Una Amore come il Loro . Sophie Love
farle capire che avevano compagnia, qualcos’altro che la donna sembrava non aver notato.
Bryn strinse gli occhi, spostando lo sguardo da Keira a Cristiano. Dopo aver sbattuto le palpebre per la sorpresa, si rianimò immediatamente.
“Oh, ciao,” disse, sembrando sveglia e vigile per la prima volta. “Sono Bryn. Tu devi essere Cristiano.”
Per la prima volta da quando erano entrati nell’appartamento, Keira si voltò per vedere la reazione di Cristiano al caos in cui lo aveva portato. Invece che apparire inorridito, sembrava avere un’espressione divertita. Anche mentre lei sussultava alla vista di Bryn che barcolla e ondeggiava verso di loro, l’uomo sembrò prendere la situazione con leggerezza.
“Wow, sei davvero stupendo,” disse la sorella avvicinandosi a lui e abbracciandolo. “Pensavo che Keira stesse solo esagerando per farmi ingelosire.”
Keira fu colpita da una zaffata di alcool mescolato a troppo profumo.
“Grazie, credo,” rispose Cristiano, sembrando incerto ma ridacchiando ugualmente. “Sia tu che tua sorella avete ereditato dei magnifici geni.”
Bryn sollevò le sopracciglia verso Keira, senza fare alcun tentativo per nascondere la sua ammirazione. Keira ebbe improvvisamente paura. Sua sorella era considerata dalla maggior parte delle persone la più bella tra loro due. Ed era anche una civetta scandalosa. E se Cristiano avesse perso la testa per lei? Per la sua personalità più esuberante? Era impossibile dire che cosa pensasse veramente di Bryn studiando il suo atteggiamento, dato che si comportava nello stesso modo affascinante con ogni donna che incontrava.
“Volete qualcosa da bere?” offrì Bryn, con lo sguardo fisso sui lineamenti perfetti di Cristiano. “Birra, vino? Prosecco?”
“Ti sembra una buona idea?” ribatté Keira, facendo una smorfia davanti all’aspetto scompigliato della sorella.
Bryn roteò gli occhi e guardò di nuovo verso Cristiano. “Si comportava così anche in Italia? Keira sa essere così rigida.”
“Ehi!” protestò lei.
“Niente affatto,” rispose Cristiano. Sembrava stesse prendendo tutta la situazione con noncuranza, anche se Keira stessa si sentiva estremamente a disagio. “Abbiamo passato molte serate a bere buon vino, non è così, mia cara?” Le lanciò un’occhiata adorante e sorrise in una maniera che la fece sentire come se fosse stata l’unica donna esistente al mondo.
“Sì,” mormorò sognante lei.
Bryn interruppe il momento nel suo solito modo sfacciato. “Beh, deve essere tutto merito tuo, Cris, perché cercare di farla uscire la sera può essere come cavare il sangue da una rapa.”
Keira scosse la testa davanti alle provocazioni della sorella.
“Versa da bere e basta, grazie,” borbottò.
Bryn le fece un sorrisetto maligno, chiaramente divertita dalla sua reazione, e poi sorrise dolcemente a Cristiano. “Che cosa bevi, Cris?”
Keira fece una smorfia. Detestava già il modo in cui gli aveva affibbiato un soprannome. Era fin troppo familiare. Lei stessa non lo aveva mai chiamato con altri nomi, se non Cristiano! Sarebbe dovuta essere lei a trovargli un nomignolo!
“Vino, rosso,” rispose Cristiano. “Uno Syrah della Nuova Zelanda, se lo hai.”
Bryn ridacchiò con voce acuta, con il suo solito fare provocante. “Vedrò cosa posso fare,” mormorò. Poi guardò Keira. “Puoi riordinare un po’ la casa?” chiese, agitando le mani in direzione del disordine che riempiva la sala.
Lei digrignò i denti. Sentiva già il calore salirle alle guance.
Mentre si aggirava aggressiva per l’appartamento a radunare la spazzatura, sentiva Bryn e Cristiano che chiacchieravano attorno all’isola della cucina.
“Quindi, per quanto tempo rimarrai in città, Cris?” stava chiedendo Bryn.
