L'Eco Delle Anime. Laura Merlin

L'Eco Delle Anime - Laura  Merlin


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il calore sprigionato dalle fiamme sembrava penetrare sotto la pelle.

      Un forte dolore all’avambraccio destro fece urlare Nael con tutta la voce che aveva in corpo. Subito dopo cominciò a dolerle l’avambraccio sinistro. Poi entrambi i polpacci, la schiena, il basso ventre e il petto.

      Non riusciva a capire cosa stava succedendo. Bruciava sul serio o era solamente un incubo troppo vivido?

      Le fiamme, tutto d’un tratto, sembrarono diminuire fino a scomparire.

      Tutto tornò tranquillo. Un lampo di luce la accecò e lei si riparò gli occhi coprendoli con una mano. Quando la luce si spense, Nael abbassò il braccio e vide uno specchio fluttuare davanti a lei. Era apparso come per magia, dal nulla. Il suo riflesso era immobile, come disegnato sulla superficie liscia del vetro. Spinta da una strana curiosità Nael guardò più da vicino e si accorse che strani simboli le erano apparsi sul corpo.

      Figure rotonde con incomprensibili disegni all’interno e nomi sconosciuti all’esterno. Non capiva cosa significassero. Per quanto cercasse di focalizzarli, non riusciva a trovare una spiegazione logica a quelle incisioni.

      Un bagliore improvviso le partì dalla fronte e il dolore la fece urlare più forte di prima. Si accasciò al suolo e si prese il viso tra le mani, sperando che quel gesto facesse smettere quell’incubo e quell’agonia. Era come se qualcuno le stesse incidendo qualcosa a forza con la lama di un coltello.

      Appena tutto finì, la ragazza trovò il coraggio di alzare la testa e guardarsi allo specchio. Un altro simbolo. Rosso quasi come i suoi capelli, più marcato degli altri e decorato solamente con cinque simboli al suo interno.

      Nessuna scritta.

      Nael allungò una mano tremante verso il suo riflesso ma non fece in tempo a toccare lo specchio che un vortice di luce argentea la risucchiò indietro, catapultandola nel mondo reale a tutta velocità.

      Fece un salto sul letto ritrovandosi con il respiro corto e la fronte imperlata di sudore. La canotta che indossava le si era incollata alla schiena e le punte dei capelli erano fradice.

      L’incubo era stato molto intenso e non credeva di poter dormire ancora. Era troppo spaventata! Si guardò braccia e gambe, si toccò la fronte e la pancia freneticamente, ma dei simboli non c’era traccia.

      Guardò l’ora sull’orologio olografico sul comodino. Segnava le cinque e ventitré.

      Prese il telefono e mandò un messaggio vocale a Kay, la sua migliore amica. Quello era l’unico modo che conosceva per tranquillizzarsi un po’ e aveva assolutamente bisogno di parlare.

      Una stranissima sensazione le chiudeva lo stomaco. Non sapeva perché, ma era pronta a scommettere che quell’incubo le avrebbe segnato la vita.

      CAPITOLO 2

      DEVIL’S SOUL

      ‹‹Kayley Reese Sloan, la vuoi smettere di bere?››.

      Nael si rivolgeva a Kay con il nome per intero solo quando voleva richiamarla all’ordine, e quello era decisamente uno di quei momenti.

      Era il Path’s Day, il giorno in cui si ricordava la firma del patto di pace fra demoni e umani. Ogni anno veniva organizzato un pranzo collettivo al quale ogni abitante di ogni nucleo abitativo era obbligato a prendere parte. Secondo Nael, l’unica cosa positiva di quella ricorrenza erano le attività del dopo pranzo: gli adulti si dedicavano al teatro e i giovani fino ai trentacinque anni di età partecipavano a un concerto.

      Nael considerava la cittadella Kali Phi una gabbia per topi da laboratorio. Tutto era dipinto di bianco: pareti, pavimenti, mobili. L’unica nota di colore era data dagli abiti e dagli accessori che gli esseri umani erano riusciti a portarsi dietro dai tempi dell’Apocalisse. Poi c’era anche quell’ossessione per l’ordine e per i numeri che continuava a non capire. Kali Phi era suddivisa in sette settori contenenti centoundici unità abitative, per un totale di settecentosettantasette nuclei abitativi.

