Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca
più passionale e impulsivo di Beatriz sbottò in una serie di frasi tipo "mi piacerebbe strozzalo con le mie mani o fargli rompere le ossa da uno di quelli che per un pugno di euro ammazzerebbero anche il papa."
I suoi interlocutori sapevano benissimo che quelle esagerazioni erano solo uno sfogo. Estela era un tipo emotivo, ma fondamentalmente buona d'animo. Forse aveva anche lei qualche piccolo segreto da nascondere, ad esempio non parlava della sua famiglia e quando Federico le aveva chiesto se i suoi genitori erano ancora vivi, se aveva fratelli o sorelle, aveva tergiversato e evitato di rispondere con una scusa. Forse dietro a questa ritrosia c'erano dei piccoli drammi o semplicemente una forma di pudore per situazioni che non amava sbandierare ai quattro venti e Federico non era certo il tipo che insisteva, anche perché si conoscevano appena.
Il tragitto Lisbona-Nizza si consumò in un batter di ciglia. All'arrivo all'Aeroporto Côte d'Azur ricevettero le valigie in tempi record e passarono il controllo della polizia senza problemi, visto che le brasiliane avevano entrambe un regolare permesso di soggiorno italiano.
Federico affittò a suo nome alla Hertz una Golf. Era l'unica rimasta e comunque non gli serviva una Rolls-Royce. Propose, data l'ora tarda, di andare a mangiare un boccone al Café de Turin, famoso per i suoi piatti di frutti di mare.
Essendo venerdì sera trovarono una bella coda, ma Federico conosceva un cameriere di origini italiane a cui una volta aveva fatto un favore. Gli diede una bella mancia e presto si liberò un tavolo. Si ritrovano in breve davanti ad un' assiette de fruits de mer con una bottiglia di Muscadet fredda al punto giusto. Il vinello andava giù come gazzosa e aiutava a vincere la tensione del viaggio e del tradimento del bel pubblicitario. Ci volle più d'una bottiglia per raggiungere un senso di appagamento e Federico si ripromise di andare piano per evitare di essere fermati dalla polizia. Reggeva molto bene l'alcol, ma sapendo di dover guidare non aveva esagerato come le due brasiliane.
Fu al momento di pagare il conto che propose di andare a dormire nel suo appartamento di Mentone. Non se la sentiva di arrivare fino a Milano e non gli piaceva guidare di notte. E poi aveva un bella camera con un letto matrimoniale e uno studio con un divano letto. Le ragazze non avevano nulla da temere. Lui era un gentiluomo.
Si aspettava un sacco di domande e questioni di ogni genere, invece entrambe le ragazze dissero che per loro andava bene. Erano stanche. Erano in viaggio da più di 24 ore e poi ormai non avevano più impegni per il fine settimana.
Davide aveva fatto, suo malgrado, il turista per tutto il giorno, ma era preoccupato. Né Estela né Beatriz avevano risposto ai suoi numerosi messaggi. Di Beatriz sapeva che era a Lisbona e che non era riuscita a prendere il volo per Milano. Forse avrebbe passato la notte in aeroporto, ma poteva ben avvisarlo. Di Estela non sapeva neppure esattamente dov'era. Forse in qualche paesino sperduto dove non c'era campo, ma un messaggio l'aveva pur mandato. Perché non rispondevano?
Intanto a Londra aveva nevicato tutta la mattina e solo verso il primo pomeriggio era spuntato un pallido sole. Le autorità avevano invitato i londinesi a usare l'auto solo in casi urgenti. La metropolitana funzionava come niente fosse. Incredibile. Pensare che il primo tratto era stato inaugurato nel 1863, quando l'Italia era appena nata!
Davide aveva avvisato l'albergo che si sarebbe fermato un'altra notte, comprò un biglietto giornaliero dell' Underground e riuscì ad annoiarsi in una città che conosceva abbastanza bene, ma che non aveva mai amato. Peccato che Caren fosse partita, non gli sarebbe dispiaciuto passare la giornata con lei e magari anche la notte.
