Branchi. Stephen Goldin
spostò e l’aprì. Carroll entrò con il blocco in mano. Maschen all’improvviso si rese conto di non avere la più pallida idea di cosa dire. Ogni parola sarebbe stata di estrema importanza perché stava parlando non solo a Dave Grailly del Clarion, ma ai network televisivi, il che potenzialmente significava a ogni singola persona degli Stati Uniti. La sua bocca si seccò all’improvviso per la paura del palcoscenico.
Alla fine decise di attenersi ai fatti come li conosceva e di lasciare che i giornali traessero le proprie conclusioni; lo avrebbero fatto comunque. Camminò avanti e indietro per la stanza dettando alla segretaria e fermandosi di frequente per farle rileggere quando aveva detto e correggere alcune frasi che sembravano scorrette. Quando ebbe terminato, glielo fece rileggere ad alta voce due volte, solo per essere sicuro della sua accuratezza. Quindi la mandò a batterlo a macchina.
Mentre Carroll lo stava facendo, si sedette dietro la scrivania e cercò con la forza di volontà di far smettere le sue mani di tremare. Il pensiero di non essere adatto al suo lavoro non gli usciva dalla testa. Era stato un buon poliziotto trent’anni prima, ma allora le cose erano molto più semplici. Il tempo lo aveva superato in modo permanente lasciandolo indietro con solo una parvenza di realtà? L’unica ragione per cui era stato in grado di aver successo come sceriffo era perché non era successo nulla di impegnativo in quella piccola contea costiera? E, ora che alla fine il presente sembrava voler presentargli il conto, sarebbe stato in grado di affrontarlo come avrebbe dovuto?
Carroll entrò con una copia battuta a macchina e una copia carbone per avere la sua approvazione prima di produrre i duplicati. Maschen lo esaminò con molta attenzione, prendendosi un notevole lasso di tempo per leggere l’intero documento. Quando non poté più posporre l’inevitabile, la firmò con le sue iniziali e restituì la copia carbone per farne le copie. Dopo essersi schiarito parecchie volte la gola, uscì dal suo ufficio.
Fu salutato da una serie di flash che lo accecarono temporaneamente mentre cercava di raggiungere i microfoni. Procedette a tentoni fino a quando li trovò. “Ho una dichiarazione ufficiale da farvi,” disse. Guardò il foglio di carta che aveva tra le mani e fu a malapena in grado di vedere le parole a causa di tutti i puntini blu che sembravano non volersene andare dai suoi occhi. Con esitazione, riuscì a procedere col suo discorso. Descrisse le circostanze del ritrovamento del corpo e lo stato piuttosto orribile del corpo stesso. Menzionò la frase scritta sulla parete, ma non parlò dell’ipotesi di Simpson riguardante le fasi dell’omicidio. Concluse dicendo, “Copie di questa dichiarazione saranno rese disponibili a chiunque ne desiderasse una.”
“Ha già qualche sospetto?” gli chiese un reporter.
“Beh, no, è troppo presto per saperlo, stiamo ancora esaminando le informazioni raccolte.”
“Visto il fatto che il suo ufficio è così piccolo, pensa di chiedere un aiuto statale o federale per risolvere questo caso?” La domanda arrivò da un'altra parte della stanza.
Maschen all’improvviso sentì la pressione su di lui. Le telecamere lo stavano fissando ognuna con un grande occhio imdagatore. Era pienamente consapevole che stava indossando un’uniforme sporca e non stirata e che non si era rasato dalla mattina. Era quello il tipo di immagine che sarebbe arrivata alla nazione? Un rozzo campagnolo trasandato incapace di gestire la sua contea quando accadeva qualcosa di realmente grave? “Per ora,” disse cautamente, “i segnali sono che la soluzione di questo crimine sia possibile con le risorse del mio ufficio. Non prevedo di chiedere aiuti esterni per ora, no.”
“Ritiene possibile che l’omicidio possa essere avvenuto per motivi politici?”
“In realtà non potrei dirlo—”
“Considerando l’importanza del caso e la sua particolarità della sua natura, chi avrà l’incarico di occuparsene?”
La domanda posta in questo modo, gli lasciò una sola risposta possibile. “Io sarò personalmente responsabile delle indagini.”
“Emetterà un avviso a tutte le unità di polizia?”
