Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca

Il Fiume Di Gennaio - Enrico Tasca


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di private banking» rispose Beatriz «insomma di investimenti e di Borsa»

      Â«Allora magari può darmi qualche consiglio, io con la Borsa ho sempre avuto un pessimo rapporto e da un po' ne sto alla larga»

      Â«Guardi è semplicissimo, basta comprare quando i titoli sono bassi e poi rivenderli quando salgono»

      Federico non riuscì a trattenere una risata e pensò che, nonostante l'apparente timidezza, la biondina sapeva anche essere spiritosa.

      Â«Ovviamente scherzavo» continuò la ragazza «non è facile investire in Borsa, soprattutto in questi tempi di crisi. Ma non ci sono solo le azioni, ci sono molti altri modi per risparmiare senza correre troppi rischi. Attualmente però i tassi sono molto bassi.»

      Federico ricordava che i primi anni in cui viveva in Brasile l'inflazione aveva raggiunto cifre da capogiro e i tassi di interesse di conseguenza erano pazzeschi. Era difficile lavorare in quelle condizioni e infatti l'agenzia che aveva creato a Rio aveva avuto problemi anche per gli interessi troppo gravosi che doveva pagare alle banche, mentre faticava a riscuotere dai clienti. Tempi veramente difficili.

      Beatriz trovava gradevole conversare con quel signore gentile e simpatico. Magari riusciva a farlo diventare suo cliente, non si può mai dire.

      Il suo compagno, Davide, era di tutt'altro genere. Un po' lunatico, alle volte anche prepotente, però quando era in vena era fantastico e c'erano dei momenti in cui lei si sentiva davvero innamorata. Chissà se sarebbe venuto a prenderla all'aeroporto. Sapeva che era a Londra per lavoro, ma doveva tornare proprio l'indomani. Alle volte sapeva anche essere piacevole, ma era comunque imprevedibile. Si faceva sempre perdonare perché era un bel tipo e sapeva di esserlo, al punto di essere quasi narcisista.

      I primi tempi a Milano erano stati veramente duri. Non conosceva nessuno, era sempre sola, lavorava come una pazza e non le piaceva la città. L'unica proposta di uscire le era venuta da un collega, non solo bruttino, ma squallido di testa, con un modo di ragionare da travet che a Beatriz faceva orrore.

      Poi aveva conosciuto Davide, che aveva curato una piccola campagna pubblicitaria per conto della sua banca. Era stata una paquera in piena regola, come dicevano dalle sue parti per indicare il corteggiamento. E lei era caduta come una pera matura, non aveva neppure tentato di opporre un rifiuto al primo sfacciato invito a uscire. E non solo, aveva trasgredito ad una regola che si era imposta e che aveva sempre osservato scrupolosamente: mai andare a letto al primo appuntamento. Insomma aveva fatto proprio la figura che non voleva fare. Apparire come una ragazza facile, proprio lei che invece aveva sempre tenuto i maschi a debita distanza. Ma era rimasta sola per troppo tempo e probabilmente quella sera il suo corpo produceva massicce quantità di estrogeni. Si aspettava poi una reazione tipo "una botta e via" invece Davide l'aveva cercata ancora e avevano cominciato a vedersi con una certa regolarità.

      Mentre correva con il pensiero a quell'incontro accaduto ormai più di un anno prima, l'aereo cominciò a vibrare e poi a subire scossoni causati da vuoti d'aria. Il pilota annunciò la presenza di turbolenze, invitò i passeggeri a tornare ai propri posti e ad allacciare le cinture. A Beatriz venne spontaneo afferrare il braccio del suo vicino di posto. Non che avesse proprio paura, ma la presenza di un uomo al suo fianco la rassicurava. Federico considerò quel gesto normale in una persona che aveva forse un po' di paura di volare e non gli attribuì altri significati. La biondina poteva essere quasi sua figlia. Però il gesto parve rinforzare quel legame "spirituale" che si stava creando tra loro e Federico ne fu felice perché si era accorto che viaggiavano sulla stessa lunghezza d'onda.

      Estela non si era accorta di nulla. Aveva bofonchiato un "qué pasa?" e si era rimessa a dormire. Doveva essere proprio stanca.

      2

       A molti chilometri di distanza l'account executive Davide Lamberti, in missione a Londra per conto della sua agenzia, stava gustando una birra doppio malto al Windsor Castle, uno dei più famosi e antichi Pub di Kensigton. L’atmosfera era quella tipica dei pub inglesi di una volta. Aveva ordinato Sausage and mustard mash, uno dei piatti tipici del locale. Era sera, aveva appena finito il suo lavoro lasciando tutti soddisfatti, e si sentiva euforico.

