Due. Eva Forte

Due - Eva Forte


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una presa di coscienza comune a tal punto da farci rimanere molto legati ancora oggi. In questi giorni è tornata in Italia e così ci sentiamo più spesso del solito e non solo con messaggini e e-mail. Rivederla è sempre molto bello, per qualche istante ho anche pensato di aver fatto male ad averla lasciata andare via, ma poi mi sono reso conto che era solo un fatto puramente egoistico e così ora ho accettato la nostra amicizia a distanza, che si rafforza ogni giorno di più. Questa sera ci vedremo, finalmente soli per raccontarci faccia a faccia di quest'ultimo anno passato lontani.

      

      

      Salgo in macchina e dopo aver sistemato la busta sul sedile posteriore, riparto alla volta della Capitale, con i polmoni pieni di aria pulita e le scarpe sporche di terra. Oggi avrei veramente voglia di rivederla, ma so benissimo che dovrò aspettare a domani mattina per il nostro consueto scambio di sguardi. Durante il tragitto richiamo Lucia e le racconto della mia mattinata campestre, ci diamo l'appuntamento per la sera e mi saluta dicendomi che ha una bella novità da raccontare. Il suo tono di voce è pieno di entusiasmo, sembra una bambina davanti all'albero di natale pieno di doni tutti per lei. Forse tornerà in Italia? L'idea mi fa ben sperare e comincio a farci l'idea a riaverla nuovamente vicina a me, anche lavorativamente parlando. Siamo tutti e due fotografi free lance, o meglio io lo sono ancora mentre lei ora lavora per una famosa rivista patinata di fotografia in Francia. Quasi alle porte di Roma mi fermo per fare qualche scatto alle balle di grano ben distanziate sulle distese di terra tutte intorno all'autostrada, approfittando di una piccola area di sosta dove poter fermare la macchina. Viene voglia di scavalcare la staccionata e correrci intorno, fino a buttarsi lunghi in terra a prendere un po' di quel sole che trasforma il grano in fili d'oro. Sarebbe piacevole rimanere con la schiena sull'erba appena tagliata per poi ti alzarsi pieni di pezzi di paglia incastrati tra i capelli. In lontananza due cavalli proprio davanti al sole permettono qualche scatto più vivo: sembra proprio che stiano correndo dentro i suoi raggi, viene quasi paura che si brucino e che il loro correre avanti e indietro sia una sfida contro quella palla infuocata. Poi scompaiono all'orizzonte e il sole perde il suo aspetto che incute timore e torna ad essere solo lo sfondo di uno scenario da innamorati. Perso in mille pensieri e poche foto scattate, mi accorgo di essere in ritardo sulla tabella di marcia e così, mio malgrado, devo tornare nella grande città, per essere fagocitato negli impegni pomeridiani prima di arrivare al tanto atteso appuntamento serale.

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      

      CAPITOLO 2

      Sguardi al bar

      

      

      La sveglia suona come ogni mattina quando ormai sono già con gli occhi aperti da almeno un quarto d'ora a crogiolarmi nel letto sentendo il primo fresco della mattina che si infila sotto al piumone di piume d'oca. Un piccolo momento tutto per me per pensare a come andrà la giornata, anche se negli ultimi mesi il primo pensiero va a lui. Assurdo pensare come prima cosa in assoluto a un completo sconosciuto, che ormai però fa parte della mia quotidianità. Sono talmente presa da questa persona che tutti i preparativi sono incentrati su di lui, per cercare di capire cosa gli possa piacere e come attirare la sua attenzione. In finale è solo questo che voglio, attirare l'attenzione del mio uomo misterioso, fermando tutto a questo primo approccio sperando che niente vada mai oltre rischiando di rovinare questo magico momento della prima mattina. Al nostro bar, dove ci vediamo ogni giorno sempre alla stessa ora, mi siedo sempre nel medesimo posto, rivolta verso il bancone per poterlo vedere bene. Lui sa che sono li, e il primo sguardo appena arriva è sempre per me.

      

      

      Mi alzo, piedi scalzi e camicia da notte sulle ginocchia anche d'inverno, per sentire la freschezza delle lenzuola insieme al calore della coperta. Anche il cuscino, rigorosamente profumato di ammorbidente, deve essere sempre fresco e così, finché non mi addormento, lo rigiro appena si scalda un po' con il calore del corpo per riavere sulle guance quella sensazione rigenerante che solo il freddo può dare. Prima di fare la doccia riscaldo il piccolo bagno secondario, la stanza tutta mia dove non entra mai nessun altro all'infuori di me. Il mio piccolo rifugio curato nei minimi particolari, con tanto di musica in filo diffusione e doccia con cromoterapia. Preparo la mia playlist preferita, accendo il caldo bagno, e mi immergo in una bollente doccia profumata. Dopo poco sono già fuori, oggi scalpito all'idea di rivederlo, dopo un weekend passato fuori Roma.

      

      

      Incredibile come riesca a farmi battere così forte il cuore un gesto così semplice come lo scambio di uno sguardo. Mi basta e mi riempie a tal punto che fuggo qualsiasi passo successivo. In questa folle storia ho coinvolto anche Camilla, la mia collega di stanza. Ci siamo conosciute quando mi hanno affidato un nuovo progetto di controllo sui consultori familiari insieme a lei, ed è scattata da subito una grande simpatia e da li a poco anche una grande frequentazione. Single tutte e due, riusciamo facilmente a vederci almeno una volta a settimana per andare al cinema o a vedere qualche piccola mostra in giro per il centro. Lei conosce così tante persone che abbiamo quasi sempre un invito a qualche evento, e ci divertiamo sempre, qualsiasi sia il tenore della serata.

      

      

      Ieri sera avevo già preparato quello che avrei messo stamattina, un paio di jeans e una camicetta di pizzo bianco con un maglioncino leggero che avvolge le forme in un deciso viola scuro. Non riuscirei ad andare a letto senza aver preparato tutto per il giorno dopo. Anche la cucina deve essere in ordine, con già la tazza per il caffellatte pronta sul tavolo, sopra la piccola tovaglia all'americana blu. Un modo per non dover correre la mattina alla ricerca di quanto serve prima di uscire, e anche un modo per avere sempre la casa perfettamente in ordine in qualsiasi momento della giornata. Aprendo le finestre vedo che il sole già è pronto a scaldare questa fredda giornata e mi spunta un sorriso sul volto. Le belle giornate invernali mi mettono sempre di buonumore, il sole mi ricarica e mi basta guardare fuori dalla finestra per superare anche i momenti no. Dopo qualche minuto sono già per strada pronta a prendere l'autobus che mi porta a lavoro. Fortunatamente non sono tanto distante dal luogo di lavoro che potrei anche raggiungere a piedi, ma oggi voglio sbrigarmi a entrare nel bar prima che arrivi lui. Ho anche voglia di chiacchierare un po' con Camilla, che mi deve raccontare le ultime sul suo nuovo “ragazzo”, conosciuto da poco più di un mese nella palestra che frequenta sempre all'ora di pranzo. Una storia più normale della mia che spero vada a buon fine. Sabato scorso sono usciti per la prima volta da soli e devo ancora sapere tutti i dettagli della serata. La felicità per la sua storia è mista a un po' di gelosia nei confronti della mia amica, che dovrò dividere con il nuovo arrivato...

      

      

      Lei è già davanti al posto del nostro solito appuntamento e dal sorriso che le scalda il viso capisco subito che la serata deve essere andata meglio del previsto. Appena mi vede mi corre incontro, rischiando di cadere in una buca sul marciapiede


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