Abigail Strega Per Caso. Sandro Dell'Orto
«Beh, se vogliono conoscermi potresti invitarle qui.»
«Anche se sparlavano della signora Carter?»
«Hai ragione, dovremo dar loro una lezione prima.»
«Un bell’incantesimo, per esempio?» propose Abigail.
«Alt! Ferma lì. Prima regola: niente incantesimi contro le persone, nemmeno per scherzo. Io pensavo invece che questa casa ha bisogno di una ripulita, quindi, puoi spargere la voce tra le tue compagne che cerco qualcuno che mi aiuti nel sistemare la casa.»
«Con la magia potrei ripulire la casa in un attimo, ma mi piace di più vedere quelle tre pettegole lavorare.»
«Non preoccuparti, vedrai che ti occorrerà anche la tua magia domani. Il fatto per cui cerco di limitarti nell’uso dei poteri dei guanti è perché potrebbero essere individuati da Rachel.»
«Rachel? Chi è questa Rachel?»
«Rachel è una strega e viaggia sempre in compagnia del suo orco Rudolph. Vogliono impossessarsi dei guanti per distruggerli.»
«Una strega e il suo orco? Che aspetto hanno?»
«Rachel è in grado di assumere qualsiasi aspetto, ma il suo reale è quello di una ventenne con capelli neri lunghi e lisci e occhi azzurri, e forse riuscirebbe di più come top model, perché come strega è piuttosto maldestra e qualche volta finisce per combinare pasticci. Del resto si è diplomata da poco all’Istituto Professionale Stregonesco e l’esame l’ha passato col minimo dei voti.»
«E l’orco, come si chiama, Rudolph?»
«Beh, lui è il risultato dell’esame di Rachel: l’esame consiste appunto nel creare un orco, ma non le è venuto molto bene, al di fuori dell’aspetto tipico dell’orco.»
«Cioè, spiegati meglio.»
«Volevo dire... di solito gli orchi assomigliano a degli scimmioni deformi, notevolmente brutti e stupidi, mentre Rudolph...»
«...è venuto bello e intelligente. E’ così?»
«A dir la verità, proprio bello bello non è, ma intelligente sì, è calvo, ed assomiglia più ad un essere umano che ad un orco tradizionale, però è un vero mostro di cultura tanto che ha conseguito ben quattro lauree! Di solito si fa assumere come insegnante, soprattutto di letteratura, in qualche scuola del posto dove Rachel pensa di aver individuato i guanti. Purtroppo Rachel possiede la capacità di individuare le onde magiche emesse da loro anche a parecchi chilometri di distanza. Più il loro utilizzo è prolungato, più è facile per lei individuarli. E’ come quando la polizia tiene sotto controllo il telefono per individuare da dove viene una chiamata.»
«Adesso ho capito: devo usare i poteri dei guanti poco alla volta, magie brevi e non prolungate.»
«Brava. Anche se prima o poi potrebbe capitare un’emergenza che ti costringerà ad una magia prolungata.»
«Per esempio?»
«Esempio: se vedi qualcuno che sta precipitando lo dovrai salvare frenandolo e facendolo arrivare a terra incolume, in quel caso dovrai usare i poteri finché il malcapitato non sia salvo. Mettiamo che sia caduto dal sedicesimo piano di un grattacielo, tu lo dovrai sorreggere con la magia fin quando non sia atterrato.»
«Qui in paese non ci sono grattacieli.»
«Lo so, come esempio è un po’ fuori luogo qui, ma l’imprevisto è sempre in agguato.»
A proposito di Rachel e Rudolph, li troviamo a bordo di un’auto guidata da Rudolph a pochi chilometri dal paese di Abigail intenti in una delle loro solite discussioni.
«Certo che come orco tu sei proprio un fallimento.» disse Rachel.
«Il fallimento è stato tuo: sei tu che mi hai creato. E poi a me piacciono i bambini.»
