Svolte Nel Tempo. Guido Pagliarino
Duce, sono state prese moltissime fotografieâ.
âVederle subitoâ.
âLe stanno stampando, Duce. Per domani mattina al massimo, con corriere espresso della Pubblica Sicurezza, saranno sulla vostra scrivaniaâ.
âBene. Vaâ avantiâ.
âIl velivolo è stato ricoverato non distante dal luogo dellâatterraggio negl'impianti delle ex Officine Elettrochimiche Dottor Rossi, acquistati tempo fa dallâindustria dâaerei SIAI Marchetti che li ha trasformati in fabbrica dâaeroplani. Accanto allo stabilimento la SIAI, di concerto col Ministero dellâaeronautica e con l'intervento del Genio aeronautico, ha approntato una pista per i voli di provaâ.
âQuanto alla sicurezza?â
âUn manipolo11 della Milizia della caserma Berta monta la guardia tanto al disco che alla pista; gli ho affiancato due marescialli dell'OVRA, che mi riferiranno quotidianamenteâ.
âTutti devono essere sempre freschissimi di mente, per non subire un solo attimo di disattenzione. Il loro turno sarà di ventiquattro ore?â
âNo, Duce: cambio del manipolo e dei miei uomini ogni dodici ore, proprio perché tutti stiano sempre allâertaâ.
âVa bene. Senti, Bocchini, è inutile sottolineare che questo fatto ha oggi priorità assoluta. Immediatamente deve partire il divieto alla stampa di parlare dellâaccaduto, solo dovrà dirsi dellâaerolito naturale e insistere su tale favola, anche se notizie vere fossero già state raccolte da qualche organo d'informazione. Provvedi tu a mezzo della Stefani e falle precisare ai giornalisti che gli autori, anche solo, di minime voci diverse saranno denunciati al Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Statoâ.
Il pesante effetto di tale denuncia sarebbe stato il confino politico nellâisoletta prospiciente Ventotene, adibita al soggiorno coatto di esponenti non allineati della cultura e di giornalisti non abbastanza ligi agli ordini trasmessi con le cosiddette veline dellâAgenzia Stefani.
âCiao, Bocchini. Ti richiamoâ, aveva concluso Mussolini.
Il capo dellâOVRA, risposto al saluto e attaccato il ricevitore, aveva alzato la cornetta dâun altro suo apparecchio, ch'era in diretta comunicazione con la centrale della Stefani, e aveva passato le disposizioni tassative che aveva ricevuto dal Gran Capo. Aveva comandato dâinviare tali ordini a tutti i mezzi dâinformazione per via telegrafica lampo.
Sâera attivata senzâindugio la sede milanese dellâAgenzia, non solo perché era la più vicina al luogo dellâatterraggio, ma in quanto a Milano risiedeva il capo della Stefani Manlio Morgagni e tale sezione era considerata egualmente importante, se non più, di quella di Roma.
Immediatamente dopo era stato fornito telefonicamente allâOsservatorio di Brera da Bocchini in persona lâordine di prodigarsi subito per passare alla stampa il âbollettino scientificoâ attestante che l'oggetto visto nel cielo di Milano era assolutamente naturale, un aerolito che sâera poi abbattuto al suolo in aperta campagna; sarebbe seguita una sollecita lettera di conferma al direttore della specola, che gli sarebbe stata recapitata a mano da un corriere della Pubblica Sicurezza: lettera solo da visionare e da riconsegnare subito al latore, che lâavrebbe riportata allâOVRA che lâavrebbe archiviata fra i documenti classificati segretissimi.
Sarebbero rimasti a lungo su quel pianeta azzurro di massa appena minore di quella del loro mondo e che aveva mari e continenti.
Subito dopo lâimmissione della cronoastronave in orbita standard, i cronoastronauti avevano lanciato i satelliti dâispezione, per la mappatura e il rilevamento di eventuali forme biologiche. Analizzati i dati, avevano riscontrato vita animale entro gli oceani e i maggiori specchi dâacqua lacuali, ma non sulle terre emerse, pur essendo state notate vestigia dâuna civiltà ormai estinta. La vegetazione sulla terraferma, châera in notevole parte desertica, andava dai muschi ai cespugli e agli arbusti e nellâacqua e sulla sua superficie passava dalle alghe alle ninfee: nessuna forma vegetale più complessa era presente su quel mondo.
