L'Ultima Opportunità. Maria Acosta

L'Ultima Opportunità - Maria Acosta


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       -“Pronto? Mi dica. Ho capito. Cercherò di risolvere il suo problema il più presto possibile”.

       Aveva appena riagganciato quando il telefonino squillò un’altra volta, e poi un’altra ancora, e così via fino a quando ebbe parlato con tutti i clienti che avevano acquistato un umanoide. Cosa stava succedendo? Tutti sostenevano che gli umanoidi facessero cose strane e bizzarre. Guardò l’orologio: era da quasi quattro ore che parlava come un pazzo chiedendo scusa. Stava per uscire dall’appartamento quando gli arrivo un SMS: “Problemi. Vieni subito.” Gianluca chiuse la porta e se ne andò. Tutto era andato liscio finora e all’improvviso....

      Inghilterra del Nord, due giorni prima

      Ogni giorno lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot si svegliava alle sei del mattino, prendeva un bicchiere d’acqua con limone e due cucchiaini di zucchero, indossava pantaloncini a quadri, calzini di lana neri, stivali dello stesso colore, camicia e maglione azzurri, giacca nera e si metteva un cappello per uscire dal castello. Sia d’estate che d’inverno, Lord Thomas faceva sempre lo stesso: andava a vedere il suo allevamento. La fattoria era a un chilometro dal castello, abbastanza lontana da non poter sentire la puzza dei maiali ma non tanto da non riuscire a fare una piccola passeggiata attraversando le sue terre varie volte al giorno per raggiungerla. A Lord Thomas piaceva camminare, questo era un esercizio che un nobile come lui poteva fare senza cadere nella volgarità delle persone dei ceti sociali popolari. Inoltre doveva sorvegliare la crescita del Duca. Era sicuro che sarebbe riuscito a vincere la gara quest’anno. Così come era successo tutti gli anni precedenti. Era quasi l’alba, i primi uccelli si erano svegliati e il sole cominciava a salire sull’orizzonte mentre l’uomo camminava ancora nella penombra. Presto il sole avrebbe cominciato a inondare con la sua luce gli alberi, i cespugli e le montagne, l’erba. Era molto contento dei nuovi operai che erano nella fattoria. Era stato l’acquisto migliore che avesse fatto, quegli umanoidi. Dal momento in cui aveva licenziato gli operai in carne ed ossa e aveva messo al loro posto gli umanoidi, i suoi guadagni con la fattoria erano arrivati alle stelle. Il primo che aveva acquistato era quello che li comandava, l’unico ad avere un nome, Valvo. L’aveva chiamato così perché gli faceva comodo: siccome era fabbricato con circuiti e valvole. Non era la cosa più importante per un robot, questo del nome, si intende, ma a lui, che non riusciva neanche a ricordare il nome dello steward che era con lui da dieci anni.. Il nome Valvo gli piaceva, era così facile da ricordare! E poi era un nome che aveva scelto lui, proprio per questo, perché era stata una scelta soltanto sua.

       Giunto a pochi passi dall’ingresso della fattoria, non udì niente. Non era affatto normale. Di solito, a quest’ora la fattoria era un miscuglio di grida di maiali, ordini di Valvo agli altri robot, macchine che tagliavano la carne, altre con le scatole da imballaggio, e un camion che avrebbe dovuto mettersi in moto verso la città pieno di scatole di carne e altri tipi. A volte lo vedeva muoversi sulla strada che era vicina al sentiero che aveva appena percorso.

