Cuori Svelati. Dawn Brower
wn Brower
Cuori Svelati
Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e fatti citati sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Ogni riferimento a persone vive o morte, luoghi, organizzazioni è puramente casuale.
Cuori Svelati, diritti d’autore © 2016 Dawn Brower
Modifiche e realizzazione della copertina da parte di Victoria Miller
Tradotto da Giulia Bussacchini
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata, riprodotta elettronicamente o stampata senza permesso, ad eccezione di brevi citazioni comprese nelle recensioni.
RINGRAZIAMENTI
Questo libro non sarebbe ciò che è senza la mia fantastica editrice. Tante grazie a Victoria per avermi aiutata a creare una storia migliore.
Grazie ad Elisabeth per essere una fantastica proofreader. Apprezzo tutto ciò che fate per me.
Nella vita dobbiamo affrontare molte scelte. Una delle migliori che io abbia mai fatto è iniziare a scrivere. L’unica cosa che supera lo scrivere sono i miei due bambini. Luke e Nathan vi voglio un mondo di bene, e siete veramente il dono più bello e la cosa migliore nella mia vita.
CAPITOLO UNO
Una brezza delicata accarezzava il volto di Matthew Price mentre si rilassava sul portico posteriore della casa. Udiva il sono costante dei clacson delle auto in lontananza. Uno dei suoi vicini doveva essere molto contrariato per suonarlo con così tanto vigore. Il sapore della bile che si faceva strada nella sua gola stava diventando ugualmente difficile da ignorare. Strinse i pugni e concesse alle unghie di affondare nei palmi. Tutti i suoi sensi funzionavano come dovevano. Li contava tutti i giorni come a ricordarsi di non aver perso tutto. Era la sua vista che continuava ad eluderlo. Il Dottor Sousa gli aveva detto di avere pazienza, non avrebbe riacquistato la sua vista in fretta, ma era speranzoso. Sarebbe stato stupido, ed una completa perdita di tempo.
Era stato dimesso dall’ospedale solamente due settimane prima, e vedeva ancora sfocato. Riusciva a destreggiarsi nel modo corretto nella sicurezza di casa sua, ma per quanto riguardava tutto il resto era completamente dipendente dagli altri. Per qualcuno che traeva orgoglio dalla propria indipendenza, la cosa l’aveva rattristito molto. Per quanto ne sapeva non c’era ragione di continuare a provare. Che senso aveva? Si era rassegnato alle circostanze con le quali si trovava a vivere. Era ciò che era. L’uomo cieco—un avvocato che non riusciva nemmeno a leggere i saggi che aveva scritto. Ricerca? Sarebbe stata quasi impossibile da completare adesso. Che razza di avvocato—o uomo—resterebbe senza una delle capacità base dell’essere umano?
“Sei pronto per entrare in casa adesso, Matt?”
Claire Jackson—la sua babysitter, e la donna che desiderava oltre la ragione. Almeno fino a quando aveva avuto la sfortuna di perdere la capacità di guardarla. Diamine, chi prendeva in giro? La desiderava ancora. Era fare qualcosa al riguardo che lo confondeva. Come tutto ciò nella sua vita dopo l’incidente, questo era un cambiamento che odiava. Non poteva essere l’uomo di cui lei aveva bisogno, ed ora lei era qualcosa che nessuno di loro due aveva previsto sarebbe diventata. Era la sua costante compagnia. Quando non era a lavorare era con lui, era una brontolona e la voce della ragione. Fra lei ed il personale medico che lo veniva a controllare settimanalmente, non era mai solo. Tutto ciò che voleva era che se ne andassero per dargli tempo di respirare.
“Vattene” protestò Matt. “Non puoi lasciarmi solo per cinque minuti?”
“Sei qui fuori da un’ora. Sta iniziando a fare fresco” la sua voce era calma e rilassante. “Posso prepararti il pranzo se hai fame”.
Non capiva? Certo che no. Come poteva, quando anche lui non comprendeva completamente? Non c’era più motivo di fare niente ormai. Non aveva più scopo nella vita, e stava faticando a trovare il proprio posto nel mondo. L’incidente d’auto che l’aveva reso cieco aveva portato via molto di più della sua vista. Aveva cancellato il modo in cui lui stesso si percepiva. Quindi qual era il problema se fuori faceva fresco e sedeva nel suo giardino a fissare il nulla? Non era come se potesse effettivamente vedere ciò che aveva davanti. Aveva portato il termine ‘alla cieca’ ad un nuovo livello.