      Se fosse riuscito ad andare a dormire presto magari avrebbe potuto prendere un volo di prima mattina per Malpensa, dove aveva lasciato il suo SUV. Non aveva ancora deciso se aspettare Beatriz, in arrivo da São Paulo in tarda mattinata. Si sarebbe posto il problema l’indomani. Adesso voleva rilassarsi, pensò mentre assaporava le sue salsicce di maiale con puré di patate. Stava ordinando un’altra birra quando si accorse della bionda che lo stava fissando. Era piuttosto prosperosa, una bonazza, come si diceva dalle sue parti. Aveva l’aria leggermente alticcia, ma non abbastanza da renderla sgradevole, tutt’altro. Emanava una certa sensualità, un po’ insolita per una inglese e comunque anche lui di birre se ne era fatte parecchie e pensava di finire la cena con un bel whisky di malto. D’altra parte quale luogo migliore per gustare una delle sue marche preferite?

      Decise di avvicinarsi alla bionda e offrirle da bere.

      Raramente gli era successo che filasse tutto liscio, di solito lo mandavano a quel paese o facevano le difficili o giocavano per un po’ prima di accettare. La donna invece non aspettava altro, accettò volentieri il drink e iniziò a parlare con una inflessione che Davide non seppe riconoscere.

      Il suo inglese era discreto, riusciva a distinguere l’accento americano da quello inglese o lo scozzese dal cockney, il dialetto parlato a Londra, ma in questo caso non riusciva a classificare la sua interlocutrice. La donna, che doveva avere una quarantina d’anni o poco meno, disse di chiamarsi Caren o qualcosa di simile, di essere gallese e di essere titolare di una Real Estate, un’agenzia immobiliare. Era venuta a Londra per concludere una vendita e sarebbe dovuta andare a dormire da un’amica che viveva a Chelsea, ma non ne aveva molta voglia perché si sarebbe trovata in una situazione imbarazzante. L’amica stava con un tizio che non era neppure tanto simpatico ed a Caren non andava di fare il terzo incomodo. Mancava solo che gli dicesse che numero di scarpe portava – pensò Davide – e poi il quadro era completo.

      Quasi senza accorgersene si trovarono a passeggiare nella neve che stava cadendo abbondantemente, nella inutile speranza di trovare un taxi libero. La ragazza aveva un cappottino striminzito che copriva a malapena le sue grandi tette e una minigonna che le lasciava le gambe scoperte. Trascinava un borsone che aveva l'aria di essere piuttosto pesante e Davide, che si chiedeva come facesse la ragazza a non sentire freddo, si offrì di portarlo. Lui indossava un piumino termico ultra moderno e stava appena bene così.

      Se Caren fosse stata più sobria e avesse ragionato con razionalità probabilmente non avrebbe accettato l’invito di quell’italiano sconosciuto. Le sembrava però una persona a posto, non certo un maniaco ed era da parecchio tempo che lei non aveva rapporti sessuali. Aveva divorziato un paio di anni prima, non aveva figli e aveva quindi concentrato tutte le sue energie sul lavoro. Una piccola pazzia non avrebbe certo cambiato la sua vita.

      La prime cose che aveva notato dell’italiano erano i capelli un po’ lunghi, neri, lisci e ben curati, l’eleganza e il suo modo di ridere: un ragazzo affascinante, ben diverso da quelli che conosceva nella sua città, che pensavano solo a ubriacarsi il sabato sera ed a parlare di sport.

      Prima del previsto si ritrovarono in un’elegante stanza d’albergo, piccola ma ben ristrutturata e con un bel letto matrimoniale. Infreddoliti e stanchi si buttarono sul piumone come due naufraghi sfuggiti a una tempesta e sbattuti dalle onde su una spiaggia tropicale. Si baciarono con avidità. Si tolsero i vestiti velocemente. Caren sembrava una statua di marmo, bianca come il latte e con due seni che il reggiseno, anch’esso bianco, sosteneva a stento. Quando se lo tolse Davide rimase come abbagliato. Pensava ai sogni erotici della sua adolescenza, e avrebbe voluto affondare il suo viso in quelle montagne di carne, tornare neonato e farsi allattare da questa balia dagli occhi azzurri. Caren percepì l’eccitazione del suo partner occasionale, ne intuì il desiderio e si chinò su di lui, che la assecondò felice.

      Lui


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