Robert Johnson Figlio Del Diavolo. Patrizia Barrera

Robert Johnson Figlio Del Diavolo - Patrizia  Barrera


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l'euforia del blues era palpabile e accadeva che ai musicisti si unissero degli avventori e delle promesse suonando tutti insieme, proprio come in una Jam session di oggi. Ebbene Son House riferisce che Robert Johnson suonava la chitarra " come una zappa e che molti clienti gli chiesero di zittire quel ragazzo che faceva venire mal di testa alla gente!" A distanza di un solo anno da questo episodio i due si incontrano di nuovo..e questa volta Johnson lascia tutti a bocca aperta " per le capacità incredibili e la velocità nel pizzicare le corde che aveva sviluppato in un solo anno! " E fu ancora Son House unitamente al suo alter ego Willie Brown a suggerire " che solo vendendo l'anima al diavolo si può diventare tanto bravi in così poco tempo!". E giacchè in quel breve anno tutti ricordavano di aver visto il giovane Robert in compagnia di Ike Zimmerman " suonare il blues" e per giunta " sulle lapidi del cimitero fuori del paese ", l'abbinamento tra Talento-Zimmerman-Demonio fu quasi automatico.

      

      

      

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      Ecco Son House all'epoca dei fatti..

      

      

       L e chiacchiere girano e la leggenda del patto col diavolo prese immediatamente forma:infine fu lo stesso Robert Johnson a fissarla definitivamente dandole voce nella sua CROSSROAD BLUES. Poi, come succede in questi casi, la leggenda prese a camminare più velocemente di lui e forse lo fagocitò, trasformandolo in un artista " bello e dannato" destinato ( come poi fu) ad una intensa e breve vita di successi e a una morte drammatica e improvvisa. E Zimmerman in tutto ciò..che parte ebbe?

      

      

       Ho trovato molte notizie su di lui ..su una radio di Alabama, che fece un'intervista alla figlia di lui qualche anno fa, nell'occasione della rivendicazione di alcuni pezzi del padre poi pubblicati da Robert Johnson. L'immagine che ne viene fuori à ben diversa da ciò che trovate in giro! Isaia " Ike " Zimmerman ( ma il cognome originario sembra essere Zinnerman) nacque a Grady, in Alabama , nel 1907. Benchè sviluppi presto l'amore per la musica è costretto a lavorare fin da bambino come agricoltore nella piccola azienda familiare. Nel tempo libero gli piaceva però andarsene a suonare in giro per i locali e pare che a Montogomery fosse molto conosciuto. In questa ridente cittadina prenderà come moglie una certa Ruth, che faceva la cuoca in uno dei migliori alberghi del luogo. Con lei si trasferisce in un posto chiamato " The Quarters", in Beauregard Road.

       E' interessante notare come il piccolo agglomerato di 6 case risiedesse proprio accanto a un cimitero e che la casa di Ike " si trovasse all'imbocco di un crocevia", come narra la figlia. Qui la famigliola si allarga, lui cambia lavoro ma non perde mai la passione del blues che, come al solito, non e' ben visto dalla gente del luogo. Tuttavia è molto abile non solo con la chitarra ma anche con altri strumenti, nonchè buon maestro e sembra che a un certo punto abbia cominciato a dilettarsi nell'insegnamento della chitarra...a delle donne! Ennesimo spunto di contrasto con la piccola comunità, se pensiamo che nei primi anni '20 la società, sia nera che bianca, non vedeva di buon occhio che le donne si " acculturassero". Figuriamoci poi a suonare il blues!

       Zimmerman finisce così a dare lezioni..nei cimiteri, e non solo in quello di Beauregard bensì in tutti quelli della zona, giacchè se ne andava spesso in giro. Il perche' di questa lugubre scelta è molto semplice: si trattava di luoghi sacri, tranquilli e un po' fuori mano, posti in cui neanche la più scatenata testa calda del circondario sarebbe partita con invettive..o peggio. Col tempo la figura di Ike viene " assorbita e tollerata" e iniziò a far parte del paesaggio. Le sue brevi scorribande lo portano a Martinsville, dove abitava il fratello Herman e dove lui si fermava spesso in un locale all'epoca chiamato ONE STOP perchè l'intera zona aveva un' unica fermata d' autobus. Proprio qui avviene il fatidico incontro tra Zimmerman e Johnson.

