Cocincina. Luca De Pasquale
il setaccio delle rimozioni, delle inversioni di marcia. Qualcosa che neanche il peggior dolore è capace di sporcare: il sogno della musica e di musicisti chini sul loro strumento, intenti a cavarne fuori l’anima troppo a lungo sottovalutata, ignorata e circoscritta.
È stato un anno duro, crudele, e non è ancora finito. Se non avessi più di una passione, sarei alle corde. Se non credessi in quel che faccio, sarei un triste cadavere ambulante. Se non sapessi che l’anima di ogni uomo ha un suono – e non solo uno – che le corrisponde, non crederei nemmeno ai miei occhi nello specchio. E alla voce degli esseri umani.
È l’effetto Power Play, trent’anni dopo. Mica poco.
VI
La resurrezione di Glenn Hughes
Nel 1993 cercavo, senza molto successo, di fare il rappresentante di libri porta a porta. La mia percentuale era del dieci per cento, ma in quattro mesi di lavoro avevo incassato pochissimo. Molte porte in faccia, un paio di alterchi e l’inseguimento a opera di un cane inferocito.
Però sentivo che le cose mi giravano. Quando pensavo alla mia età, ventun anni, mi sentivo un leone.
I pochi proventi ottenuti dalle mie improvvisate vendite porta a porta li usavo per viaggi spartani, improntati alla più totale disorganizzazione mentale e spirituale, per il vizio del fumo e quello, più impegnativo, dei dischi.
Una sera – era un giorno d’inverno – mi telefonò un amico di vecchio corso, un altro fissato con la musica, appassionato come me di Deep Purple e qualsiasi cosa fosse affine alla grande band. Il classico concetto molto anglosassone di “band and relatives”. Così Piero mi annunciò con grande enfasi che il leggendario bassista e cantante Glenn Hughes – che, ci tengo a precisarlo, fu con i Deep Purple solo in tre altrettanto leggendari album virati a una celestiale e inedita commistione tra hard rock e funk – era tornato a incidere in veste di solista.
«Dopo essere stato per molti anni nei labirinti e nei materassi della cocaina, Glenn è tornato...»
«Materassi?»
«Sì, si dice, no? Si dice anche materassi... l’ho sentito dire a una persona.»
«Ed è per questo che si dice?»
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