Dopo La Caduta. L. G. Castillo

Dopo La Caduta - L. G. Castillo


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tremare mentre lottava con il pensiero di perderlo. Doveva riprendere il controllo. Se fosse stata catturata, sarebbe stata la fine per entrambi.

      Fece un respiro profondo per farsi forza e si staccò dal muro. Ce la posso fare. Non lo perderò.

      Trascinando i piedi sul pavimento della caverna continuò ad arrancare nell’oscurità. Girato un angolo, si trovò davanti a due tunnel.

      Da che parte devo andare? Gli occhi le si riempirono di lacrime e si morse il labbro, frustrata. Era stanca, così stanca. Se avesse scelto il tunnel sbagliato, non sapeva se poi sarebbe stata in grado di percorrere anche il secondo. Il tempo stava per scadere. Doveva fare una scelta, adesso!

      Stava per avventurarsi lungo il sentiero alla sua sinistra quando sentì un gemito provenire da destra.

      Ãˆ lui!

      Cominciò a correre in quella direzione con rinnovata energia e in pochi minuti si ritrovò in una grande caverna. Sentì un forte calore sul corpo, che la fece ritrarre per il dolore dovuto all’improvviso sbalzo di temperatura. Si fermò di botto, cercando di bilanciarsi con le braccia per non cadere nella lava liquida che era apparsa davanti ai suoi occhi e che rischiava di ustionarle la punta dei piedi.

      Il lago!

      Un calore indicibile le offuscò la vista e si strofinò gli occhi. Tutto ciò che riusciva a vedere era un mare di calore rosso infuocato. Lui dov’è?

      Cercando di vedere attraverso la foschia, scorse una figura indistinta, immobile. Sbatté nuovamente gli occhi e riuscì a mettere a fuoco l’immagine.

      No! Non può essere lui.

      Dall’altra parte del lago, incatenato al muro, nudo, si trovava l’unica persona al mondo di cui lei non poteva fare a meno. L’unica persona per cui avrebbe sfidato gli ordini dei più importanti Arcangeli se questo avesse significato poterlo salvare.

      Uriel.

      Le cominciarono a scendere grosse lacrime sulle guance infuocate mentre osservava il suo corpo, una volta splendido, bruciato dalla lava che gli schizzava addosso. Le sue belle ali candide erano adesso di un colore nero grottesco. Ad ogni movimento che faceva, le piume si riducevano in cenere e fluttuavano a terra senza più vita.

      â€œUriel” disse con voce rauca.

      Lui sollevò la testa e la guardò con occhi pieni di sofferenza, di un blu stupefacente rispetto allo sfondo del suo viso annerito. “No” gemette. “Vattene. Vattene subito. Lui sta per—”

      La caverna rimbombò, e la lava fece un guizzo nell’aria. Uno spruzzo del liquido ustionante lo colpì al petto. Inarcò la schiena e lanciò un grido.

      â€œSto arrivando, Uriel!” Rachel si tolse il mantello e aprì le ali.

      â€œÃˆ troppo tardi per me” le disse con voce stridula. “Non farlo.”

      â€œNo, non è vero. Non mi interessa ciò che dicono gli altri. Ti sei redento. Meriti un’altra chance.”

      Lui la guardò dritto negli occhi. “Perdonami. Non sono degno di te.”

      â€œNon c’è niente da perdonare. Io ti amo.”

      Rachel si guardò intorno, alla ricerca disperata di un modo per arrivare a lui. Deglutì con sforzo mentre spalancava le ali e, con tutta la forza che aveva, si sollevò in aria. Riuscì ad alzarsi solo di qualche centimetro dal terreno. Era come se una barriera invisibile la trattenesse a terra. Freneticamente, cercò intorno a sé un altro modo per raggiungerlo e vide uno stretto sentiero di pietra lambito dalla lava. Non esisteva altro cammino.

      Facendo appello a tutte le proprie forze si spinse verso l’alto, cercando di rimanere a distanza dal liquido ardente. La caverna rimbombò di nuovo, e un’onda di lava sbatté contro le pareti, mandando gocce infuocate nell’aria e sulle sue ali.

