Il Testimone Silenzioso. Блейк Пирс

Il Testimone Silenzioso - Блейк Пирс


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      Riley restò lì per un istante, chiedendosi ancora che cosa Robin avesse visto fuori.

      Era successo qualcosa lì fuori che l’aveva svegliata e portata in quel punto?

      Riley non ne aveva idea.

      In ogni modo, quello che la vittima aveva vissuto pochi istanti prima della sua morte era realmente meno importante per Riley, rispetto a quello che era accaduto nella mente del killer. Sperava di poter ottenere un indizio mentre si trovava sul posto.

      “Ci mostri da dov’è entrato il killer” Riley chiese.

      Brennan e Sturman guidarono Riley ed i suoi colleghi attraverso la piccola casa, fino ad una porta che si apriva sulle scale che conducevano al seminterrato. In cima alle scale, c’era un pianerottolo, da cui un’altra porta conduceva al cortile.

      Riley vide subito che la lastra di vetro più vicina alla serratura di sicurezza e alla maniglia della porta era stata rotta. Il killer aveva ovviamente infranto il vetro ed aveva infilato le mani nell’apertura, per poi sbloccare ed aprire la porta.

      Ma Riley notò un altro dettaglio, che le parve importante.

      Pezzi di carta adesiva erano attaccati ai frammenti.

      Riley toccò delicatamente un frammento che conservava della carta sopra.

      Il killer aveva accuratamente messo la carta adesiva sulla lastra, sperando di non fare troppo rumore, ma anche …

      Forse non voleva creare troppa confusione.

      Riley rabbrividì ad un’improvvisa quasi-certezza.

      Lui è schizzinoso.

      E’ un perfezionista.

      Era la sorta di intuizione che sperava di ottenere.

      Che cos’altro poteva imparare sul killer lì in quel momento?

      Devo provarci, pensò.

      CAPITOLO QUATTRO

      Mentre Riley si preparava mentalmente ad entrare nella mente del killer, i suoi occhi incontrarono quelli di Bill per un istante. L’uomo era fermo accanto agli altri agenti e la osservava. Vide Bill annuire; ovviamente aveva compreso che lei voleva restare da sola per svolgere il suo lavoro. Jenn abbozzò un sorriso, forse intuendo l’intenzione di Riley.

      Bill e Jenn si voltarono e accompagnarono Sturman e Brennan di nuovo in casa, chiudendo la porta del seminterrato dietro di loro.

      Rimasta sola nel piccolo pianerottolo, Riley guardò di nuovo la finestra infranta. Poi, uscì all’esterno, spinse la porta chiudendola, e restò nel piccolo cortile ben tenuto. C’era un vicolo proprio oltre la recinzione, sul margine del giardino.

      Riley si chiese se l’uomo si fosse avvicinato dal vicolo.

      O si era intrufolato dalla parte anteriore, tra la casa di Robin e quelle dei suoi vicini?

      Probabilmente dal vicolo.

      Doveva aver parcheggiato un veicolo in una strada laterale lì vicino, poi aveva camminato fino in fondo al vicolo e si era intrufolato tranquillamente attraverso il cancello sul retro. Poi, era strisciato attraverso il giardinetto fino alla porta sul retro e …

      E poi?

      Riley fece alcuni respiri lunghi e profondi per prepararsi. Com uno sforzo mentale, cercò di ricostruire nella sua mente come dovesse essere apparso il cortile sul retro a quell’ora del mattino. Riuscì ad immaginare il frinire dei grilli e poté quasi percepire la piacevole aria fresca di una notte settembrina. Dovevano esserci stati dei bagliori dei lampioni, ma probabilmente poca luce proveniente dalle case stesse.

      Come doveva essersi sentito il killer, mentre si apprestava ad agire?

      Ben preparato, fu il pensiero di Riley.

