Branchi. Stephen Goldin
CAPITOLO 2
Non sarebbe stata una buona giornata, decise John Maschen mentre guidava lungo la costa verso il suo ufficio nella città di San Marcos. Alla sua destra, il cielo stava cominciando a passare dal blu scuro all’azzurro mentre il sole aveva appena iniziato la sua ascesa all'orizzonte; era ancora, però, nascosto alla vista di Maschen dalle scogliere sul mare che s’impennavano sul lato orientale della strada. A ovest, le stelle erano scomparse nella dissolvenza di velluto blu che era tutto quello che era rimasto della notte.
Nessuna giornata che comincia col dover andare al lavoro alle cinque e mezza di mattino può essere buona, proseguì Maschen. Soprattutto quando c’è di mezzo un omicidio.
Guidò fino all'edificio dove c'era il suo ufficio sentendosi particolarmente trasandato. Il vice Whitmore lo aveva chiamato e gli aveva detto che era urgente e Maschen non aveva neppure avuto il tempo di farsi la barba. Non aveva voluto disturbare sua moglie che stava ancora dormendo, e, nell'oscurità, aveva preso l'uniforme sbagliata, quella che aveva indossato il giorno prima. Puzzava come se ci avesse giocato un'intera partita di pallacanestro. Aveva impiegato una quindicina di secondi per dare una veloce spazzolata ai suoi capelli ormai radi, ma era stata la sua unica concessione alla pulizia.
Nessun giorno che inizia così, ribadì, può essere nient'altro che un casino.
Il suo orologio indicava le cinque e quarantotto quando oltrepassò la soglia della stazione dello sceriffo. “Va bene, Tom, cosa è successo?”
Il vice Whitmore alzò lo sguardo quando il suo capo entrò. Era un tipo dall'aria fanciullesca, in polizia da solo sei mesi, e la sua mancanza di esperienza lo rendeva un elemento ideale per il posto di guardiano notturno. I suoi lunghi capelli biondi erano in ordine, la sua uniforme stirata e immacolata. Maschen sentì una temporanea ondata di odio per chiunque potesse sembrare così immacolato a quell’ora, anche se sapeva bene che quel sentimento era del tutto irragionevole. Faceva parte del lavoro di Whitmore sembrare efficiente a quell'ora, e Maschen avrebbe dovuto rimproverarlo se non fosse stato così.
“C’è stato un omicidio in un cottage privato lungo la costa a metà tra qui e Bellington,” la vittima era la moglie di Wesley Stoneham.”
Maschen spalancò gli occhi. Dando ragione alle proprie aspettative, il giorno era già diventato incredibilmente pessimo. E non erano ancora le sei. Sospirò. “Chi lo sta gestendo?”
“Acker ha stilato il rapporto iniziale. Sta rimanendo sulla scena del delitto, raccogliendo le informazioni che riesce. Soprattutto, si sta assicurando che nulla venga alterato prima che lei possa darci un'occhiata.”
Maschen annuì. “É un bravo poliziotto. Hai una copia del suo rapporto?”
“Fra un minuto, signore. L’ha trasmesso via radio e ho dovuto batterlo a macchina io stesso. Devo solo completare un paio di frasi.”
“Bene. Vado a procurarmi una tazza di caffè. Voglio quel rapporto sulla mia scrivania quando torno.”
C'era sempre del caffè pronto in ufficio, ma era sempre terribile e Maschen non lo beveva mai. Attraversò, invece, la strada verso la tavola calda aperta tutta la notte e vi entrò. Joe, l'inserviente al bancone, alzò lo sguardo verso di lui dalla sedia appoggiata con le zampe posteriori a uno dei tavoli. Abbassò il giornale che stava leggendo. “Piuttosto presto per lei, Sceriffo. No?”
Maschen ignorò l'amicizia che nascondeva una sottile richiesta di informazioni. “Caffè, Joe, e lo voglio nero.” Tirò fuori delle monetine dalla tasca e le sbatté sul bancone. L'inserviente comprese l'umore dello sceriffo e procedette a versargli in silenzio una tazza di caffè.
Maschen cominciò a bere il suo caffè a grandi sorsate. Tra una e l'altra passò lunghi momenti a osservare intensamente la parete di fronte a lui. Gli sembrava di ricordare di aver incontrato la signora Stoneham —non riusciva a ricordare il suo nome di battesimo— una o due volte a qualche festa o a qualche cena. Ricordava di aver pensato a lei in quel periodo come una delle poche donne che aveva trasformato la sua mezza età imminente in un vantaggio più che in un problema , riuscendo a coltivare una certa grazia matura. Gli era sembrata una bella persona, e gli dispiaceva molto che fosse morta.