      Lanciò un urlo di dolore e cominciò a cadere.

      â€œNo, Rachel. Torna indietro” gemette Uriel.

      Prima che Rachel potesse rispondergli che non l’avrebbe lasciato per nessun motivo, sentì un soffio d’aria sul collo. Un braccio le circondò con forza la vita e la trascinò lontano dal lago, lontano da Uriel.

      â€œPrendila . . . Gabrielle” ansimò Uriel. “Tienila . . . al sicuro.”

      â€œHai la mia parola” rispose Gabrielle stringendo Rachel con forza ancora maggiore.

      â€œNo!” gridò Rachel, lottando contro la stretta d’acciaio di Gabrielle. “Lasciami andare. Lasciami andare!”

      Rachel allargò le braccia, come se questo potesse aiutarla ad avvicinarsi a lui. “Uriel! Uriel!”

      Mentre Gabrielle usciva in volo dalla caverna, un forte tuono scosse le pareti, e il suono delle urla di Uriel la lacerarono, unendosi alle sue.

      Poi, il silenzio.

      Se n’era andato.

      Si lasciò cadere senza forza fra le braccia di Gabrielle mentre volavano a ritroso lungo il tunnel glaciale. Il gelo si diffuse al suo viso, alle mani, e poi si intrufolò fino al cuore e fino al profondo della sua anima finché non rimase altro che un oscuro torpore. Non aveva importanza. Niente aveva più importanza oramai.

      Quando uscirono dalla cascata nella luce del sole, Rachel guardò quasi senza vederle le nuvole che si muovevano pigramente nel cielo. E sebbene il sole le splendesse sul viso, non riusciva a sentirne il calore. Il vuoto e il gelo nel suo cuore non se ne sarebbero mai più andati, perché Uriel era morto.

      â€œAspetta un attimo! Uri è morto? Ma proprio morto morto? Nel senso che non esiste più, morto?” Naomi guardò Rachel con gli occhi sgranati e poi si rivolse a Uri. Mentre lui sorrideva sul suo mento si evidenziò la sua tipica fossetta. “Ma tu sei . . . sei qui.”

      Rachel guardò in lontananza con un’espressione triste come se si fosse ancora trovata nella caverna.

      â€œRachel? Stai bene?” Naomi le scosse le spalle, la fronte aggrottata per la preoccupazione. Non era abituata a vedere l’amica così triste. Fra tutti gli angeli che aveva conosciuto nel suo breve tempo in Paradiso, Rachel era la più allegra, sempre indaffarata a diffondere pettegolezzi sugli altri angeli. Naomi avrebbe voluto non averle domandato come avesse incontrato Uri. Non aveva idea del loro passato tragico o che Rachel e Uri fossero mai stati separati. Uri, che aveva abbreviato il nome da Uriel, era sempre al fianco di Rachel.

      Quando Naomi l’aveva incontrato per la prima volta, era stata colta di sorpresa dal modo in cui le sorrideva scherzosamente e la prendeva in giro. Ed era uno a cui piacevano gli abbracci, come Rachel. Naomi aveva pensato che Lash sarebbe stato geloso del modo in cui Uri flirtava con lei. Ma poi si era accorta che si comportava in quella maniera con tutti, anche con Gabrielle.

      In Paradiso non c’era carenza di angeli belli da togliere il fiato. Sebbene l’aspetto scuro e tenebroso di Lash rispondesse di più ai suoi canoni di bellezza, doveva ammettere che Uri era attraente. Portava i capelli biondo scuro tagliati corti con dei ciuffi che gli ondeggiavano sulla fronte, evidenziando i suoi scherzosi occhi blu. Ciò che più colpiva erano le sue labbra carnose, che sembravano sempre pronte per dare un bacio. La maggior parte degli angeli femmina si scioglievano ogni volta che Uri baciava loro la mano per salutarle o quando lanciava loro un sorriso. E se Uri voleva proprio farle impazzire, accentuava il suo accento russo.

      Malgrado tutta l’attenzione che attirava, era chiaro che il suo cuore apparteneva a Rachel. Ogni volta che lei entrava in una stanza il suo viso si accendeva e diventava ancora più


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