Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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da lontana parte e da vicina

      portan sollevamento al lor martoro.

      Molte donne han per forza e per rapina,

      alcune per lusinghe, altre per oro;

      e sempre da diverse regioni

      n'hanno piene le torri e le prigioni.

61

      Passando una lor fusta a terra a terra

      inanzi a quella solitaria riva

      dove fra sterpi in su l'erbosa terra

      la sfortunata Angelica dormiva,

      smontaro alquanti galeotti in terra

      per riportarne e legna ed acqua viva;

      e di quante mai fur belle e leggiadre

      trovaro il fiore in braccio al santo padre.

62

      Oh troppo cara, oh troppo eccelsa preda

      per sì barbare genti e sì villane!

      Oh Fortuna crudel, chi fia ch'il creda,

      che tanta forza hai ne le cose umane,

      che per cibo d'un mostro tu conceda

      la gran beltà, ch'in India il re Agricane

      fece venir da le caucasee porte

      con mezza Scizia a guadagnar la morte?

63

      La gran beltà, che fu da Sacripante

      posta inanzi al suo onore e al suo bel regno;

      la gran beltà, ch'al gran signor d'Anglante

      macchiò la chiara fama e l'alto ingegno;

      la gran beltà che fe' tutto Levante

      sottosopra voltarsi e stare al segno,

      ora non ha (così è rimasa sola)

      chi le dia aiuto pur d'una parola.

64

      La bella donna, di gran sonno oppressa,

      incatenata fu prima che desta.

      Portaro il frate incantator con essa

      nel legno pien di turba afflitta e mesta.

      La vela, in cima all'arbore rimessa,

      rendé la nave all'isola funesta,

      dove chiuser la donna in rocca forte,

      fin a quel dì ch'a lei toccò la sorte.

65

      Ma poté sì, per esser tanto bella,

      la fiera gente muovere a pietade,

      che molti dì le differiron quella

      morte, e serbarla a gran necessitade;

      e fin ch'ebber di fuore altra donzella,

      perdonaro all'angelica beltade.

      Al mostro fu condotta finalmente,

      piangendo dietro a lei tutta la gente.

66

      Chi narrerà l'angosce, i pianti, i gridi,

      l'alta querela che nel ciel penetra?

      maraviglia ho che non s'apriro i lidi,

      quando fu posta in su la fredda pietra,

      dove in catena, priva di sussidi,

      morte aspettava abominosa e tetra.

      Io nol dirò; che sì il dolor mi muove,

      che mi sforza voltar le rime altrove,

67

      e trovar versi non tanto lugubri,

      fin che 'l mio spirto stanco si riabbia;

      che non potrian li squalidi colubri,

      né l'orba tigre accesa in maggior rabbia,

      né ciò che da l'Atlante ai liti rubri

      venenoso erra per la calda sabbia,

      né veder né pensar senza cordoglio,

      Angelica legata al nudo scoglio.

68

      Oh se l'avesse il suo Orlando saputo,

      ch'era per ritrovarla ito a Parigi;

      o li dui ch'ingannò quel vecchio astuto

      col messo che venìa dai luoghi stigi!

      fra mille morti, per donarle aiuto,

      cercato avrian gli angelici vestigi:

      ma che fariano, avendone anco spia,

      poi che distanti son di tanta via?

69

      Parigi intanto avea l'assedio intorno

      dal famoso figliuol del re Troiano;

      e venne a tanta estremitade un giorno,

      che n'andò quasi al suo nimico in mano:

      e se non che li voti il ciel placorno,

      che dilagò di pioggia oscura il piano,

      cadea quel dì per l'africana lancia

      il santo Impero e 'l gran nome di Francia.

70

      Il sommo Creator gli occhi rivolse

      al giusto lamentar del vecchio Carlo;

      e con subita pioggia il fuoco tolse:

      né forse uman saper potea smorzarlo.

      Savio chiunque a Dio sempre si volse;

      ch'altri non poté mai meglio aiutarlo.

      Ben dal devoto re fu conosciuto,

      che si salvò per lo divino aiuto.

71

      La notte Orlando alle noiose piume

      del veloce pensier fa parte assai.

      Or quinci or quindi il volta, or lo rassume

      tutto in un loco, e non l'afferma mai:

      qual d'acqua chiara il tremolante lume,

      dal sol percossa o da' notturni rai,

      per gli ampli tetti va con lungo salto

      a destra ed a sinistra, e basso ed alto.

72

      La donna sua, che gli ritorna a mente,

      anzi che mai non era indi partita,

      gli raccende nel core e fa più ardente

      la fiamma che nel dì parea sopita.

      Costei venuta seco era in Ponente

      fin dal Cataio; e qui l'avea smarrita,

      né ritrovato poi vestigio d'ella

      che Carlo rotto fu presso a Bordella.

73

      Di questo Orlando avea gran doglia, e seco

      indarno a sua sciocchezza ripensava.

      – Cor mio (dicea), come vilmente teco

      mi son portato! ohimè, quanto mi grava

      che potendoti aver notte e dì meco,

      quando la tua bontà non mel negava,

      t'abbia lasciato in man di Namo porre,

      per non sapermi a tanta ingiuria opporre!

74

      Non aveva ragione io di scusarme?

      e Carlo non m'avria forse disdetto:

      se pur disdetto, e chi potea sforzarme?

      chi ti mi volea torre al mio dispetto?

      non poteva io venir più tosto all'arme?

      lasciar più tosto trarmi il cor


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