Ma era ancora più dispiaciuto che fosse accaduto alla moglie di Wesley Stoneham. Questo avrebbe causato un sacco di complicazioni. Stoneham era un uomo che aveva scoperto la sua importanza e stava aspettando che il mondo la riconoscesse. Non solo era ricco, faceva anche pesare il suo denaro in termini di influenza. Conosceva tutte le persone giuste. E la maggior parte di loro gli dovevano dei favori di un tipo o di un altro. Girava la voce che fosse in lizza per il posto nel Consiglio che Chottman avrebbe lasciato entro pochi giorni. Se qualcuno piaceva a Stoneham, le porte si aprivano come per magia; nel caso, invece, non gli fosse andato a genio, gli sarebbero state tutte chiuse in faccia.
Maschen era in polizia da trentasette anni, ed era sceriffo da undici. Avrebbe partecipato alla campagna per la rielezione l’anno successivo. Forse sarebbe stato saggio rimanere dalla parte di Stoneham, qualunque essa fosse. Non conosceva ancora molti dettagli del caso, ma la sua ulcera gli stava già annunciando che sarebbe stato uno disgustoso. Mormorò qualcosa tra sé sul destino del poliziotto.
“Mi scusi, sceriffo?” chiese Joe.
“Niente,” ringhiò Maschen. Finì il suo caffè in un sorso, sbatté la tazza sul bancone e uscì dalla tavola calda.
Tornato nel suo ufficio, la relazione lo stava aspettando sulla sua scrivania proprio come aveva richiesto. Non c’era molto. C’era stata una chiamata alle 3 e 07 del mattino in cui si riferiva di un omicidio. Il chiamante era il signor Wesley Stoneham, che telefonava dalla residenza del signor Abraham Whyte. Stoneham aveva riferito che sua moglie era stata uccisa da uno o più sconosciuti mentre era da sola nel loro cottage sul mare. Stoneham era arrivato sulla scena del delitto all’incirca alle due e trenta e aveva scoperto il corpo ma, visto che i fili del telefono del cottage erano stati tagliati, aveva dovuto andare a telefonare dal vicino. Una macchina era stata inviata sul posto per investigare.
Il signor Stoneham aveva incontrato l’agente investigativo sulla porta del cottage. All’interno, il vice aveva trovato il corpo momentaneamente identificato come quello della moglie di Stoneham, legato mani e piedi, la gola squarciata, gli occhi rimossi, e il petto e le braccia fatte a pezzi in modo brutale. C’era la possibilità di una violenza sessuale visto che la regione pubica era stata completamente aperta. Macchie sul volto e sulla gola indicavano un possibile strangolamento, ma non c’erano altri segni di lotta di alcun tipo all’interno del cottage. Vicino al corpo giaceva un coltello da cucina che apparentemente era stato usato per compiere il massacro. Era stato preso da un set di utensili appesi sulla parete. Il tappeto era macchiato di sangue, presumibilmente della vittima, e col sangue era stato scritto un messaggio sulla parete: “Morte ai Porci.” Il mozzicone schiacciato di una sigaretta che era stata fumata solo parzialmente era sul pavimento, e un fiammifero di carta usato era in uno dei portacenere. La camera da letto non sembrava essere stata toccata.
Maschen mise giù il rapporto, chiuse gli occhi e si sfregò le palpebre con le nocche. Non poteva essere un semplice omicidio con stupro, vero? Questo aveva tutte le caratteristiche di una vendetta psicotica, del tipo che attirava grande pubblicità. Rilesse la descrizione del corpo e tremò. Aveva visto episodi molto sanguinosi nel corso dei suoi trentasette anni in polizia, ma nessuno violento come questo. Pensò che questo caso non gli sarebbe piaciuto per nulla. Era intimorito dall’idea di andare sul luogo e vedere il corpo di persona. Sapeva, però, che doveva farlo. In un caso come questo, con un sacco di pubblicità—e con Stoneham a controllarlo—avrebbe dovuto condurre le indagini personalmente. La contea di San Marcos non era abbastanza grande per permettersi—o richiedere— una squadra omicidi a tempo pieno.
Premette il pulsante dell’interfono. “Tom?”
“Sì, signore?”
“Chiamami Acker alla radio.” Fece un respiro profondo e si alzò dalla sedia. Dovette soffocare uno sbadiglio mentre