«Anche agli altri orchi piacciono i bambini, nel senso però che se li mangiano e non che insegnano loro a non fidarsi degli sconosciuti. Adesso fermati che ho voglia di guidare io.»
«Va bene, ma allacciati la cintura di sicurezza perché quest’auto ha l’airbag e se non hai la cintura allacciata può romperti l’osso del collo.»
«Se è per quello, io sono una strega e posso riaggiustarmi le ossa come e quando voglio: la magia di guarigione è l’unica che mi riesce sempre.»
«Allora non ti conviene mettere su uno studio ortopedico?»
«Ma che stai dicendo? La magia di guarigione la uso solo per me stessa, non m’importa degli altri: una vera strega dev’essere egoista.»
«Ok, fa come vuoi.»
Rudolph ferma la macchina per effettuare il cambio di guida, Rachel si siede al volante e ripartono in direzione proprio del paese di Abigail.
A scuola, Abigail disse alle sue compagne che Ken acconsentiva a conoscerle a patto che loro gli avrebbero dato una mano a pulire la casa e le ragazze acconsentirono. Così quel pomeriggio Abigail si recò da Ken in compagnia di Wanda, Kathryn e Deanna; quando arrivarono Ken mostrò loro quello che dovevano fare e quindi se ne andò in cucina con Abigail.
«Intanto che le tue compagne lavorano, che ne dici di preparare una torta per tutti?»
«Una torta? Ma come...»
«Con la magia, no? Nella credenza c’è un libro di ricette: crea prima gli ingredienti e poi li unisci con la magia, vedrai che verrà fuori una bella torta.»
«Non potrei creare direttamente la torta già bell’e fatta?»
«Potresti, ma non avrebbe alcun sapore e sarebbe immangiabile: devi immaginare che il libro di ricette sia un libro di incantesimi e le ricette le formule magiche.»
«Va bene, Ken.»
Abigail prese il libro dalla credenza, scelse una ricetta che le sembrava promettente, s’infilò i guanti e cominciò a creare gli ingredienti per la torta.
Destino volle che proprio in quel momento l’auto con a bordo Rachel e Rudolph entrò in paese.
Rachel frenò di colpo.
«Che ti succede, Rachel?» chiese Rudolph.
«Sono qui.» rispose Rachel.
«Lo so che sei qui, anch’io sono qui.»
«Ti metti a fare anche lo spiritoso, adesso? Sto parlando dei guanti magici; qualcuno li ha usati, anche se per pochi minuti.»
«Ne sei sicura?»
«Sì, non posso sbagliarmi. La sensazione era troppo forte, devono essere vicinissimi.»
«Allora ci conviene fermarci in questo paese.»
«D’accordo. Cerchiamo un albergo.»
Intanto le compagne di Abigail avevano finito i mestieri e si stavano chiedendo dove fossero finiti Ken e Abigail quando li videro entrare con una magnifica torta.
«Ecco qua, una torta per sancire la nostra amicizia. Che ne dite, ragazze?» chiese Ken.
«Diciamo che è magnifica, sia la torta, sia l’amicizia.» risposero in coro e si avventarono come falchi sulla torta.
Il giorno dopo, a scuola, mentre Abigail era in classe ad aspettare che iniziassero le lezioni, quando suonò la campanella invece del professor Brown entrò il preside accompagnato da un’altra persona.
«Buongiorno, ragazzi.» cominciò il preside «Purtroppo il signor Brown si è ammalato e per un po’ di tempo vi farà supplenza il professor Rudolph.»
Appena sentì quel nome Abigail ebbe un sobbalzo e il suo sguardo incrociò per un attimo quello di Rudolph, ma poi riuscì a ricomporsi. Durante la lezione, Abigail e Rudolph si lanciavano di tanto in tanto occhiate furtive per distogliere lo sguardo appena uno dei due si accorgeva di essere osservato.
«Ti dico che quella