Un Natale Difficile. Amanda Mariel
per liberarvi.”
Certo che poteva! E il modo in cui lei lo stava tentando fece vacillare la sua decisione. Maledizione! Perché si sentiva così attratto da quella donna? Doveva interrompere quella frequentazione, subito, prima che si ritrovasse perdutamente innamorato!
“Temo di non potere. Danby richiede la mia presenza, e ci sono molte faccende da sbrigare al castello. In effetti, sono costretto ad anticipare la partenza.”
Cristiana non disse nulla, a queste parole, ma non sembrava molto contenta. Si voltò verso di lui, facendo il broncio.
“Se proprio dovete, non voglio trattenervi.” disse.
Lui si alzò dal letto e si rivestì, prima di andare a salutarla.
“Sono stato molto bene con voi, di questo dovete esserne certa. Non vi dimenticherò.” Le posò un bacio sulla fronte. “ Addio.” disse, accomiatandosi.
Lei non rispose, rimanendo immobile a guardarlo mentre lui se ne andava.
CAPITOLO SECONDO
Dicembre 1817, Yorkshire
Adam Brighton, Visconte di Radcliffe, entrò nello studio del Duca di Danby con un senso di nausea che gli partiva dalla bocca dello stomaco. Lo zio lo aveva convocato al castello già una quindicina di giorni prima, senza dargli la possibilità di sfuggire. Lui era riuscito a protrarre la sua permanenza a Londra ancora per un anno, ma adesso non poteva più addurre scuse. Anche perché Danby lo aveva minacciato di recarsi a Londra a casa sua, qualora il nipote avesse accampato altre scuse. E Adam non intendeva correre quel rischio. In quel momento, si era accomodato sulla poltrona che lo zio gli aveva indicato e infine aveva trovato il coraggio di guardarlo in faccia. Era sicuramente invecchiato negli ultimi due anni, ma si manteneva ancora bene. Negli occhi del Duca brillavano ansia e malizia, che tradivano i suoi progetti atti a mettere ordine nella vita balorda del nipote, in quel periodo Natalizio.
“Parlatemi di voi. Come state”? iniziò, con fare gioviale.
Quella finta allegria non ingannò Adam, che conosceva bene di che tempra fosse lo zio. Sicuramente non lo aveva fatto scapicollare al castello solo per sapere come stava! Comunque, gli sorrise con la stessa giovialità.
“Sto benissimo, grazie!” rispose.
“Strano. Mi sono giunte voci, qui nel Yorkshire, che passate il tempo a bere, bighellonare e intrecciare rapporti amorosi con donne…poco raccomandabili.” disse il Duca, senza mezzi termini, fissando gli occhi blu del nipote. “Credo quindi che sia giunto il momento che mettiate giudizio.”
Ecco qui. Questa era la vera ragione per cui aveva chiesto di vederlo… e ciò che Adam temeva di più! Sospirò. “Temo di non essere pronto a mettermi una palla al piede!” esclamò, senza perifrasi. In un modo o nell’altro, sarebbe riuscito ad averla vinta. Non aveva potuto sottrarsi all’incontro, ma sicuramente era ancora libero di decidere per la propria vita, e se sposarsi o meno! Per ora, Adam non aveva alcuna intenzione di prendere moglie, e probabilmente nemmeno per gli anni a venire. Non era affatto dell’idea di rinunciare alla propria indipendenza, checché ne pensasse lo zio!
“Sciocchezze!– ruggì il Duca – Una buona moglie è proprio quello che ci vuole per voi!”
“Non riuscirete a costringermi!” ruggì altrettanto forte Adam.
“Invece è mio volere che rimaniate al castello per le Festività Natalizie e che trascorriate del tempo con Lady Edith Voss.” tagliò corto l’uomo.
“Ma… zio…” balbettò Adam. Il Duca troncò le sue parole con un perentorio gesto della mano.
“E’ una fanciulla dolce ed educata. Esattamente l’immagine della moglie perfetta. Di cui avete assolutamente bisogno.”