      Da brividi!

      Kay e Nael avevano finito il pranzo da un bel po’ e presero posto davanti al palco per ascoltare il concerto dei D-Soul, diminutivo di Devil’s Soul.

      Ogni anno le ragazze facevano a gara per prendersi i posti migliori e, sebbene a Nael non interessasse più di tanto godersi i membri del gruppo in prima fila, era felice che alla sua migliore amica brillassero gli occhi. Dopo anni era riuscita ad avvicinarsi così tanto al suo idolo.

      Kay si rigirava fra le mani la seconda bottiglia di birra. Le scocciava essere richiamata e così sbuffò facendo svolazzare il ciuffo biondo che le ricadeva morbido davanti all’occhio destro.

      ‹‹E andiamo Na, ho bisogno di bere! Oggi è il grande giorno. Mi sono decisa››. Finì con una sorsata la birra e gettò la bottiglia vuota al di là delle transenne.

      Nael incrociò le braccia e la guardò con sospetto. ‹‹Cosa vuoi dire con “oggi è il grande giorno”? Non dirmi che vuoi andare da Morgan! Come se avesse tempo da dedicare all’ennesima fan che gli sbava dietro››.

      Morgan era il bassista dei D-Soul. Un ragazzo bellissimo, non si poteva certo dire il contrario. Bel fisico, non molto alto, capelli corti e castani, occhi scuri, viso da modello e sorriso da ragazzino. La perfezione fatta persona, non ci si poteva aspettare altro da un demone!

      I demoni all’interno di Kali Phi erano ben integrati con gli umani. Si confondevano facilmente con loro, ma avevano una bellezza innaturale.

      Kay aveva perso la testa per quel ragazzo e voleva andarlo a conoscere a tutti i costi. Nael, invece, era convinta che si stava solo rendendo ridicola.

      I D-Soul erano l’unico gruppo musicale all’interno della cittadella e tutte le ragazze erano rapite da loro. Si poteva benissimo pensare che sei ragazzi famosi, belli e con tutte quelle fan a loro disposizione ne approfittassero per cambiare donna come si cambiano le mutande.

      E poi erano demoni! Non erano certo in grado di provare emozioni, men che meno di amare. L’amore non era un sentimento con il quale avevano a che fare, quindi non poteva frenarli.

      ‹‹Ti prego Na››, disse Kay implorandola. ‹‹E poi potresti approfittarne, chi è che ha sempre avuto una simpatia per Male?››

      ‹‹Questo è un colpo basso››, rispose Nael facendo roteare gli occhi per la disperazione. ‹‹Va bene Kay, fai quello che vuoi. Ma ti prego di non tirarmi in mezzo. Sono ancora scossa dall’incubo di ieri››.

      Non voleva pensarci, solo che il ricordo di quei strani segni e tutto quel fuoco le fecero venire i brividi. Si voltò verso il palco e vide che stavano iniziando ad entrare. Il concerto, per fortuna, sarebbe iniziato di lì a poco.

      Kay appoggiò una mano sul braccio di Nael per confortarla. ‹‹Tesoro, goditi il concerto e non pensarci, ok? Vedrai che tra un po’ ti sarai dimenticata tutto››.

      Nael sorrise all’amica, sperando che avesse ragione. Voleva davvero dimenticare tutto, ma sembrava una cosa impossibile.

      Samich, Malexis e Nyasu attaccarono con un riff di chitarra seguito dalle urla fastidiose di un gruppetto di fan alla loro sinistra. La musica riempì l’intera sala concerti e tutti iniziarono a saltare e ad applaudire al gruppo.

      In mezzo alla confusione che si era scatenata, una ragazzina alla destra di Nael le urtò la spalla per sporgersi verso le transenne e urlare ‹‹Male sei il migliore!››.

      Male fece un passo avanti, guardò la ragazzina, le strizzò l’occhio e si passò la lingua sulle labbra.

      Nael guardò disgustata la scena. Sebbene trovasse simpatici i modi di fare di Male e avesse sempre avuto un debole per lui, non le piaceva come si comportava con le sue fan che, tra l’altro, erano un


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