Keira smise di mettere ordine e si lanciò un’occhiata alle spalle. Lei e Cristiano non ne avevano ancora discusso. In effetti, la loro relazione era stata un tale vortice sin dal primo giorno che avevano pianificato molto poco. Non aveva nemmeno pensato al fatto che c’era solo un letto a casa di Bryn! Dove avrebbero dormito?
“Ancora non lo so,” rispose Cristiano. “Stiamo vivendo il presente. Prendiamo ogni minuto così come viene.”
Keira esalò. Era una risposta rassicurante.
Finì di sistemare tutto rapidamente per poi andare nel piccolo cucinotto per supervisionare l’interazione tra sua sorella e Cristiano. Bryn versò un altro bicchiere di vino.
“Penso che dovrei lasciarvi dormire nel mio letto,” disse lei, facendo scivolare il bicchiere attraverso il tavolo. “Non stareste entrambi sul divano.”
“Davvero?” domandò Keira, sorpresa dalla sua generosità. Non era da lei pensare agli altri. “Ma tu cosa farai?”
Bryn indicò il divano. “Tanto la maggior parte delle notti mi addormento davanti alla televisione. Sempre se sono a casa.”
Sollevò le sopracciglia e le agitò. Keira gemette; pensare alle frequenti e numerose conquiste di Bryn la fece sentire decisamente a disagio.
“È molto gentile da parte tua,” disse Cristiano, ignorando chiaramente le sfumature.
“Trovare un appartamento è in cima alla lista delle mie priorità,” aggiunse Keira. “Ti prometto che presto ci toglieremo dai piedi.”
Sulla sedia accanto a lei, Cristiano all’improvviso raddrizzò la schiena. Sorseggiò il suo vino, distogliendo lo sguardo. Si era teso? E in quel caso, che cosa lo aveva irritato nel suo commento?
Allora Keira fu colpita da un terrore inaspettato. Cristiano aveva pensato che volesse prendere un appartamento insieme a lui?
L’imbarazzo la travolse. Keira si incurvò nella sua sedia. Non era stato affatto quello che stava suggerendo! Sarebbe stato assurdamente presuntuoso da parte sua aspettarsi che Cristiano volesse trasferirsi subito con lei, anche perché non avevano ancora parlato di niente. E soprattutto perché non aveva idea di quanto tempo lo avrebbe voluto con sé. C’era un’intera gamma tra il presente e per sempre! All’improvviso, il modo in cui avevano gettato al vento la prudenza in preda allo stordimento del romanticismo sembrò un po’ precipitoso. Era apparso incredibile sull’aereo, ma lì nel suo territorio era diverso. Era reale. A un certo punto avrebbe dovuto trovare il coraggio di avere una conversazione vera e propria con lui sugli aspetti concreti di una relazione a distanza, ma l’ultima cosa che voleva era farlo scappare.
Keira cadde in silenzio, persa tra i suoi pensieri, prendendo piccoli sorsi di vino. Da partecipante alla conversazione, si trasformò in una spettatrice, continuando a guardare mentre Bryn ridacchiava per le battute di Cristiano e commentava sul suo incantevole accento, fissandolo con sguardo adorante. Quando si tese dall’altra parte dell’isola della cucina e gli toccò delicatamente il braccio, Keira tornò alla realtà. Era il momento di una strategia di fuga. Si esibì in un rumoroso sbadiglio.
Bryn sussultò sorpresa, come se si fosse completamente dimenticata che Keira fosse lì.
“Sei stanca?” chiese. “Non sentirti obbligata a rimanere in piedi per me. Hai solo un giorno prima di tornare a lavoro e non vorrai essere esausta.”
Di solito Keira trovava irritante la scena della chioccia di Bryn, ma quella volta apprezzò l’invito a ritirarsi presto per la notte. E ad allontanarsi dalla sorella.
Si alzò. “Mi dispiace, sono così esausta dopo il viaggio. Parliamo meglio domani, e ho anche un regalo per te.”
Bryn sorrise. “Fantastico, non vedo l’ora.”
Anche lei si alzò in piedi e le sorelle si abbracciarono. Poi Keira guardò Cristiano, che era ancora seduto.
“Tu vieni?” chiese.
Cristiano