Gli esploratori scientifici vi erano discesi a bordo di dischi da sbarco che si muovevano secondo il principio dell'antigravità , sfruttando l'energia solare della stella più prossima e, di riserva, quella prodotta con la fusione nucleare nella cronoastronave e immagazzinata negli accumulatori delle navette. Ciascuna di queste aveva in dotazione standard quattro missili armati con bombe, due potenti disgregatrici e due a fusione termica, che non dovevano servire quali armi se non in casi estremi, ma per operazioni scientifiche, ad esempio per aprire un terreno a fini dâindagine geologica. Semmai, in caso d'ostilità di nativi o presenza di belve sui luoghi di sbarco, tutti peraltro assenti su questo pianeta, ogni disco poteva lanciare raggi che stordivano e paralizzavano temporaneamente. Quanto alla difesa personale, ciascun ricercatore portava una piccola ma efficace arma paralizzatrice individuale. Ognuno era dotato inoltre, per le più diverse necessità , d'un eclettico microelaboratore che, a seconda delle psicologie, o era stato impiantato chirurgicamente nel cerebro ed era attivabile col pensiero, oppure era tenuto in tasca o alla cintura e poteva essere acceso e usato con la parola. Ciascuno, infine, aveva indosso un piccolo contenitore con moscerini elettronici spia, attivabili a voce e utili per esplorazioni del territorio in quasi assoluta segretezza, apparendo essi come semplici insetti.
Nellâoceano e in laghi del pianeta alieno gli astrobiologi avevano catturato numerosi esemplari vivi di varie specie acquatiche, immessi in due grandi vasche del sigaro, come familiarmente era detto il vascello cronocosmico, una d'acqua salata e l'altra d'acqua dolce. Piante acquatiche erano state inserite in quelle vasche ecologicamente.
Gli storici e gli archeologi della spedizione sâerano concentrati sulle vestigia e su altri reperti della civiltà scomparsa situati attorno ed entro lâarea di sbarco; sâerano osservate, fotografate e riprese iscrizioni su monumenti e lapidi, sulle pareti interne dâedifici e su manufatti. Sempre sulla terraferma sâerano raccolte strutture ossee di animali quadrupedi e bipedi di varia taglia e, di particolarissimo interesse, scheletri che ricordavano per forma e dimensione, con non forti dissomiglianze, quelle stesse degli scienziati: oltre che bipedi, bimani e binocoli e, data la posizione delle orbite, a visione stereoscopica. Sâerano rinvenuti nelle strade rottami di automobili e in fatiscenti capannoni e su ampi spiazzi, che dovevano essere stati in un lontano passato aeroporti ed erano ormai coperti da intrichi di cespugli e muschi, carcasse dâaeroplani. In quelle che dovevano essere state le abitazioni della specie dominante sâerano raccolti piatti in maiolica, bicchieri di vetro, pentole in alluminio e altri utensili da cucina, nonché quanto restava di frigoriferi, lavatrici, radio e televisori. In certi edifici i ricercatori avevano ricuperato quaderni e libri, in parte con pagine ingiallite sottili e fragilissime e con scritte sbiadite quando non del tutto scomparse, in parte formati da fogli di miglior qualità che, grazie pure a inchiostri superiori, avevano sufficientemente resistito al tempo, pur soffrendo macchie e muffe, e presentavano scritture evidenti. Alcuni di quei reperti grafici consistevano in calcoli matematici. In un appartamento particolarmente degno dâattenzione era stato rinvenuto a terra un dipinto accanto a quanto restava d'un arrugginito chiodo ormai quasi del tutto in polvere, il quale doveva essersi distaccato dalla parete chi sa quando, portandosi dietro il quadro. L'ambiente doveva essere stato un tinello. Era stato ricuperato nello stesso locale anche un apparecchio audio con allâinterno un disco fonico registrato, in buono stato. Accanto, stesi a terra, giacevano due scheletri, lâuno di adulto, ancor avvolto in panni ormai consunti a causa del tempo, e lâaltro, senza vesti, dâun neonato o forse dâun feto. In quella che doveva essere stata una sala di proiezione, sâerano rinvenute bobine di pellicole, a un primo esame rovinate; però sulla nave, scorrendole con gran cautela, sâerano scoperti due tratti, in altrettanti rulli,