. Ejus filius Fridericus annos tutelae vix egressus, Neapoli cum Cunradino Apuliae et Siciliae Rege, uti paulo post dicetur, capite plexus erat. Vedasi Struvio[143]).
Questo infelice fine, compianto da quanti videro sì funesto ed orrido spettacolo, ebbe il giovanetto Corradino in età di 17 anni. In lui s'estinse la chiara e nobilissima casa di Svevia, che per linea non men mascolina che femminina discendea da' Clodovei e dai Carolingi di Francia, e da' Duchi di Baviera. Famiglia, che sopra tutte le altre d'Europa contava più Imperadori, Re, Principi e Duchi, e che sopra tutte le famiglie di Germania teneva il vanto di nobiltà. In questo sangue incrudelì Re Carlo, portandogli cotal barbaro fatto eterna infamia presso tutte le Nazioni d'Europa; nè vi è Scrittore, ancor che franzese, che non detesti ed abbomini atto sì crudele, da non paragonarsi a quante empietà e scelleraggini si leggono de' più fieri Tiranni, ch'ebbe la terra. Quindi in Alemagna surse l'illustre Casa d'Austria; poich'estinta la stirpe de' Principi di Svevia, e Riccardo, fratello del Re d'Inghilterra, che aspirava all'Imperio, essendo morto, ed Alfonso Re di Castiglia suo competitore non avendo più partigiani in Alemagna, gli Elettori l'anno 1273 si ragunarono in Francfort, ed elessero per Imperadore Rodolfo Conte di Auspurg, il quale fu coronato l'istesso anno in Aquisgrana, e riconosciuto da' Principi d'Alemagna; ed avendo umiliato Ottogaro Re di Boemia, fece che restituisse l'Austria, la qual diede ad Alberto suo primogenito, i di cui discendenti presero il nome di Austriaci.
Ecco finalmente come dopo 69 anni terminò in Sicilia, ed in Puglia il Regno de' Svevi e con qual crudel principio cominciasse quello de' Franzesi, che portò in queste nostre province grandi mutazioni, così nello stato civile e temporale, come nello ecclesiastico e spirituale. Ciò, che dopo aver narrata la politia ecclesiastica di questi tempi, sarà il soggetto de' seguenti libri di quest'Istoria.
CAPITOLO V
Politia ecclesiastica dal decimoterzo secolo insino al Regno degli Angioini
La potenza de' romani Pontefici si stese in questo secolo tanto, che non fu veduta in altri tempi maggiore: volevan esser creduti Monarchi non meno nello spirituale che nel temporale, e s'arrogavano perciò la facoltà di poter deporre i Principi da' loro Stati e Signorie: chiamargli in Roma a purgarsi de' delitti, dei quali erano stati accusati: assignar loro certo termine a comparire, sentenziargli, e nel caso non ubbidissero, di dichiarargli decaduti da' loro Reami: assolvere i loro vassalli da' giuramenti dati, ed invitar altri alla conquista delle Signorie, ond'erano stati deposti. Riputandosi Signori del Mondo, non aveano difficoltà d'investire i loro devoti di province, e di Regni in tutta la terra, ed in tutto il mare d'isole e golfi, e d'altre province sconosciute e lontane. Bonifacio VIII avendo Ruggiero di Loria famoso Ammiraglio di mare conquistata Gerba ed alcune altre isole dell'Affrica, tosto nel primo anno del suo Ponteficato 1295 essendo in Anagni gliene spedì Bolla d'investitura, per la quale gli concedè in Feudo le isole suddette con obbligarlo a prestar il giuramento di fedeltà ed omaggio, e di pagarli cinquanta once d'oro l'anno al peso del Regno di Sicilia, per censo, in ricognizione del dominio diretto, ch'egli vi pretendeva, siccome lo pretendeva in tutte le altre province del Mondo; e la carta di quest'investitura è rapportata dal Tutini[144]. E da questo principio nacque, che Alessandro VI nell'anno 1493 si facesse lecito di concedere la terra ferma e l'isole insino a' suoi tempi sconosciute, e tirar una linea da un Polo all'altro, assegnandole e donandole a Ferdinando ed Isabella Re di Castiglia[145]. Quindi surse la nuova dottrina professata da' Dottori Guelfi e dai Canonisti che il Papa fosse Signore di tutto il Mondo contrastando a' Dottori Ghibellini, che ne facevano Signore l'Imperadore.
La Cattedra di S. Pietro volevano che si riputasse la Reggia universale del Cristianesimo, ed a questo fine ingrandirono i Cardinali e depressero i Vescovi, per rendere più maestosa la loro Sede. I Cardinali, come si è veduto, sdegnavano di andar di persona a trattare con Manfredi, dicendo, che ciò non era di loro stima ed onore; ed Innocenzio IV ad onta di Federico, che s'ingegnava abbassargli insieme con tutto l'Ordine ecclesiastico, volle dargli il cappel rosso, la valigia e la mazza d'argento quando cavalcavano, volendo che alla regia dignità fosse la loro agguagliata; ed essendosi da poi proccurato d'innalzar assai più la loro dignità a gradi ed onori Eminenti, vennero dagli adulatori della Corte romana anche chiamati Grandi Senatori, che venerati con regali onoranze eleggono il Supremo Principe, che così chiamano il Papa, ed assistono al suo gran soglio.
Divenuto il Papa Monarca, i Cardinali grandi Senatori, e la Sede Appostolica Reggia e Corte universale del Cristianesimo, Gregorio IX per maggiormente stabilire la Monarchia applicò l'animo ad una compilazione e pubblicazione di Decretali, le quali terminarono di mettere interamente in rovina il diritto antico de' Canoni, e stabilirono la possanza assoluta e senza termine de' romani Pontefici; poichè considerando, che siccome l'Imperador Teodosio formò la politia dell'Imperio, con far raccorre le costituzioni ed editti, così suoi, come degli altri Imperadori predecessori in un libro, che fu poi chiamato il Codice Teodosiano; e l'Imperador Giustiniano, oltre la compilazion delle Pandette, che contenevano le leggi antiche accomodate al suo tempo, ridusse ancora in un corpo le sue costituzioni e quelle de' predecessori Imperadori nel suo Codice; così bisognava formar una nuova politia per la Chiesa accomodata a' suoi tempi (giacchè, mutate le cose, la compilazione del Decreto non era a proposito) e di ridurre perciò in un corpo tutte l'epistole decretali de' suoi predecessori, con separarle da' canoni, e dall'altre epistole de' Pontefici, le quali non potevano servire, come queste, ch'egli trascelse, per stabilire la Monarchia romana, e massimamente per la materia beneficiale e per lo Foro episcopale, e per maggiormente stendere la conoscenza nelle cause e la loro giurisdizione; ond'egli, ad imitazione di que' due grandi Imperadori, ordinò la compilazione d'un nuovo Codice; ed aboliti tutti gli altri rescritti, volle, che questo suo libro, che chiamò Decretale, avesse tutta la forza e vigor di legge; nel quale vi è molto più intorno a quello che concerne l'edificazione de' processi, che l'edificazione dell'anime.
§. I. Della compilazione delle decretali;
141
V. Inveges Annal. di Palerm. tom. 3.
142
Histor. Austr. Lib. 1 pag. 15.
143
Syntagm. Hist. Germ. dissert. 22 § 10 pag. 714.
144
Tutini degli Ammir. del Regno, pag. 90 data in Anagni a' 11 Agosto 1295.
145
Bolla di Aless. VI presso Franc. Lopez Istor. dell'Indie, cap. 19.