Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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diede albergo,

      estima la vil turba e l'arme tante,

      quel che dentro alla mandra, all'aer cupo,

      il numer de l'agnelle estimi il lupo.

79

      Nuda avea in man quella fulminea spada

      che posti ha tanti Saracini a morte:

      dunque chi vuol di quanta turba cada

      tenere il conto, ha impresa dura e forte.

      Rossa di sangue già correa la strada,

      capace a pena a tante genti morte;

      perché né targa né capel difende

      la fatal Durindana, ove discende,

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      né vesta piena di cotone, o tele

      che circondino il capo in mille vòlti.

      Non pur per l'aria gemiti e querele,

      ma volan braccia e spalle e capi sciolti.

      Pel campo errando va Morte crudele

      in molti, vari, e tutti orribil volti;

      e tra sé dice: – In man d'Orlando valci

      Durindana per cento de mie falci. —

81

      Una percossa a pena l'altra aspetta.

      Ben tosto cominciar tutti a fuggire;

      e quando prima ne veniano in fretta

      (perch'era sol, credeanselo inghiottire),

      non è chi per levarsi de la stretta

      l'amico aspetti, e cerchi insieme gire:

      chi fugge a piedi in qua, chi colà sprona;

      nessun domanda se la strada è buona.

82

      Virtude andava intorno con lo speglio

      che fa veder ne l'anima ogni ruga:

      nessun vi si mirò, se non un veglio

      a cui il sangue l'età, non l'ardir, sciuga.

      Vide costui quanto il morir sia meglio,

      che con suo disonor mettersi in fuga:

      dico il re di Norizia; onde la lancia

      arrestò contra il paladin di Francia.

83

      E la roppe alla penna de lo scudo

      del fiero conte, che nulla si mosse.

      Egli ch'avea alla posta il brando nudo,

      re Manilardo al trapassar percosse.

      Fortuna l'aiutò; che 'l ferro crudo

      in man d'Orlando al venir giù voltosse:

      tirare i colpi a filo ognor non lece;

      ma pur di sella stramazzar lo fece.

84

      Stordito de l'arcion quel re stramazza:

      non si rivolge Orlando a rivederlo;

      che gli altri taglia, tronca, fende, amazza;

      a tutti pare in su le spalle averlo.

      Come per l'aria, ove han sì larga piazza,

      fuggon li storni da l'audace smerlo,

      così di quella squadra ormai disfatta

      altri cade, altri fugge, altri s'appiatta.

85

      Non cessò pria la sanguinosa spada,

      che fu di viva gente il campo voto.

      Orlando è in dubbio a ripigliar la strada,

      ben che gli sia tutto il paese noto.

      O da man destra o da sinistra vada,

      il pensier da l'andar sempre è remoto:

      d'Angelica cercar, fuor ch'ove sia,

      teme, e di far sempre contraria via.

86

      Il suo camin (di lei chiedendo spesso)

      or per li campi or per le selve tenne:

      e sì come era uscito di se stesso,

      uscì di strada; e a piè d'un monte venne,

      dove la notte fuor d'un sasso fesso

      lontan vide un splendor batter le penne.

      Orlando al sasso per veder s'accosta,

      se quivi fosse Angelica reposta.

87

      Come nel bosco de l'umil ginepre,

      o ne la stoppia alla campagna aperta,

      quando si cerca la paurosa lepre

      per traversati solchi e per via incerta,

      si va ad ogni cespuglio, ad ogni vepre,

      se per ventura vi fosse coperta;

      così cercava Orlando con gran pena

      la donna sua, dove speranza il mena.

88

      Verso quel raggio andando in fretta il conte,

      giunse ove ne la selva si diffonde

      da l'angusto spiraglio di quel monte,

      ch'una capace grotta in sé nasconde;

      e trova inanzi ne la prima fronte

      spine e virgulti, come mura e sponde,

      per celar quei che ne la grotta stanno,

      da chi far lor cercasse oltraggio e danno.

89

      Di giorno ritrovata non sarebbe,

      ma la facea di notte il lume aperta.

      Orlando pensa ben quel ch'esser debbe;

      pur vuol saper la cosa anco più certa.

      Poi che legato fuor Brigliadoro ebbe,

      tacito viene alla grotta coperta:

      e fra li spessi rami ne la buca

      entra, senza chiamar chi l'introduca.

90

      Scende la tomba molti gradi al basso,

      dove la viva gente sta sepolta.

      Era non poco spazioso il sasso

      tagliato a punte di scarpelli in volta;

      né di luce diurna in tutto casso,

      ben che l'entrata non ne dava molta;

      ma ve ne venìa assai da una finestra

      che sporgea in un pertugio da man destra.

91

      In mezzo la spelonca, appresso a un fuoco,

      era una donna di giocondo viso;

      quindici anni passar dovea di poco,

      quanto fu al conte, al primo sguardo, aviso:

      ed era bella sì, che facea il loco

      salvatico parere un paradiso;

      ben ch'avea gli occhi di lacrime pregni,

      del cor dolente manifesti segni.

92

      V'era una vecchia; e facean gran contese

      (come uso feminil spesso esser suole),

      ma come il conte ne la grotta scese,

      finiron le dispùte e le parole.

      Orlando a salutarle fu cortese

      (come con donne sempre esser si vuole),

      ed elle si levaro immantinente,

      e lui risalutar benignamente.

93

      Gli


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