Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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Ruggier fosse occupato tanto

      in quel travaglio, in quella dolce pena,

      che 'l mal'influsso n'andasse da canto,

      l'influsso ch'a morir giovene il mena.

      Dopo il castel d'acciar, che nulla giova,

      e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.

22

      Non pur costui, ma tutti gli altri ancora,

      che di valore in Francia han maggior fama,

      acciò che di lor man Ruggier non mora,

      condurre Atlante in questo incanto trama.

      E mentre fa lor far quivi dimora,

      perché di cibo non patischin brama,

      sì ben fornito avea tutto il palagio,

      che donne e cavallier vi stanno ad agio.

23

      Ma torniamo ad Angelica, che seco

      avendo quell'annel mirabil tanto,

      ch'in bocca a veder lei fa l'occhio cieco,

      nel dito, l'assicura da l'incanto;

      e ritrovato nel montano speco

      cibo avendo e cavalla e veste e quanto

      le fu bisogno, avea fatto disegno

      di ritornare in India al suo bel regno.

24

      Orlando volentieri o Sacripante

      voluto avrebbe in compania: non ch'ella

      più caro avesse l'un che l'altro amante;

      anzi di par fu a' lor disii ribella:

      ma dovendo, per girsene in Levante,

      passar tante città, tante castella,

      di compagnia bisogno avea e di guida,

      né potea aver con altri la più fida.

25

      Or l'uno or l'altro andò molto cercando,

      prima ch'indizio ne trovasse o spia,

      quando in cittade, e quando in ville, e quando

      in alti boschi, e quando in altra via.

      Fortuna al fin là dove il conte Orlando,

      Ferraù e Sacripante era, la invia,

      con Ruggier, con Gradasso ed altri molti

      che v'avea Atlante in strano intrico avolti.

26

      Quivi entra, che veder non la può il mago,

      e cerca il tutto, ascosa dal suo annello;

      e trova Orlando e Sacripante vago

      di lei cercare invan per quello ostello.

      Vede come, fingendo la sua immago,

      Atlante usa gran fraude a questo e a quello.

      Chi tor debba di lor, molto rivolve

      nel suo pensier, né ben se ne risolve.

27

      Non sa stimar chi sia per lei migliore,

      il conte Orlando o il re dei fier Circassi.

      Orlando la potrà con più valore

      meglio salvar nei perigliosi passi:

      ma se sua guida il fa, sel fa signore;

      ch'ella non vede come poi l'abbassi,

      qualunque volta, di lui sazia, farlo

      voglia minore, o in Francia rimandarlo.

28

      Ma il Circasso depor, quando le piaccia,

      potrà, se ben l'avesse posto in cielo.

      Questa sola cagion vuol ch'ella il faccia

      sua scorta, e mostri avergli fede e zelo.

      L'annel trasse di bocca, e di sua faccia

      levò dagli occhi a Sacripante il velo.

      Credette a lui sol dimostrarsi, e avenne

      ch'Orlando e Ferraù le sopravenne.

29

      Le sopravenne Ferraù ed Orlando;

      che l'uno e l'altro parimente giva

      di su di giù, dentro e di fuor cercando

      del gran palazzo lei, ch'era lor diva.

      Corser di par tutti alla donna, quando

      nessuno incantamento gli impediva:

      perché l'annel ch'ella si pose in mano,

      fece d'Atlante ogni disegno vano.

30

      L'usbergo indosso aveano e l'elmo in testa

      dui di questi guerrier, dei quali io canto;

      né notte o dì, dopo ch'entraro in questa

      stanza, l'aveano mai messi da canto;

      che facile a portar, come la vesta,

      era lor, perché in uso l'avean tanto.

      Ferraù il terzo era anco armato, eccetto

      che non avea né volea avere elmetto,

31

      fin che quel non avea, che 'l paladino

      tolse Orlando al fratel del re Troiano;

      ch'allora lo giurò, che l'elmo fino

      cercò de l'Argalia nel fiume invano:

      e se ben quivi Orlando ebbe vicino,

      né però Ferraù pose in lui mano;

      avenne, che conoscersi tra loro

      non si poter, mentre là dentro foro.

32

      Era così incantato quello albergo,

      ch'insieme riconoscer non poteansi.

      Né notte mai né dì, spada né usbergo

      né scudo pur dal braccio rimoveansi.

      I lor cavalli con la sella al tergo,

      pendendo i morsi da l'arcion, pasceansi

      in una stanza, che presso all'uscita,

      d'orzo e di paglia sempre era fornita.

33

      Atlante riparar non sa né puote,

      ch'in sella non rimontino i guerrieri

      per correr dietro alle vermiglie gote,

      all'auree chiome ed a' begli occhi neri

      de la donzella, ch'in fuga percuote

      la sua iumenta, perché volentieri

      non vede li tre amanti in compagnia,

      che forse tolti un dopo l'altro avria.

34

      E poi che dilungati dal palagio

      gli ebbe sì, che temer più non dovea

      che contra lor l'incantator malvagio

      potesse oprar la sua fallacia rea;

      l'annel che le schivò più d'un disagio,

      tra le rosate labra si chiudea:

      donde lor sparve subito dagli occhi,

      e gli lasciò come insensati e sciocchi.

35

      Come che fosse il suo primier disegno

      di voler seco Orlando o Sacripante,

      ch'a ritornar l'avessero nel regno

      di Galafron ne l'ultimo Levante;

      le vennero amendua subito a sdegno,

      e


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