Arena Due . Морган Райс
ci saremmo mai dovuti fermare. Saremmo dovuti andare avanti, come dicevo io”.
“Beh, ormai è troppo tardi” gli rispondo infastidita. “Smettila di lamentarti”.
Mi sto stancando del suo pessimismo costante, e di queste discussioni su chi comanda. La sua presenza mi irrita, per quanto allo stesso tempo l’apprezzi.
“Niente di quello che possiamo fare funzionerebbe” dice. “Se risaliamo il fiume stanotte, rischiamo di imbatterci in loro. Rischiamo di rovinare la barca. Con un pezzo di ghiaccio galleggiante, o con qualcos’altro. O ancora peggio, potrebbero catturarci. Se partiamo di mattina, potrebbero vederci alla luce. Riusciremmo a navigare, ma potrebbero starci aspettando.
“E allora partiamo di mattina” dico. “Alle prime luci dell’alba. Andiamo verso nord e speriamo che loro siano tornati indietro e siano diretti verso sud”.
“E se non è così?” domanda.
“Hai qualche idea migliore? Dobbiamo allontanarci dalla città, non attraversarla. Tra l’altro, il Canada è verso nord, o sbaglio?”.
Si volta e mi guarda sospirando.
“Potremmo rimanere dove siamo” dice. “Aspettare qualche giorno. Assicurarci che siano passati”.
“Con questo tempo? Se non troviamo un riparo, moriremo congelati. E stiamo finendo le provviste. Non possiamo rimanere qua. Dobbiamo riprendere a muoverci”.
“Oh, adesso vuoi muoverti” dice.
Lo guardo male – sta davvero iniziando a darmi sui nervi.
“Va bene” dice. “Partiamo all’alba. Intanto, se abbiamo intenzione di passare la notte qua, dobbiamo fare la guardia. A turni. La faccio prima io, poi tu, poi Ben. Voi dormite ora. Nessuno ha ancora dormito e ne abbiamo tutti bisogno. Siamo d’accordo?” domanda, guardando me e Ben.
“Affare fatto” rispondo. Ha ragione.
Ben non risponde, ha ancora l’aria alienata, di chi è perso nel suo mondo.
“Hey” dice Logan con tono duro, abbassandosi e dandogli un calcetto, “sto parlando con te. Siamo d’accordo?”.
Ben si volta lentamente e lo guarda, sempre stralunato, poi annuisce. Ma non so se l’ha davvero sentito. Sto male per Ben; è come se non fosse qui. È chiaramente sommerso dalla tristezza e dal senso di colpa per via di suo fratello. Non riesco neanche a immaginare quello che sta passando.
“Bene” dice Logan. Controlla le munizioni, carica la pistola, poi salta giù dalla barca, nel porto di fianco. La barca galleggia, ma non va via. Logan sta a terra, monitora la situazione. Prende posto su un palo di legno e si mette a fissare l’oscurità, con la pistola poggiata sul grembo.
Mi sistemo accanto a Bree, e l’abbraccio. S’infila anche Rose e metto il braccio attorno a entrambe.
“Riposate un poco, voi due. Abbiamo una lunga giornata davanti domani” dico mentre mi chiedo se questa sarà la nostra ultima notte su questa terra. Se arriveremo a domani.
“Non finché non mi occupo di Sasha” dice Bree.
Sasha. Per poco non me la scordavo.
Alzo gli occhi e vedo il corpo congelato del nostro cane dall’altra parte della barca. Stento a credere che l’abbiamo portata qui. Bree è una brava padrona.
Si alza, attraversa la barca in silenzio, e va verso Sasha. Si mette in ginocchio e le strofina la testa. Gli occhi le brillano lucidi sotto la luce della luna.
La raggiungo e mi metto accanto a lei. Accarezzo anch’io Sasha, grata in eterno per averci protetto.
“Posso darti una mano?” domando.
Bree annuisce, sempre con gli occhi calati, e le cade una lacrima.
Insieme prendiamo Sasha, la solleviamo e ci sporgiamo con lei dalla barca. La teniamo tutt’e due, nessuna di noi vuole lasciarla andare. Guarda le gelide e scure acque dell’Hudson e le sue piccole onde.
“Vuoi dire qualcosa?” domando “prima di lasciarla?”.
Bree guarda in basso, sbatte le palpebre per pulirsi gli occhi dalle lacrime; il suo viso è illuminato dalla luna. Ha un aspetto angelico.