“Non voglio mangiare” strinse i pugni. “Non voglio proprio niente, solo che tu te ne vada”.
C’era stato un tempo in cui aveva amato l’averla nella propria casa. Ed un breve momento in cui l’aveva immaginata con lui, amandola in ogni modo possibile. Era stato un idiota ad ignorare i propri sentimenti per lei. Ora non credeva di poterla avere come aveva sempre desiderato. La sua poca lungimiranza aveva avuto delle conseguenze. L’opportunità di essere l’uomo nella vita di Claire era una di esse. Aveva pensato di avere del tempo, un bel po’ di tempo, ma che barzelletta. Se avesse potuto tornare indietro avrebbe cambiato così tante cose. Lei non sarebbe stata la sua infermiera, ma la sua amante. Come poteva anche solo pensare di essere qualcosa di più di qualcuno di cui lei si doveva prendersi cura? Seduzione? Che ridere. La toccava per bene—ma non in modo romantico. Si aggrappava a lei come se lei fosse stata la sua guida, per fare in modo di non andare a sbattere contro ad un muro o per non inciampare nei propri piedi. La disperazione che aveva vissuto ogni giorno non lo facevano sentire soave o romantico.
“Non vado da nessuna parte” sospirò lei. “Devi rendertene conto ed accettarlo. Urlarmi addosso non ti farà ottenere il risultato che speri”.
Che cosa lo avrebbe fatto? Lei era irremovibile come si ricordava. Le urlava addosso ogni giorno—diavolo, a volte anche più volte al giorno ad essere sincero—e lei ritornava sempre da lui. Restava calma e decisa. Gli sovvenne l’immagine di lei di come se la ricordava, lunghi capelli dorati e caldi occhi marroni. Era così bella, premurosa ed indipendente. Non c’era niente che non sapesse fare. Claire era perfetta, almeno per lui. “Non capisco perché sei qui. Trova qualcun altro che resti con me” la congedò con un gesto della mano. “Non ti voglio qui”.
Era una bugia, ma forse se l’avesse pronunciata abbastanza spesso lei avrebbe finalmente capito e se ne sarebbe andata. Non riusciva a reggere il fatto che stesse con lui tutti i giorni. Non quando sembrava che lui non avrebbe mai riacquisito la vista. Era una prova che doveva affrontare. Claire doveva andarsene, e velocemente. Qualcun altro avrebbe potuto fare ciò che lei faceva tutti i giorni. Claire si meritava di meglio di ciò che lui aveva da offrire.
Claire lo fissò per qualche battito del suo cuore. La durezza del suo silenzio lo agitava, facendogli provare il dolore di non averla mai. Quando lei finalmente parlò, Matt tirò quasi un sospiro di sollievo. Non era mai stato in grado di gestire i suoi silenzi. “M’importa di te. Nessun altro, a parte Dani, avrebbe a cuore i tuoi migliori interessi. Anche lei ha i suoi problemi, e deve guarire” alzò le mani nelle sue e le accarezzò. “Sii ragionevole”.
“Perché?” ritrasse le mani da quelle di lei. “Per quanto ne so è così che resterò per il resto della mia vita. Credo di essere perfettamente razionale” contrasse con forza la mascella. “Smettiamo di fingere che questa situazione migliorerà. Sono cieco. Sei tu a non accettare che le cose non cambieranno”.
“Matt…io…” la voce di Claire si spezzò quando parlò. Matt era intrinsecamente sollevato di non poter vedere il dolore sul suo volto. Era l’unica cosa positiva che poteva trarre dalla propria cecità. Non aveva mai voluto farle del male, ma credeva che questa fase fosse necessariamente malvagia. Doveva proseguire con la sua vita senza di lui. “Sono trascorse un paio di settimane. Non puoi arrenderti. Ren ha detto di darti del tempo. Il tuo corpo deve guarire, e solamente il tempo farà in modo che ciò accada”.
Già, Ren, il grande Dottor Sousa, il quale si era comportato come se sapesse tutto, ma era fallibile come tutti. La sua socia, Daniella Brosen, adorava il buon dottore, l’aveva sempre amato. Sembravano aver riaccenso la loro relazione portandola in una diversa direzione rispetto all’amicizia che avevano coltivato alle superiori. Matt era felice per Dani, lo era davvero, ma ne era fastidiosamente geloso. Voleva la stessa cosa con Claire. Non credeva di aver mai avuto qualcosa di simile con nessuno prima d’ora. Odiava chi era diventato, e sapeva che non era un buon