L'Eco Delle Anime. Laura Merlin

L'Eco Delle Anime - Laura  Merlin


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che sia la bionda, ma forse è il caso di fare una verifica più approfondita anche nell’altra ragazza. Il Maligno è stato chiaro: eliminare ogni movimento sospetto››.

      ‹‹È per questo che sono qui io››, disse Male spalancando le braccia in un gesto plateale. ‹‹Poi devo ammettere che mi attira molto. Credo che me la lavorerò per bene prima di assaggiarle l’anima. Mmm, dev’essere così gustosa, così vitale e… Piena di potere in più per me››.

      Sam gli tirò dietro una bottiglia d’acqua vuota prendendolo in testa. ‹‹Sei sempre il solito Male! Approfittarsi così delle povere ragazzine indifese!››

      ‹‹Se è per questo, credo ne approfitterò anch’io››, disse Morgan dando una pacca sulla spalla di Male. ‹‹Ho come l’impressione di interessare alla bionda. Come ha detto di chiamarsi? Ah, si! Kayley››.

      Tutti si misero a ridere. Sentivano che per loro era un momento importante, una svolta decisiva. Eliminando la Stella, avrebbero potuto ritornare a regnare nei loro gironi, e magari il Maligno avrebbe deciso di rompere il patto, dato che non ci sarebbe stata più l’occasione che il settimo articolo si verificasse.

      In quel caso, avrebbero potuto liberarsi una volta per tutte di quel ridicolo aspetto umano e saziarsi di tutte le anime umane rinchiuse nella cittadella.

      Ny se ne stava appoggiato al muro a braccia conserte rimanendo fuori da quel momento di festa.

      Osservava Mik.

      Non si era ancora cibato, non aveva minimamente reagito alla notizia e sembrava assorto nei suoi pensieri. Chissà cosa gli passava per la testa, non era da lui starsene in disparte. Di solito era sempre il primo a cibarsi, altrimenti Male e Morgan gli rubavano le anime migliori.

      ‹‹Mik››, lo chiamò. ‹‹Tu cosa proponi di fare? Non hai ancora detto nulla, hai qualche piano da suggerire per caso?››.

      Il batterista sussultò. Per un attimo sembrò non ricordarsi di cosa avessero parlato fino a quel momento.

      ‹‹Ehm… No, nessun piano. L’unica cosa che mi viene in mente è di avvisare il Maligno e metterlo in guardia da possibili attacchi››.

      ‹‹Buona idea Mik››, disse Geb.

      Ny si avvicinò minaccioso a Mik, non era ancora del tutto convinto di lui. C’era qualcosa che non andava, lo percepiva e questo gli dava parecchio fastidio.

      ‹‹Lo sai che avremmo bisogno di essere tutti in forze per questo momento, vero?››.

      Il demone annuì privo di espressione.

      ‹‹Allora perché non ti sei ancora cibato?››. Gli occhi di Ny si tinsero di nero e l’aria attorno a lui si fece più cupa.

      ‹‹Ho aspettato che finiste di giocare col cibo, ora è il mio turno››, rispose con aria scocciata.

      Ny si spostò di fianco e con un braccio indicò la strada verso l’ultima ragazza ancora viva seduta al centro del divano.

      Mik si alzò e avanzò verso di lei. I suoi capelli rossi le ricordavano quelli della ragazza che aveva osservato durante tutto il concerto. Le aveva stuzzicato un ricordo nascosto in qualche angolo della mente. Forse l’aveva già vista prima, era successo qualcosa legato a lei.

      Ma cosa? Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare. Vedeva solo i suoi dolci occhi di un verde talmente chiaro da sembrare luminoso.

      Per un attimo gli parve di avere ancora il suo viso davanti. Esitò un momento. Poi succhiò tutta l’anima in un colpo, come a voler scacciare quel ricordo.

      Il volto della ragazza del concerto sparì.

      Non sapeva nemmeno come si chiamava. Forse avrebbe preferito che la Stella fosse lei e non la bionda. Forse, eliminandola, avrebbe fatto sparire quella strana sensazione che provava dentro.

