Una Corona Per Gli Assassini . Морган Райс
Endi. Guardò verso suo fratello. “Pare che avremo una soluzione al problema del canale. Andiamo, Oli.”
Fece strada fino al punto in cui le statue venivano distrutte, le macerie ora a terra. C’erano lì forse una decina di uomini e donne, le mani legate.
“Mi hanno detto che siete i proprietari di terre agricole che si trovano sulla via del nuovo canale,” disse Endi. “E che avete rifiutato di vendere le vostre proprietà, anche se ho cercato di essere generoso.”
“Sono le nostre fattorie!” rimbeccò un uomo.
“E qui si tratta del prosperare di tutta Ishjemme,” ribatté Endi. “Ogni famiglia ne beneficerà, incluse le vostre. Intendo offrirvi ancora il denaro. Non capite che non avete scelta?”
“Un uomo è sempre libero di scegliere la sua strada a Ishjemme,” disse un altro contadino con rabbia.
“Sì, ma quella strada ha delle conseguenze,” disse Endi. “Vi do un’ultima possibilità. In quanto vostro duca, vi ordino di ritirare le vostre pretese.”
“È la nostra terra!” gridò il primo uomo.
Endi sospirò. “Ricordate solo che vi ho dato la scelta. Rifiutare di obbedire all’ordine del vostro duca è tradimento. Uomini, giustiziate i traditori.”
I suoi uomini avanzarono con le stesse asce e martelli che avevano usato per distruggere le statue. Con la stessa facilità potevano distruggere anche i corpi. Le statue magari non gridavano e non imploravano, né emettevano gorgoglii, ma lo spezzarsi delle ossa era piuttosto simile a quello della pietra. Endi si voltò a guardare suo fratello, non sorpreso di vedere il volto sbiancato di Oli. Suo fratello non era forte quanto lui.
“So che è dura Oli,” disse mentre le grida facevano da sottofondo, “ma dobbiamo fare ciò che è necessario se vogliamo rendere forte Ishjemme. Se non faccio le cose crudeli che vanno fatte, allora arriveranno altri e faranno di peggio.”
“Come… come dici, fratello.”
Endi prese suo fratello per le spalle. “Almeno questo significa che la via sarà sgombera per il progetto di costruzione ora. Ho ragione a dire che le terre di un traditore sono rese, no?”
“Io… penso che ci siano dei precedenti,” disse Oli. Endi poteva sentire il tremito nella sua voce.
“Trovameli,” disse Endi.
“E le famiglie di questa gente?” disse Oli. “Alcuni avranno dei bambini, o degli anziani.”
“Fai tutto quello che reputi necessario per prenderti cura di loro,” disse Endi. “Quel che basta per levarli di mezzo in modo che il lavoro venga eseguito.”
“Lo farò,” disse Oli. Sembrò pensieroso per un momento. “Manderò… dei messaggi alle squadre di operai. Subito.”
“Bene,” disse Endi.
Guardò suo fratello che si allontanava, sapendo che Oli non capiva sul serio il bisogno di tutto questo. Era il lusso di sapere che non avrebbe mai avuto il potere. Rika gli forniva lo stesso lusso. Quei due erano forse gli unici due tra i suoi fratelli a non essere mai stati guerrieri, non avendo mai dovuto gestire le dure realtà del mondo. Parte del motivo per cui Endi aveva fatto tutto questo davanti a Oli era per assicurarsi che suo fratello imparasse ciò che a volte era necessario.
Era per il suo bene. Era per il bene di tutti. L’avrebbero visto nel tempo, e quando l’avessero fatto, lo avrebbero ringraziato per questo. Anche Rika, con il suo cuore tenero, si sarebbe inchinata e avrebbe ammesso che tutto quello che Endi aveva fatto era per il meglio. Per quanto riguardava tutti gli altri, potevano proseguire con quello che serviva fare, oppure…
Endi rimase in ascolto sentendo il rumore dei martelli che colpivano ancora. Alla fine lo avrebbero ringraziato per questo.
CAPITOLO SEI
Jan Skyddar era probabilmente l’unica persona in tutta Ashton a non essere felice nel giorno del matrimonio di Sofia, dovendosi sforzare per fare un sorriso e non rovinare così le cose per lei e Sebastian, costretto a fingere di essere contento anche se il dolore che aveva nel cuore minacciava di farlo a pezzi.
