Cuori Svelati. Dawn Brower

Cuori Svelati - Dawn Brower


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sta Matt?” sospirò Dani. “Mi sento un’amica orribile. Lui sta attraversando questa grossa difficoltà ed io non lo controllo neanche più”.

      “Credo che tu abbia una ben che valida ragione” Claire inarcò un sopracciglio. “Non credi che si renda conto che anche tu devi guarire?”

      Gli conveniva. Matt era sempre stato gentile e premuroso, almeno fino a quando aveva avuto l’incidente. Ora che la sua vista non era al massimo, era diventato uno coglione esigente. Ma Dani era la sua migliore amica, gli importava di lei. Quando aveva scoperto che le avevano sparato aveva ordinato a Claire di accompagnarlo in ospedale per controllarla. È ciò che gli amici fanno. Lei era stata al suo fianco durante la sua disgrazia, e lui aveva insistito per essere in grado di ricambiare il favore. Claire non sapeva come fosse avere amici che si supportano a vicenda nel modo in cui fanno Matt e Dani. Forse un giorno anche lei avrebbe trovato qualcuno di simile. Dani e Matt erano la cosa più vicina che aveva a degli amici, ed erano i suoi capi.

      “Matt è—Matt”. Claire non riuscì a trovare un altro modo per descriverlo. “Sta meglio, ma la sua vista è ancora appannata”.

      “Quindi…sta facendo il coglione” Dani conosceva il suo amico. La sua affermazione non soprese Claire nemmeno un po’.

      “Più o meno” sorrise. “Ma riesco a gestirlo. Sta abbastanza bene per essere lasciato solo per lunghi periodi di tempo. Lana lo viene a controllare più di una volta a settimana. La dottoressa viene qualche giorno, e presto avrà un controllo con Ren”.

      “Bene. Migliorerà” alzò lo sguardo al soffitto. “Prego che abbia la pazienza di lasciarsi guarire. Non è mai stato il suo forte”.

      Era un eufemismo. Claire ridacchiò. “Non credi che lo sappia?”

      “Chiamami se comincia a fare il difficile. Verrò a rimetterlo in riga” le sue labbra s’incurvarono appena in alto. “Gli ricorderò chi è il capo”.

      Claire non dubitava che Dani sarebbe stata in grado di farlo. Qualcuno bussò alla sua porta. “Vado a vedere chi è”. Si alzò in piedi e si diresse alla porta d’ingresso. Quando l’aprì sorrise. “Salve Signor Brady. Ha chiamato per fissare un appuntamento prima di venire? La Signora Brosen è abbastanza impegnata oggi”.

      “Spostati” disse Sullivan in tono scherzoso quando la oltrepassò. “Sono qui per vedere mia sorella. Nonostante questo sia un nuovo approccio da parte mia. Non ha ancora imparato che niente mi scalfisce?”

      La donna scoppiò a ridere. Non era facile scoraggiare Sullivan Brady quando voleva fare qualcosa.

      “Vattene, Sully. Non mi va di avere compagnia” disse Dani. “Mandalo via, Claire. È un bullo e non si merita civiltà”.

      Sullivan non se ne sarebbe andato, e lo sapevano. Claire aveva delle commissioni da fare, un annuncio da pubblicare ed altri documenti da analizzare. Era meglio lasciare Dani e suo fratello insieme. Il suo capo avrebbe potuto protestare, ma voleva trascorrere del tempo con Sullivan. Il loro era un gioco.

      “Io vado” Claire raccolse la sua borsetta ed annuì a Dani. “Ti tengo aggiornata”.

      “Grazie” disse Dani. “Salutami Matt”.

      “Vattene” disse Sullivan facendole l’occhiolino con fare giocoso. “Stai interrompendo il mio tempo con Dani”. Gli angoli della sua bocca s’incurvarono in alto, e poi s’abbassò per sussurrare qualcosa al suo orecchio con voce roca, “passa da me dopo. Potremmo cenare insieme qualche volta”.

      Il muscolo attorno alla sua mascella si contrasse alle parole di lui. Non prevedeva niente di buono. Era meglio ignorare l’invito, infatti la donna uscì senza fare caso al tentativo di seduzione di Sullivan. Brady era troppo bello per essere vero. Una volta aveva scherzato sul trascorrere una notte con lui, ma non credeva di riuscire a gestirlo. Era un bellissimo angelo oscuro con gli occhi verdi più brillanti che aveva mai visto. Se avesse dovuto avere qualcosa a che fare con lui avrebbe perso il proprio cuore. Era abbastanza facile riconoscere le promesse vane quando le avevi già sentite tutte in passato.