      Spesso lui portava il fucile da caccia, e dopo aver fatto una visita alla fattoria si inoltrava nel bosco che era alle sue spalle e cercava di cacciare un coniglio o qualsiasi altro animaletto. Ma oggi non portava niente con sé, neanche un bastone, era a mani nude. Si fermò davanti alla porta principale, era aperta. Non capiva cosa potesse essere successo. Due passi. Era sulla soglia. Guardò dentro. Era buio. Forse c’era stato un guasto con l’impianto elettrico? Premette l’interruttore che era sulla destra dell’entrata. La stanza si inondò di luce e quello che vide davanti a sé non gli piacque per niente: tutti i robot, con Valvo davanti a loro (in prima linea), e tutti i maiali erano lì, come se fossero un piccolo esercito che stava per lottare contro un nemico. Per un attimo il lord rimase lì, fermo, senza sapere come agire. Loro non si muovevano, lui non si muoveva. Fino a che Valvo alzò il suo braccio destro, proprio come un generale, e rimase in quella posizione alcuni secondi, il tempo sufficiente perché lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot capisse che era diventato preda di quegli animali e robot; lentamente cominciò a indietreggiare, piano piano, quasi credendo che non si sarebbero resi conto di cosa volesse fare. Aveva appena attraversato la soglia quando Valvo lasciò cadere il braccio e la massa di maiali e robot si mise a correre verso il terrorizzato lord che cercava di darsela a gambe e arrivare il più presto possibile al suo castello. La scena era bizzarra e orrida: centinaia di maiali di ogni misura con i sei robot davanti a loro inseguivano un uomo di circa sessant'anni che correva come un pazzo. Per fortuna i robot non riuscivano a raggiungerlo perché le loro gambe metalliche non potevano correre bene sulla terra e nemmeno i maiali, così pesanti e con le zampe così corte. Lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot non smetté di correre, sapeva che nel momento in cui si fosse fermato sarebbe morto. Mancava poco per arrivare al castello, sentiva la stanchezza delle gambe, un muscolo stava per rompersi, gli mancava l’aria, la porta era già così vicina... dai, ce la posso fare!, pensò. Appena cinque metri... e allora si rese conto: la porta principale non era aperta, non era giorno di visita, avrebbe dovuto girare dietro al castello, verso destra, ed entrare dalla porta di servizio. Si voltò. I robot e i maiali erano molto vicini e si erano disposti in un cerchio che copriva il perimetro del castello. Disperatamente, milord bussò alla porta. Era praticamente impossibile che qualcuno sentisse la sua chiamata ma era l’unica cosa che poteva fare, bussare, bussare e bussare con la speranza che qualcuno fosse vicino e aprisse la porta.

      Il bizzarro esercito si trovava sempre più vicino e il lord non smetteva di bussare; all’improvviso la porta si aprì e riuscì a entrare rapidamente mentre i robot e i maiali gli correvano dietro; come se fosse tornato bambino lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot raggiunse la servitù che, spaventata per ciò che stava vedendo, era rimasta ferma all’inizio della scala.

       -“Sbrigatevi!” –gridò il lord.

      Sembrò che questa parola fosse riuscita a svegliare la servitù che cominciò a gridare e a correre allo stesso tempo senza un obiettivo. I maiali invasero le stanze del pianterreno, furiosi distrussero mobili e altri arredamenti, invasero la cucina, la dispensa e la cantina, rovesciarono le botti e rotolarono sul vino e sulla terra sporcandosi, felici, ubriachi e feroci. Il più ubriaco era il Duca, il maiale più grosso della mandria, quello che comandava nella fattoria, il più cattivo e prepotente. Mentre i maiali godevano distruggendo la proprietà di lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot, l’uomo e la servitù cercavano di salvarsi salendo sulla torre del castello, il posto più bizzarro di quel palazzo, composta da cinque piani, ognuno dei quali era isolato dal precedente grazie a una scala a mano removibile. Ma non ce la fecero. I robot li raggiunsero e li riportarono al pianoterra dove, dopo aver compiuto atti crudeli, li ammazzarono e fecero con i cadaveri la stessa cosa che il lord faceva di solito con i maiali della fattoria.

      

      La Grande Ribellione

      Nell’autunno dell’anno 2016 tutto era pronto. I messaggi erano stati inviati a ogni nazione, a ogni regione di ogni nazione, a ogni città di ogni regione, a ogni paesino nei dintorni di ogni città. Allo stesso tempo, tutte le macchine che erano in grado di trasmettere un messaggio l’avevano fatto. Di conseguenza, tramite Internet e la rete elettrica, le porte dei posti dove erano ammucchiati gli animali per essere sacrificati si aprirono, così come quelle degli zoo, le inferriate dei palazzi dove c’erano gli animali da compagnia, le recinzioni elettriche che circondavano le pianure dove pascolavano mucche e tori... insomma, tutto quello che serviva agli uomini per mantenere gli animali lontani o prigionieri smise di funzionare e questi uscirono, impazziti e arrabbiati, dalle loro prigioni. Cercarono ovunque i responsabili della loro cattività. I topi e gli altri animali che, finora, erano stati torturati nei laboratori farmaceutici, uscirono rabbiosi e desiderosi di vendicarsi, portando malattie di ogni tipo che, tramite loro, si sarebbero estese per il pianeta. Gli uomini, stupiti da quello che stava succedendo, non sapevano come agire.

      In Spagna,


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