Ora che l’avevano portata via di corsa per dare alla luce il suo bambino, suo e di Sebastian, era ancora peggio.
“Vuoi ballare con me?” chiese una nobildonna. Attorno a Jan la festa sembrava continuare, la musica di nuovo a pieno regime mentre passava dal celebrare il matrimonio di Sofia al festeggiamento dell’imminente arrivo dell’erede al trono.
La donna era bellissima, vestita elegantemente, aggraziata. Se l’avesse incontrata un anno prima, Jan forse avrebbe accettato di danzare, oltre a qualsiasi altra cosa gli avesse suggerito poi. Ora non riusciva a farlo. Non provava niente guardandola, perché era come guardare una candela paragonata al sole. Sofia era l’unica che contasse per lui.
“Mi spiace,” disse tentando di essere gentile, di essere buono, di essere ogni cosa possibile e dovuta. “Ma c’è… qualcuno di cui sono profondamente innamorato.”
“Qualcuno che ti aspetta a Ishjemme?” disse la nobildonna con sorriso malizioso. “Ciò significa che non si trova qui.”
Allungò una mano a sfiorare uno dei pizzi sul farsetto di Jan, e lui le prese il polso con delicatezza ma fermezza.
“Come ho detto,” disse con un mesto sorriso, “la amo molto. Non lo intendo come un insulto, ma non mi interessa.”
“Un uomo fedele,” disse la nobildonna, voltandosi per andarsene. “Chiunque ella sia, spero sappia quanto è fortunata.”
“Se solo le cose fossero così semplici,” disse Jan scuotendo la testa.
Si mosse attraverso la festa cercando di non essere il fantasma dei festeggiamenti. L’ultima cosa che voleva fare era rovinare la gioia di tutti per questa giornata, meno che meno quella di Sofia. Quello era l’aspetto più difficile dell’amarla così tanto: era impossibile essere egoista come avrebbe dovuto mostrarsi al riguardo. Avrebbe dovuto provare gelosia per Sebastian, avrebbe dovuto odiarlo con passione. Avrebbe dovuto essere furente con Sofia per aver scelto un uomo che l’aveva messa da parte una volta.
Ma non poteva farlo. Amava talmente tanto Sofia. Voleva che fosse felice più di qualsiasi altra cosa al mondo.
“Stai bene, Jan?” chiese Lucas avvicinandoglisi con il genere di silenzio che rendeva Jan felice del fatto che non avrebbero mai dovuto combattere uno contro l’altro. Jan aveva sempre pensato di essere capace di combattere, ma i fratelli di Sofia erano qualcosa di completamente diverso.
Forse era un bene che avesse la mente chiusa alla lettura di altri, altrimenti poteva anche darsi che fossero costretti a combattere. Jan dubitava che Lucas l’avrebbe presa bene se fosse venuto a sapere quanto Jan era perdutamente innamorato di sua sorella.
“Sto bene,” rispose Jan. “Forse un po’ troppe donne che cercano di prendermi come un pescatore farebbe con un pescespada.”
“Ho avuto lo stesso problema,” disse Lucas. “Ed è dura festeggiare quando allo stesso tempo stai pensando a qualcos’altro.”
Per un momento Jan pensò che Lucas avesse potuto in qualche modo vedere oltre le protezioni che lui aveva eretto, vedendo cose che non avrebbe dovuto vedere. Forse era solo così chiaramente scritto in faccia che non ci voleva qualcuno capace di leggere la mente per capirlo.
“Sono felice per mia sorella,” disse Lucas con un sorriso. “Solo c’è una parte di me che vorrebbe i miei genitori qui come testimoni di tutto questo, e quella parte sa che potrei essere là fuori a cercarli. Forse avrei potuto portarli qui per il matrimonio di Sofia, e per la nascita del loro nipote.”
“O forse a volte dobbiamo solo essere forti e accettare che le cose non accadano nel modo che vorremmo,” suggerì Jan. “E significa che arrivi ad essere qui. Arrivi a vedere la tua nipotina o il tuo nipotino.”