“Era un buon cane. Mi ha salvato la vita. Spero che ora si trovi in un posto migliore. E spero di rivederla un giorno” dice, con la voce rotta.
Stendiamo le braccia e poggiamo Sasha con gentilezza. Il suo corpo tocca l’acqua con un piccolo tonfo. Galleggia per un secondo o due, poi inizia ad andare sotto. Le correnti dell’Hudson sono forti, e la spingono velocemente verso l'esterno, verso la parte aperta del fiume. La guardiamo mentre fluttua, mezza sommersa, al bagliore della luna, allontanandosi sempre più. Mi piange il cuore. Mi fa pensare a quanto poco ci è mancato perché Bree mi venisse portata via davvero, trascinata giù nelle acque dell’Hudson, proprio come Sasha.
Non so quante ore sono passate. È tarda notte, sono sdraiata sulla barca, accovacciata con Bree e Rose, rifletto, non riesco a dormire. Nessuno di noi ha pronunciato una parola da quanto abbiamo messo Sasha in acqua. Stiamo tutti in un silenzio lugubre, con la barca che ondeggia dolcemente. A pochi passi da noi c’è Ben, sempre perso nel suo mondo. Sembra più morto che vivo; ci sono volte in cui mi sembra di guardare un fantasma. È strano: stiamo tutti uno accanto all’altro, eppure sembriamo così distanti tra noi.
Logan fa la guardia da bravo a dieci metri da me, controllando i paraggi con la pistola sempre in mano. Ce lo vedo proprio come soldato. Sono contenta della sua protezione, del fatto che fa il primo turno. Sono stanca, ho le ossa a pezzi, e sto aspettando impazientemente che sia il mio turno. So che dovrei dormire, ma non ci riesco. La mia mente viaggia, mentre sto qui sdraiata con Bree fra le braccia.
Penso al mondo impazzito che c’è là fuori. Non riesco a credere che sia tutto vero. È come un lungo incubo che non finisce mai. Ogni volta che penso di essere in salvo succede qualcosa. Ora che ci penso, sono andata davvero vicina a esser uccisa da Rupert. Sono stata una stupida a farmi impietosire da lui, a lasciarlo venire con noi. Ancora non capisco perché è impazzito in quel modo. Cosa sperava di ottenere? Era così disperato che ci avrebbe ucciso tutti, avrebbe preso la nostra barca e sarebbe scomparso – solo per avere le provviste per sé? E dove sarebbe andato? Era cattivo? Psicopatico? O era un brav’uomo, e tutti quegli anni passati da solo a morire di fame e di freddo l’hanno fatto impazzire?
Voglio pensare che è quest’ultima, che in fondo era un uomo buono reso folle dalla situazione. Lo spero. Ma non lo saprò mai.
Chiudo gli occhi e penso a quanto sono andata vicina a essere uccisa, mi sembra di sentire la lama fredda del suo coltello sulla mia gola. La prossima volta non mi fiderò di nessuno. Non mi fermerò per nessuno. Non crederò a nessuno. Farò tutto il necessario per tenere al sicuro Bree, Rose e me. Basta occasioni. Basta rischi. Se questo significa diventare insensibili, allora così sia.
Ripensandoci, mi sembra che ogni ora passata sull’Hudson sia una battaglia all’ultimo sangue. Non vedo come faremo ad arrivare fino in Canada. Sarei sorpresa già solo nel sopravvivere i prossimi giorni, anche solo le prime miglia sull’acqua. So che non abbiamo grandi probabilità. Stringo forte Bree, consapevole che questa potrebbe essere la nostra ultima notte assieme. Almeno moriremo combattendo, sulle nostre gambe, e non come schiavi o prigionieri.
“È stato così spaventoso” dice Bree.
La sua voce nell’oscurità mi spaventa. È una voce così leggera che all’inizio non sono neanche sicura che ha parlato. Non ha detto una parola per ore, e pensavo che stesse dormendo.
Mi volto e vedo i suoi occhi aperti fissare il vuoto nel terrore.
“Cos’è che ti ha spaventato, Bree?”.
Lei scuote la testa e aspetta diversi secondi prima di parlare. Capisco che sta cercando di ricordare.
“Mi prendevano. Ero da sola. Poi mi mettevano su un bus, e mi portavano su una barca. Venivamo legate tutte assieme. Faceva freddo, ed eravamo tutte spaventate. Mi portavano in