“Quando avrò una vaga idea del tipo di persona che stiamo cercando, sì. Sempre se non lo avremo preso prima, naturalmente.”
“Che tipo di persona pensa potrebbe aver commesso un crimine così terribile?”
In quel momento, Maschen vide Howard Willsey, il procuratore distrettuale, entrare nella stanza dal retro, e la sua mente si distrasse dalla domanda per un momento. “Sì, oh, mi sembra sia, uh, piuttosto disturbato. Se, oh, signori vogliate scusarmi ora, Credo che il procuratore distrettuale desideri parlare con me.”
Ci fu qualche ringraziamento di routine borbottato quando i reporter cominciarono a prendere le copie della dichiarazione e i cameraman iniziarono a smontare il loro equipaggiamento. Il procuratore distrettuale si fece educatamente largo tra la folla dei giornalisti per andare al fianco dello sceriffo. Howard Willsey era un uomo alto, magro e inconsistente con un naso aquilino e occhi acquosi che sembravano sempre sull’orlo del pianto. Era un procuratore soprattutto perché non era stato in grado di avere successo nella libera professione.
“Andiamo nel suo ufficio,” gli disse quando raggiunse lo sceriffo.
Tornato nella relativa calma del suo ufficio, Maschen si sentì molto più a suo agio. Era come se il gatto selvatico che gli era saltato sulla schiena si fosse improvvisamente rivelato essere semplicemente un giocattolo di pezza. La rimozione della pressione era una benedizione. Willsey, d’altro canto, era nervoso. Aveva già una sigaretta in bocca ancora prima che Maschen potesse offrirgli una sedia. “Bene, Howard,” disse lo sceriffo con forzata allegria, “posso chiederle che cosa l’ha portata qui a quest'ora del mattino?”
Willsey o non sentì la domanda o la ignorò. “Non mi piace l'idea di tutti quei reporter,” disse. “Vorrei non avesse parlato con loro. É così difficile al giorno d'oggi sapere le cose giuste da dire. Una parola sbagliata e la Corte Suprema potrebbe ribaltare una decisione.”
“Penso che stia esagerando un pochino.”
“Non ne sia così sicuro. E in ogni caso, più si parla, più si crea un pregiudizio nella prospettiva dei giurati.”
“Può essere. Se anche fosse così, che altro avrei potuto fare?”
“Avrebbe potuto rifiutare del tutto di commentare. Dire solamente, ‘Ci stiamo lavorando e vi faremo sapere quando sapremo qualcosa.’ Tenere tutto calmo fino a quando tutto sarebbe passato.”
L’idea non era nemmeno passata per la testa di Maschen. Aveva reagito spontaneamente avendo un microfono piazzato davanti alla sua bocca: parlando. L'intera disavventura avrebbe potuto facilmente essere evitata con le parole “no comment,” solo che non ci aveva pensato. Si chiese quante persone lo avrebbero fatto in circostanze simili. Quella era una gran cosa che la tv e la stampa andavano facendo per loro— persone che altrimenti non avrebbero proferito una parola sentivano che era una loro responsabilità verso gli altri aiutare a diffondere la notizia.
Si strinse nelle spalle. “Beh, ormai è troppo tardi per farci qualcosa. Speriamo che non danneggi troppo seriamente la nostra causa. Ora, di che cosa voleva parlarmi?”
“Ho ricevuto una telefonata da Wesley Stoneham pochi minuti fa.” Il modo con cui disse quelle parole, sembrò a Maschen come se la chiamata fosse arrivata attraverso un roveto ardente. Il procuratore distrettuale era un uomo che sapeva i suoi limiti nella vita e aveva capito che, senza questo posto pubblico, era un fallimento. Di conseguenza, conservare il proprio posto era sempre in cima ai suoi pensieri in tutte le occasioni —in particolare quando riceveva chiamate da un uomo il cui potere nella contea stava crescendo così rapidamente.
“Cosa aveva da dire?” chiese Maschen.
“Voleva sapere se non era ancora stato arrestato qualcuno per l’omicidio di sua moglie.”
“Buon Dio. L’ho scoperto io stesso solo un paio d’ore fa, e nessuno è stato così premuroso da venire qui e confessare. Cosa pretende da noi?”
“Non se la prenda, John. Siamo tutti molto stressati. Immagini come si sente— arriva al