      Dopotutto, aveva ovviamente scelto la sua vittima in anticipo, ed era a conoscenza di alcune cose decisive su di lei, incluso il fatto che avesse subito un’amputazione.

      Riley dette un’altra occhiata alla lastra di vetro infranta. Ora vide che la carta adesiva era stata tagliata quasi esattamente in modo da formare l’esatta sagoma della vetrata. Il che significava sicuramente che lui era stato fermo proprio lì, ed aveva tagliato la carta per farla combaciare persino alla luce fioca, probabilmente con un paio di forbici.

      Ancora una volta, quella parola riecheggiò nella mente di Riley …

      Schizzinoso.

      Ma, ancor prima, era stato calmo e paziente. Riley sentiva che il killer era stato incredibilmente freddo, neanche un pizzico di rabbia o vendetta aveva albergato in lui. Che avesse o meno conosciuto la vittima, non serbava alcun risentimento nei suoi confronti. L’omicidio era stato eseguito a sangue freddo nel più vero senso del termine.

      Quasi distaccato.

      Strinse la mano a pugno ed imitò il colpo leggero ma fermo, che doveva aver usato per rompere il vetro. Prima di oltrepassare il pannello rotto, improvvisamente fu colta da una sensazione di malessere.

      Aveva fatto più rumore di quanto si fosse aspettato?

      Ricordò di aver visto un frammento di vetro sul pavimento, all’interno della porta. Un pezzo era caduto, nonostante l’attenzione che l’uomo aveva messo, causando un tintinnio.

      Aveva esitato?

      Aveva considerato di tirarsi indietro e uscire silenziosamente da dove era entrato?

      Se così era stato, doveva aver rapidamente riacquistato convinzione.

      Riley oltrepassò delicatamente il pannello, riaprì la porta ed accedette al pianerottolo, togliendosi le scarpe, così come lui aveva sicuramente fatto per potersi spostare silenziosamente.

      E poi …

      Lui aveva sentito un rumore provenire dal piano di sopra.

      Infatti, la donna si era svegliata al suono; il killer doveva aver sentito il rumore delle stampelle, quando la donna le aveva prese ed aveva iniziato a spostarsi per la casa.

      Riley pensò che, forse, il killer avesse perso le speranze, per qualche istante.

      Forse aveva programmato di avvicinarsi furtivamente a Robin, mentre era a letto profondamente addormentata, per poi trafiggerle l’orecchio con il punteruolo da ghiaccio, senza che lei si accorgesse della sua presenza.

      Non era certo come l’omicidio precedente, quando aveva ucciso il giovane Vincent Cranston, mentre faceva jogging all’aperto. Ma Riley sentiva che il killer non era affatto interessato ad un modus operandi coerente. Non voleva altro che eseguire gli omicidi in modo quanto più pulito ed efficiente possibile.

      Ma adesso …

      Con la donna in movimento al piano di sopra, avrebbe osato continuare?

      O sarebbe potuto scappare prima che lei scendesse di sotto e lo trovasse?

      Riley intuì che dovesse essere rimasto immobile lì sul pianerottolo per un istante, indeciso sul da farsi.

      Ma poi …

      La donna non era arrivata alla porta sul retro. Si era spostata altrove nella piccola casa. Forse non aveva sentito il vetro infrangersi, dopotutto. Il killer doveva aver tirato un sospiro di sollievo rendendosene conto, eppure aveva esitato ancora. Avrebbe osato aggredire la donna mentre era ancora di sopra e in piedi?

      Perché no? doveva essersi chiesto.

      Grazie alla sua disabilità, sarebbe sicuramente riuscito a sopraffarla molto più facilmente, rispetto a quanto avesse fatto con la vittima precedente.

      Eppure, ancora non voleva essere approssimativo o superficiale. Una lotta poteva rovinare tutto.

      Ma rammentò a se stesso che si trattava di una questione urgente. Era guidato da un profondo obbligo, che soltanto lui poteva comprendere.

      Non


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