Cuori Svelati. Dawn Brower
vista, o forse no. Non è questo il punto adesso. Vuoi sapere qual è? Sono stanco di averti qui in casa mia, ad invadere il mio spazio e darmi degli ordini come se fossi un bambino. Io sono il tuo capo. Quindi trova qualcuno che ti rimpiazzi. Voglio che tu te ne vada prima di cena”.
Forse era stata la peggior decisione che aveva mai preso, ma la riteneva l’unica che potesse prendere. I suoi sentimenti per Claire gli avevano fatto dubitare tutto. Di una cosa però era certo: non sarebbe andata avanti con la propria vita se si fosse presa cura di lui. Era meravigliosa, mentre lui non c’era neanche lontanamente vicino.
“Non so che cosa ti si è infilato nel culo per farti diventare questo coglione arrabbiato, ma hai ragione. Non è una cosa che devo gestire io”. La sua voce sembrava come fatta d’acciaio. Buon per lei, era ora che smettesse di essere la balia calma e confortante. Claire si abbassò, i suoi capelli sfiorarono il viso di lui facendogli il solletico. La sua dichiarazione l’aveva scioccato più di qualsiasi cosa. “Se vorrai battagliare con me in ogni passo del cammino, avvocato, allora sfida accettata. Darò tanto quanto riceverò, ma è bene che tu sappia—che ho intenzione di vincere la guerra”.
Porca misera, era sexy. Voleva tirarla a sé, farla sedere sulle sue ginocchia e devastarla in ogni modo possibile, ma non sarebbe stato utile al proprio piano. Lei non poteva vedere questa cose come una sfida, o non si sarebbe mai arresa. Per quanto gli piacesse l’idea di scontrarsi con lei, non poteva.
“Non siamo in guerra”. Le rispose con sufficienza. “Significherebbe che questa cosa avesse una rilevanza per me. Non è così, e non sarà mai così”.
Una bugia, ma non poteva sapere la verità.
“Comportati da stronzo quanto vuoi, ma so chi sei. Tutto ciò che sei è sempre stato visibile per me. La verità è stata evidente dal momento in cui ci siamo incontrati, e niente che farai o dirai la potrà smentire. Tutti abbiamo i nostri demoni che nascondiamo al mondo. Non puoi celarti quando credi che non ci sia niente per cui valga edificare dei muri”. Si era spiegata. “Ma non sbagliarti, io non sono il tuo sacco da boxe. Per quanto m’importi di te, non posso essere la persona su cui ti sfoghi tutti i giorni”.
Venne pervaso dal dolore alle parole di lei. Odiava ferirla, anche quando era necessario. Con il tempo l’avrebbe ringraziato. “Non ho mai chiesto che tu lo fossi. Vattene e non dovrai mai più essere il proverbiale sacco da boxe. Sarebbe più facile per entrambi se tu non fossi qui”.
“Non ho detto che me ne sarei andata”.
Sicuramente stava sorridendo. Il suo volto era offuscato, ed i bei dettagli erano a lui sconosciuti, ma poteva quasi distinguere il contorno delle sue labbra. Matt fece per rivolgerle un ghigno in risposta, ma riuscì a trattenersi. Claire era una combattente e non si sarebbe arresa facilmente. Era una delle qualità che lui ammirava in lei. Era un’ottima assistente legale. Avrebbe dovuto sapere che non se ne sarebbe andata perché lui gliel’aveva ordinato.
“Allora come mai hai detto tutte quelle cose stupide?” si accigliò. Che nuova tattica avrebbe usato su di lui? “Pensavo che avessi finalmente capito e te ne andassi prima che avesse inizio la vera scaramuccia. Non te ne farei una colpa te ne andassi adesso”.
“Generoso da parte tu” Claire emise una risata nasale. “Passo”.
“Quindi?”
“Quindi che cosa?” domandò lei. “Oh, vuoi sapere che cos’ho in mente”. Rise. Era adorabile udire la sua risata, al punto che le labbra di lui si contrassero appena dal divertimento. “E rovinare la sorpresa? Per che razza di idiota mi hai preso? Sei il miglior stratega che conosco. Sarebbe stupido darti un avvertimento”.
Accidenti, l’ammirava. L’avrebbe abbracciata, se lei non l’avesse visto come un incoraggiamento. “Non molto sportivo da parte tua”.
La fresca brezza non sortiva effetto sulla sua pelle riscaldata. Doveva mettere le mani su di lei. No, non poteva fare ciò che voleva. Claire non era fatta per essere attaccata dalla disperazione. Se fosse mai stato abbastanza fortunato d’averla, doveva essere assaporata. Era la donna più bella di tutte e doveva essere trattata nel modo corretto.