      CAPITOLO QUATTRO

      Il sole del mattino filtrava nel finestrino in raggi abbaglianti. Matt si allungò ed abbassò il visore per oscurarsi la vista. La sua mente vagò su uno dei sui casi, e lo distrasse momentaneamente. Fu quasi un errore fatale. Udì un clacson in lontananza, attirando la sua attenzione dietro di sé, dove un camion nero procedeva a velocità abbastanza sostenuta. Sterzò, cercando di evitare l’impatto, ma non fu abbastanza veloce.

      In quel momento si vide la vita davanti. Tutto andò a rallentatore. Il tipo di cose che si vedono nei film quando vogliono enfatizzare l’impatto degli eventi che coinvolgono il protagonista. Piccoli dettagli vengono messi a fuoco, ed anche lui li notò. Il suo caffè s’inclinò di lato e si rovesciò a terra. La valigia aperta sul sedile del passeggerò scivolò in avanti, allontanando il suo telefono. Una piccola macchina sportiva rossa direttamente di fronte a lui inchiodò.

      Matt venne messo all’angolo.

      Non riuscì ad evitare il veicolo di fronte a lui, e quello dietro stava per colpire la sua auto. Mai nella vita aveva considerato pregare, ma ora tutto era chiaro e desiderava credere in un essere superiore. Qualcosa, qualsiasi cosa che lo salvasse. Era un incubo e non aveva modo di svegliarsi.

      Lo stridio dei freni si fece più acuto, ed il dolore alle suo orecchie rese tutto una vibrazione monotona. Venne spinto in avanti e colpì la testa con forza contro il volante. La cintura di sicurezza fece in modo che non venisse catapultato fuori dal sedile. Una fitta di dolore lo colpì alla spalla, fermandogli il respiro. Cercò di alzare le mani per portarsele alla gola e boccheggiò in cerca di aria. Attorno a lui volavano schegge di vetro mentre la sua auto veniva accartocciata. I suoi occhi vennero colpiti da infinitesimali schegge, accecandolo momentaneamente. Matt cercò di allontanare il fastidio crescente nei suoi occhi sbattendo le palpebre, ma più chiudeva gli occhi più il dolore si faceva intenso. Venne pervaso dall’agonia. Il suo corpo era un insieme di interminabile disperazione. Era difficile capire da dove cominciasse. Non era più Matt, era qualcun altro che viveva questo momento tragico.

      Il volto di Claire gli balenò nella mente. Aveva così tanti rimpianti. Così tante cose che avrebbe voluto riparare. Ora non avrebbe mai più avuto l’occasione di farlo. L’aver fallito nel cogliere l’occasione con lei era una perdita dalla quale non si sarebbe mai più ripreso. Era l’epifania di cui necessitava—anche se gli era pervenuta troppo tardi per cambiare qualcosa. Tutto accadde in un flash di momenti, eppure lo annientò tutto allo stesso momento. Ciò che vide era il ricordo sfocato di una vita alla quale avrebbe potuto non ritornare mai più. La sua auto venne accartocciata in una scatola di metallo e vetro, e Matt si rese conto che non c’era niente che potesse fare per aiutare sé stesso. Era troppo tardi, era troppo, un finale prima di aver avuto l’occasione di iniziare. Perché non aveva fatto qualcosa prima? Perché era stato stolto…

      Si udirono urla nel caos. La sua gola era secca e la sua vista—Dio, non vedeva niente. Qualcosa di liquido gli bagnava il volto. Matt cercò di sollevare la mano ma non riuscì a muoverla. In quel momento si rese conto che le urla provenivano dalle sue labbra, e che era quasi certo che non avrebbe vissuto abbastanza a lungo per dire a Claire che l’amava…

      “Matt, svegliati” ordinò Claire.

      Non si mosse. La sentiva chiamarlo vagamente. Voleva andare da lei, ma era difficile. Il suo corpo era congelato nell’incubo dell’incidente. La fatica di liberarsi e raggiungere la realtà impiegò ogni briciolo della sua volontà. L’incubo era qualcosa che cercava di evitare, ma che lo perseguitava comunque. Era il tormento con cui viveva ogni giorno. Pensava che quel giorno sarebbe morto, eppure era ancora vivo. I rimpianti che aveva realizzato di avere in quel momento non se n’erano andati.

      La differenza era che ora non pensava di meritarsi Claire. Non ne era degno, e non aveva il diritto di dirle quanto il suo amore per lei fosse cresciuto con gli anni. Lui si meritava qualcuno meglio di lui. Matt aprì gli occhi al suono della voce di lei. Sbatté le palpebre diverse volte, ma davanti a lui vedeva comunque tutto sfocato. Il colore biondo oro dei suoi capelli si mescolava


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