Un Lamento Funebre per Principi . Морган Райс

Un Lamento Funebre per Principi  - Морган Райс


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udire i vostri piani per sconfiggerla.”

      La vedova lo fissò dall’alto in basso, anche se era cosa difficile a farsi quando i suoi polmoni sembravano poter esplodere in un eccesso di tosse da un momento all’altro.

      “Come sanno gli onorabili lord,” disse, “ho deliberatamente evitato un ruolo troppo vicino agli eserciti del regno. Non vorrei mettervi tutti a disagio sostenendo di mettermi ora al comando.”

      “Sono certo che per questa volta potremmo perdonare,” disse il lord, come se avesse il potere di perdonarla o condannarla. “Qual è la vostra soluzione, vostra Maestà?”

      La vedova scrollò le spalle. “Pensavo di iniziare con un matrimonio.”

      Si alzò in piedi, aspettando che il clamore calasse, con le varie fazioni dell’Assemblea che urlavano una contro l’altra. I monarchici erano contenti ed esultavano a sostegno, gli anti-monarchici si lagnavano dello spreco di denaro. I membri militari immaginavano che li stesse ignorando, mentre coloro che venivano da più lontano nel regno volevano sapere cosa questo potesse significare per la loro gente. La vedova non disse nulla fino a che non fu sicura di avere la loro attenzione.

      “Ma sentitevi, blaterate come bambini spaventati,” disse. “I vostri tutori e le vostre governanti non vi hanno insegnato la storia della nostra nazione? Quante volte gli avversari stranieri sono venuti a pretendere le nostre terre, gelosi della loro bellezza e ricchezza? Devo farvi l’elenco? Devo raccontarvi dei fallimenti della flotta da guerra di Havvers, dell’invasione dei Sette Principi? Anche nelle nostre guerre civili, gli avversari che sono venuti dal niente sono sempre stati respinti. Sono passati mille anni da quando qualcuno ha conquistato questa terra, e ora andate nel panico perché una manciata di nemici hanno scavalcato la nostra prima linea di difesa?”

      Si guardò attorno nella stanza, facendoli vergognare come bambini.

      “Non posso dare molto alla nostra gente. Non posso comandare senza il vostro supporto, e va bene così.” Non voleva che si mettessero a discutere del suo potere qui e adesso. “Posso dare loro speranza, però, che è il motivo per cui oggi, in questa Assemblea, desidero annunciare un evento che offre speranza per il futuro. Desidero annunciare le imminenti nozze di mio figlio Sebastian con Lady d’Angelica, Marchesa di Sowerd. Qualcuno di voi cercherà di sollevare obiezioni sulla questione?”

      Non lo fecero, anche se lei sospettava che fosse più che altro perché erano stupiti dall’annuncio. Alla vedova non interessava. Uscì dalla stanza, decidendo che i suoi preparativi erano più importanti di qualsiasi affare si fosse concluso in sua assenza.

      C’era ancora così tanto da fare. Doveva assicurarsi che le figlie dei Danse fossero state fermate, doveva andare avanti con i preparativi del matrimonio…

      La crisi di tosse la colse all’improvviso, sebbene se la fosse aspettata per la maggior parte del suo discorso. Quando ritirò il fazzoletto macchiato di sangue dalla bocca, la vedova capì di aver esagerato per quella giornata. E poi le cose stavano procedendo più rapidamente di quanto avrebbe mai voluto.

      Avrebbe terminato le cose qui. Avrebbe assicurato il regno per i suoi figli, contro ogni minaccia, interna ed esterna. Avrebbe visto la continuazione della sua linea. Avrebbe fatto eliminare i pericoli.

      Ma prima di tutto questo, c’era qualcuno che doveva vedere.

      ***

      “Sebastian, mi spiace così tanto,” disse Angelica, e poi si fermò con la fronte accigliata. Non andava bene. Doveva provare di nuovo. “Sebastian, mi spiace così tanto.”

      Meglio, ma non ancora bene. Continuò a provare mentre percorreva i corridoi del palazzo, sapendo che quando fosse giunto il momento di dirlo davvero sinceramente, avrebbe dovuto apparire perfetto. Doveva far capire a Sebastian che sentiva il suo dolore, perché quel genere di empatia era il primo passo per entrare in possesso del suo cuore.