“Beh, non ho mai detto che avrei giocato onestamente”. Il suo tono era leggero e colmo di divertimento. Gli fece venire le vertigini nelle vene. “Sai com’è il proverbio”.
“No, non posso dire di saperlo”. Attese con il fiato sospeso. Lo scambio era così bello che non riusciva ad averne abbastanza di lei. “Perché non m’illumini?”
Lei si avvicinò ed accarezzò la coscia di lui con la mano. S’irrigidì fino a provare dolore. Se solo si fosse allungato verso di lei l’avrebbe tirata a sé e l’avrebbe baciata con passione. Matt lo voleva, ma si astenne dal farlo. Se lei avesse saputo l’effetto che aveva su di lui, non sarebbe mai stato in grado di vincere questa guerra che avevano iniziato. Sarebbe stato come creta nelle sue mani, e lei l’avrebbe potuto plasmare come di più l’aggradava. Quasi l’implorò di farlo. Un momento di follia potrebbe valore una vita di ricordi piacevoli.
“In guerra e in amore tutto è lecito”. Il suo respiro caldo accarezzò l’orecchio di lui. “E Matt, non ti sbagliare, ciò non ha niente a che vedere con meramente uno dei due, e tutto a che vedere con entrambi”.
Senza aggiungere altro, Claire se ne andò, lasciandolo a riflettere sulla sua ultima affermazione. In che diavolo era riuscito a mettersi questa volta?
CAPITOLO DUE
Claire si affrettò nello studio legale di Price e Brosen e si fermò alla reception. “Ci sono messaggi per me?”
Affrontare Matt prima era stata una prova di pazienza. Gli concedeva molta libertà d’azione causa le sue ferite, ma poteva reggere fino ad un certo punto prima di esplodere. Avevano alleggerito il programma, ed originariamente non era stato richiesto che andasse a lavorare, ma dopo il capriccio di Matt, Claire aveva bisogno di un po’ di spazio. L’ufficio le era sembrata una buona idea. Ora che si trovava di fronte ad Amy, la sua ansia era diminuita. Che cosa poteva fare per fargli capire che aveva bisogno di lei? Matt era così dannatamente testardo.
“La polizia ha finito di raccogliere le prove dall’ufficio della Signora Brosen, ed hanno rimosso il nastro giallo”. Disse battendo le unghie sulla scrivania. “Tuo fratello era con loro, e vuole che lo chiami il prima possibile”.
Accidenti, che cosa voleva Carter? Doveva essere importante; solitamente non disturbava se così non era. L’avrebbe dovuto chiamare immediatamente. Perché non l’aveva contattata al cellullare? “È tutto?” domandò Claire.
“Ha chiamato anche la Signora Brosen”, rispose Amy. “Verrà dimessa oggi dall’ospedale. Vorrebbe che andassi a casa sua più tardi per aggiornarla su tutto ciò che richiede attenzione immediata”. Amy s’interruppe e schioccò le dita. “Oh, e c’è un pacco per te. Era sugli scalini quando sono arrivata”.
Che strano. Solitamente non consegnano pacchi prima dell’orario d’ufficio. “Che cos’è?”
Amy diede un’alzata di spalle. “È una scatola. Non so che cosa contenga. L’ho messa sulla tua scrivania”.
Chissenefrega. Avrebbe controllato più tardi…aveva cose più importanti da fare. Il suo capo veniva per primo. A Daniella Brosen avevano sparato nel suo ufficio una settimana prima. Un loro cliente, Andersen Nettles, era stato il colpevole. Aveva un passato di violenze nei confronti della famiglia di Dani. La famiglia che non sapeva di avere a causa del Signor Nettles. Claire non riusciva nemmeno ad immaginare che cosa stesse passando Dani. Le vennero i brividi al pensiero della violenza.
“Raccoglierò alcuni documenti e li porterò a Dani stasera. Non c’è molto su cui aggiornarla. Resterò nel mio ufficio per un paio d’ore se chiamerà qualcuno. Non mi aspetto che chiamino in molti, considerando che i clienti sono a conoscenza della situazione, ma ho cancellato la maggior parte degli appuntamenti rimandandoli a data da destinarsi, e ho messo da parte i casi che necessitano di attenzione immediata”. Claire esalò con fare esasperato. “Questo ufficio fallirà se Dani e Matt ne resteranno fuori per altro tempo”.
“Lo