      Sì, quella era la soluzione giusta. Stella o non Stella, l’avrebbe eliminata lui stesso e una luce sinistra negli occhi gli confermò che nessun altro l’avrebbe uccisa all’infuori di lui.

      Ny evocò un messaggero del Maligno. Da quando erano arrivati in quella dimensione non avevano più avuto la possibilità di parlare con lui di persona. Dopo più di cinquecento anni non sapevano nemmeno che aspetto avesse.

      Il messaggero era un Nia-Za, uno dei demoni che vivevano nelle Terre di Nessuno. Erano creature invisibili, incorporee, e indossavano lunghi mantelli neri e sfilacciati. Dovunque passassero portavano morte. Agli umani che, disobbedendo al patto, avevano la sfortuna di passare sotto le loro grinfie venivano inflitte le più atroci torture.

      Si presentò di fronte a loro fluttuando nell’aria. ‹‹Ebbene, se mi avete chiamato vuol dire che ci sono notizie importanti per il Maligno››, disse con voce metallica che sembrò rimbombare dentro le pareti della piccola sala.

      ‹‹Sì, messaggero. La leggenda è vera, la Stella esiste ed è tra noi. Abbiamo percepito la sua presenza stasera››, disse Ny a nome di tutti.

      Il Nia-Za alzò la testa. Uno sbuffo di fumo gli uscì da sotto il cappuccio. ‹‹Sapete come comportarvi in questo caso: trovatela ed eliminatela. Il Maligno non ama essere sconfitto››.

      ‹‹E noi saremmo ben lieti di soddisfare i desideri del Nostro Signore››.

      ‹‹Bene. Uccidetela, a tutti i costi. Non abbiate pietà né di lei, né di chi tenterà di aiutarla››.

      Detto ciò, il messaggero scomparve in una nuvola di fumo nero lasciando dentro la stanza un forte odore di zolfo.

      CAPITOLO 4

      LA RAGAZZA SBAGLIATA

      Kay e Nael sedevano nell’unico locale all’interno di Kali Phi. Era situato tra il Settore 2 e il Settore 3, non molto distante dal nucleo di Nael.

      Diversamente dal resto delle abitazioni, il locale aveva le pareti dipinte di un tenue azzurro chiaro e i tavoli color acquamarina. Un po’ di colore in mezzo a tutto quel bianco era un toccasana per gli occhi.

      Nael sorseggiava pigramente un cocktail a base di frutta e ascoltava distrattamente Kay, ancora eccitata dall’incontro della sera precedente. La sua mente era affollata di pensieri. L’incubo di qualche sera fa, il tatuaggio sulla schiena di Ny, i brividi di paura che aveva provato stando accanto ai D-Soul.

      E Mik.

      Mik e i suoi occhi azzurri come il cielo, i capelli corti, ricci e castani. Si chiedeva perché fosse fuggito alla fine del concerto. Era confusa. Lo temeva e al tempo stesso si sentiva attratta da lui come sotto una sorta di incantesimo. Lo odiava e lo amava. Aveva paura e lo cercava.

      Come poteva provare tutto questo dopo averlo visto per sole due ore?

      ‹‹Sono sicura che non avrò più occasioni simili. Mi ha parlato una volta, la prossima non avrà più tempo per me››, piagnucolò Kay riportandola con la testa al presente.

      ‹‹Ascolta, se è destino lo rivedrai, sennò non importa. Devi accontentarti di quello che è successo, e credo sia stato già tanto››. Nael posò il bicchiere sul tavolo. ‹‹Ricordati che sono demoni e sono anche famosi. Non credo abbiano tempo per gli appuntamenti e le passeggiate romantiche, non sapranno neanche cosa significhi il termine amore››.

      ‹‹Sai, Nael? Credo che tu abbia un dono: quello di radere al suolo le speranze degli altri. Se tu vedi le cose in modo negativo, non pretendere che sia lo stesso per me››. Kay incrociò le braccia e la guardò male. ‹‹Lo so che sono


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