      Sarebbe stato più facile se avesse provato qualcosa di diverso dalla gioia al pensiero di Sofia morta. Solo il ricordo del coltello che le scivolava dentro le portava un sorriso che non poteva mostrare davanti a Sebastian quando fosse tornato.

      Non mancava molto. Angelica era arrivata a casa prima di lui cavalcando velocissima, ma non aveva alcun dubbio che Rupert, Sebastian e tutto il resto sarebbero presto tornati. Doveva essere pronta quando fossero arrivati, perché non aveva senso levare di mezzo Sofia se non poteva approfittare del vuoto rimasto.

      Per ora però Sebastian non era il membro di quella famiglia di cui lei doveva preoccuparsi. Si trovava fuori dalle stanze della vedova, e fece un profondo respiro mentre le guardie la osservavano. Quando aprirono le porte in silenzio, Angelica preparò il suo sorriso più radioso e si avventurò all’interno.

      “Ricorda che hai fatto quello che voleva,” disse a se stessa.

      La vedova la stava aspettando, seduta su una comoda sedia mentre beveva un qualche genere di tè d’erbe. Angelica ricordò il suo profondo inchino questa volta, e sembrò che la madre di Sebastian non fosse dell’umore giusto per fare giochetti.

      “Per favore alzati, Angelica,” disse con un tono che era sorprendentemente mite.

      E comunque aveva senso che fosse contenta. Angelica aveva fatto tutto ciò che le era stato richiesto.

      “Siedi qui,” disse la donna indicando un posto accanto a sé. Era meglio che doversi inginocchiare davanti a lei, anche se ricevere ordini a quel modo era pur sempre un piccolo pezzo di sabbia abrasiva che le grattava contro l’anima. “Bene, raccontami del tuo viaggio a Monthys.”

      “È fatta,” disse Angelica. “Sofia è morta.”

      “Ne sei sicura?” chiese la vedova. “Hai controllato il corpo?”

      Angelica si accigliò di fronte alla nota inquisitoria presente nella voce della vedova. A quella donna non andava mai bene niente?

      “Sono dovuta fuggire prima, ma l’ho pugnalata con uno stiletto impregnato del più potente veleno che avevo,” disse. “Nessuno avrebbe potuto sopravvivere.

      “Bene,” disse la vedova. “Spero tu abbia ragione. Le mie spie dicono che è arrivata sua sorella?”

      Angelica sentì gli occhi che si dilatavano leggermente davanti a quell’affermazione. Sapeva che Rupert non era ancora tornato, quindi come faceva la vedova ad aver sentito così tanto e così rapidamente? Magari aveva inviato un uccello messaggero.

      “Sì,” rispose. “È salpata insieme al cadavere di sua sorella, su una barca diretta a Ishjemme.”

      “Diretta verso Lars Skyddar, non c’è dubbio,” mormorò la vedova. Fu un altro piccolo shock per Angelica. Come potevano mai delle paesane come Sofia e sua sorella conoscere qualcuno come il governatore di Ishjemme?

      “Ho fatto quello che volevate,” disse Angelica. Anche a lei il tono parve sulla difensiva.

      “Ti aspetti un premio?” chiese la vedova. “Magari una ricompensa? Un qualche inutile titolo da aggiungere alla tua collezione, magari?”

      Ad Angelica non piaceva che le si rivolgessero a quel modo. Aveva fatto tutto ciò che la vedova le aveva chiesto. Sofia era morta, e Sebastian sarebbe stato presto a casa, pronto ad accettarla.

      “Ho appena annunciato le vostre nozze all’Assemblea dei Nobili,” disse la vedova. “Pensavo che sposare mio figlio fosse una ricompensa sufficiente.”

      “Più che sufficiente,” disse Angelica. “Ma questa volta Sebastian accetterà?”

      La vedova allungò una mano e Angelica dovette sforzarsi di non rabbrividire mentre la donna le accarezzava una guancia.

      “Sono certa di aver detto che questo era parte del tuo lavoro. Distrailo. Inginocchiati davanti a lui e imploralo se devi. I miei resoconti dicono che è avvolto nel dolore mentre viene a casa. Il tuo lavoro sarà di fargli dimenticare tutto. Non il mio lavoro, ma il tuo. Fai un buon lavoro, Angelica.” La vedova scrollò le spalle. “E ora esci. Ho delle cose da fare. Devo


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