       A sentire le testimonianze Robert era senza un soldo e si era fermato nel bar per rifocillarsi e suonare un po'. I due si piacquero subito e Ike invitò il ragazzo squattrinato, che dimostrava un grande amore per la chitarra e una forte volontà di imparare a suonarla, a casa sua. Johnson ci rimarrà un intero anno. L'intera famiglia Zimmerman si affezionò al ragazzo e i bambini giocavano con lui.

       La sera si riunivano tutti intorno al fuoco per suonare delle ballate tradizionali o anche delle canzoni tipiche della famiglia Zimmerman. A sentire le testimonianze dei figli pare che la famosa Ramblin' on my mind e Come on into my kitchen , pubblicate da Johnson, erano in realtà canzoni composte da Ike di cui poi Johnson si impossessò.

       Comunque sia i due si davano molto da fare: di sabato e di domenica salivano a piedi per una strada sterrata attraverso i boschi, attraversavano un incrocio (!) e poi si incamminavano a destra per entrare in un cimitero dove si esercitavano a suonare, sia di giorno che di notte. Anzi, molto piu' di notte, visto che il buon Ike di giorno lavorava come operaio per mantenere la famiglia! A volte Robert tornava dalla moglie Callie..ma per brevissime pause. Oltre alla chitarra sembra che Zimmerman lo abbia aiutato ad affinare l'arte dell'armonica e che sia stato co-autore di molte canzoni fra quelle poi furono incise per la Okeh, qualche anno dopo. In breve cominciarono ad esibirsi in " duelli musicali" in tutta la zona tra Juke e Martinsville: si sfidavano a colpi di chitarra in mezzo alle strade e infine partirono per il Texas, dove le loro strade si divisero. Robert tornò al nord a stupire i suoi colleghi musicisti con le acquisite abilità, e Ike poi lasciò Beauregard per trasferirsi con la famiglia prima a Los Angeles e infine a Compton, in California , dove intraprese un' attività pastorizia. Non smise mai di suonare il blues e morì serenamente nel suo letto nel 1974.

      

      

      

      

      

      

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      Ike Zimmerman quando faceva da mentore al giovane Johnson...

      

      

      

      

       Tutto qui? E allora, il Patto col diavolo? Diciamo che, se proprio non vogliamo tirare in ballo il povero DOCTOR FAUST, l'idea di vendere la propria anima al Maligno...è storia vecchia! L'intera tradizione Afro.Americana ed Europea è piena di riferimenti a questa pratica; basti ricordare il famoso racconto di Irving Washington " Il diavolo e Tom Walker" del 1824, oppure

       " Il Diavolo e Daniel Webster" di Stephen Vincent Bennet del 1936. E che dire di uno degli illustri predecessori di Robert Johnson, il musicista nero TOMMY JOHNSON che, triste e alcoolizzato e sulla scia dell' altrettanto fuso CHARLIE PATTON se ne andava in giro per il Mississippi urlando la sua BIG ROAD BLUES? E se proprio vogliamo dirla tutta, non fu ancora Son House a mostrare la " familiarità " tra la storia di Robert Johnson e quella del bluesman di St .Louis PEETIE WHEATSTRAW, che si autoproclamava " Figlio legittimo di Satana?". Infine, se vogliamo attingere alle storie di Casa Nostra,che ne dite di Nicolò Paganini e di molti suoi brani che si diceva " gli fossero stati dettati dal demonio" ? Insomma, fare di un acquisito talento nato da un duro impegno e da una predisposizione innata una Leggenda, e ricamarci su per vanagloria da parte di Robert Johnson e poi per puri fini commerciali da parte delle etichette che lo produssero, non fu difficile. Peccato che poi il musicista DANNATO si sia strozzato da solo alimentando le sue stesse favole!

      

      

      

      

      

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      Tommy Johnson, figlio


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