Nel tardo pomeriggio consultò un'agenzia di viaggi e scoprì che il sabato mattina ci sarebbe stato un volo comodo come orario, che partendo da Heathrow sarebbe atterrato alle 14.50 a Linate, mentre lui aveva lasciato la macchina a Malpensa. L'alternativa era un volo per Malpensa della Easy Jet che partiva alle 7 del mattino e arrivava alle 9.50. A parte il fatto che Davide odiava alzarsi presto il mattino, che senso aveva arrivare a Milano così presto? Decise quindi per la opzione più comoda, un volo British Airways. Avrebbe poi raggiunto Malpensa con un taxi, tanto era a rimborso spese e pagava la sua agenzia. Mandò nuovamente dei messaggi alle due brasiliane e si incamminò verso l'albergo. Si sarebbe fatto portare qualcosa da mangiare in camera, magari si sarebbe visto un film porno alla tv a pagamento e poi sarebbe andato a dormire presto. "Un bel programma davvero", pensò ironicamente.
L'appartamento di Federico era molto grazioso, si trovava non lontano dal porto e aveva una terrazza con vista mare. Era arredato con buon gusto e aveva molti oggetti presi in Brasile tra cui una collezione di quadretti naif che le ragazze riconobbero immediatamente e un balangandã d'argento, un insieme di amuleti che portavano le schiave nei giorni di festa. Quando erano gentili con il padrone questi regalava loro un nuovo pendaglio, per cui finivano per essere ornamenti piuttosto pesanti e appariscenti.
Fortunatamente Federico aveva il numero di cellulare della donna che faceva di tanto in tanto le pulizie nell'appartamento e l'aveva chiamata da Nizza. Sapeva che non andava a dormire tanto presto e si fece quindi consegnare le chiavi per entrare. Non prevedeva certo di passare da Mentone per andare da Rio a Milano!
Nello studio o stanza della televisione c'era un divano letto matrimoniale e Federico decise che lui avrebbe dormito lì. Le due ragazze si sarebbero sistemate nella sua camera da letto dove c'era un lettone king size. Estela aveva un po' arricciato il naso, ma non le sembrava cortese fare tante storie a casa d'altri. In fondo dovevano solo dormire.
Nel grande letto matrimoniale Beatriz era crollata per la stanchezza. Aveva fatto appena in tempo a fare la pipì e a lavarsi i denti e poi si era addormentata di botto. Non era abituata all'alcol ed era piombata in un sonno profondo e senza sogni. Federico e Estela erano rimasti a chiacchierare in soggiorno.
«Ti ho detto una piccola bugia quando ci siamo conosciuti in aereo» esordì Federico.
«Cioè?» domandò Estela.
«A proposito di Teo, ti ho detto che non lo conosco perché avevo paura che tu volessi attaccarmi un bottone, ma lo conosco bene, siamo amici»
«Quale bottone, non capisco» rispose Estela.
Federico passò al portoghese e spiegò che, non conoscendola, temeva che fosse una di quelle donne invadenti, ma si era sbagliato.»
«E adesso pensi di conoscermi?» continuò la ragazza nella sua lingua madre.
«Certo che no ed infatti stiamo parlando. Mi piacerebbe sapere come sei veramente, cosa pensi, cosa ti piace e cosa odi. Non parli molto di te»
«Non c'è granché da dire. Non ho avuto un'adolescenza felice, se è questo che vuoi sapere, ma preferirei parlare d'altro.» Trascorsero più di un'ora esplorandosi a vicenda. Estela all'inizio sembrava avere addosso una maschera impenetrabile, forse una forma di difesa. Federico glielo disse e aggiunse che gli sarebbe piaciuto sapere cosa si celava dietro quella maschera.
«Tu mi sembri diverso dagli uomini che ho conosciuto finora, Dado compreso. Sei gentile, sensibile, sai ascoltare la gente, con te mi sento a mio agio. Mi pare di conoscerti da un sacco di tempo.» fu la risposta della modella che però eluse la domanda che le era stata rivolta.
Federico era leggermente imbarazzato. Non sapeva cosa rispondere. Stava però assistendo alla trasformazione da una Estela che stava sulle sue in una Estela più intima, più aperta, più umana.
A un certo punto la ragazza annunciò che sarebbe andata a dormire e anche Federico si ritirò nello studio.
Quando Beatriz, nel sonno, aveva appoggiato una mano sul corpo di Estela, forse pensando che fosse Davide, la carioca si infastidì parecchio, si alzò senza pensarci troppo e seminuda com'era andò a bussare nello studio dove dormiva Federico.
«Posso dormire qui?» chiese come se fosse la domanda più naturale del mondo «Beatriz mi sta facendo delle avances e poi io non riesco a dormire con una donna vicino.»
Federico era in una fase di dormiveglia e non era sicuro di aver capito bene.
«Mi