Adam enumerò mentalmente la lista di cose di cui eventualmente avrebbe avuto bisogno, e in nessuna di quelle trovò la voce Moglie perfetta scelta dallo zio. Anzi, non appena avesse finito con quello stupido incontro, sarebbe andato a servirsi di un buon drink e di una signora accondiscendente, che invece erano al primo posto nella sua lista di “bisogni”. Magari avrebbe inviato un biglietto a Cristiana; erano due anni che non la vedeva, ormai. Era ancora la vedova disponibile e bisognosa d’affetto che aveva conosciuto?
“Adam.” disse piano lo zio, fissandolo dritto negli occhi.
“Sì, zio?”
Danby strinse le labbra. “Dite bene, sono vostro zio. E come tale vi ordino di passare queste vacanze di Natale al castello, in compagnia di Lady Edith Voss.”
Adam capitolò. “ D’accordo, zio. Se è un vostro desiderio, lo esaudirò”. disse. Quello che gli aveva taciuto è che non avrebbe trascorso più del tempo dovuto con la signora, e sicuramente non l’avrebbe corteggiata.
Il Duca si accomodò sulla sedia di fronte a lui. “Molto bene. Allora vi perdono.” Ma Adam non perse altro tempo in odiose conversazioni. Si precipitò fuori dal castello e dai “ desideri “ dello zio più in fretta che potè, attraversando sale e corridoi, e finalmente arrivò alle stalle, per andarsi a prendere il cavallo. Perfino un whiskey poteva aspettare, ma prima fuggiva dal castello di Danby meglio era!
Saltò sulla groppa del cavallo senza aspettare che gli sistemassero la sella, e si diresse al galoppo verso le campagne dello Yorkshire, fino al palazzo di Cristiana. Se fosse stata ancora libera, l’avrebbe amata con la stessa passione con cui l’aveva lasciata due anni prima! Le immagini di quel bel corpo sinuoso gli si ripresentarono alla mente, e si domandò perché mai l’avesse mollata così all’improvviso!
Loro due avevano vissuto notti travolgenti. E nessuno aveva posto condizioni, né sessuali né sociali. Per lo più aveva trascorso quei pochi giorni con lei a fare sesso o a pascolare tranquillo accanto al fuoco. Ma ora? Quella donna poteva ancora essere per lui una valvola di sfogo da Danby? Magari, era passato troppo tempo: due anni possono dire tanto. Poteva anche essersi risposata.
C’era solo un modo per saperlo. Arrivato a casa della donna, saltò giù dal cavallo e salì a due a due i gradini della veranda. Bussò alla porta. Se proprio gli fosse andata male, avrebbe trovato un’altra amica con cui divertirsi.
La bella porta di mogano si aprì e un maggiordomo s’inchinò: “Signore.” disse. Adam gli porse il suo biglietto da visita.
“Vorrei parlare con Lady Cristiana.”
“Mi dispiace, ma la Signora non è in casa.” rispose il maggiordomo.
“E quando posso trovarla?” chiese Adam, rendendosi conto che l’uomo lo aveva riconosciuto. Molto strano, dato che era parecchio tempo che non si faceva vedere!
“La Signora è partita per un periodo di vacanza.” chiarì l’uomo.
Adam guardò il servo con diffidenza: “ E dov’è andata?”
“Mi dispiace milord, ma non sono autorizzato a rispondere.” disse il maggiordomo, inchinandosi e apprestandosi a chiudere la porta.
“Aspettate! – esclamò Adam, appoggiando una mano sullo stipite del portone, per impedire all’uomo di chiuderlo – Sono qui per farle una sorpresa. Credo che alla Signora farà piacere. Sicuramente voi ricorderete la nostra… amicizia…” aggiunse, schiarendosi imbarazzato la gola. Ma il maggiordomo lo guardò con durezza.
“Mi spiace, signore, temo di non ricordare. Vi auguro una buona giornata.” esclamò. E gli chiuse la porta in faccia.
“Molto bene!” esclamò stizzito Adam. Ritrasse con violenza la mano dalla porta e si avviò verso il cavallo. Fu così veloce che il click della porta che si chiudeva raggiunse i suoi orecchi dopo che aveva sceso gli scalini della veranda. Non si sentiva offeso, no! Non era la prima donna che mollava, e di sicuro non sarebbe stata l’ultima. Nessuna relazione era fatta per durare. Almeno, questo era quello a cui voleva credere, e la cosa gli andava più che