Uno Scandaloso Conte In Meno. Dawn Brower

Uno Scandaloso Conte In Meno - Dawn Brower


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lo interruppe con un cenno della mano.

       “Questo è l’ultimo avvertimento, Barton. Dopodiché non saremo più così cortesi. Verrete espulso dal club e dovrete riconsegnare la vostra chiave. E se ci pianterete delle grane faremo in modo di rovinarvi. Avete capito, adesso?”

       Barton annuì freneticamente. “ Mi dispiace! – piagnucolò. In realtà non appariva davvero contrito. Più che altro sembrava stesse recitando una parte. Se Gregory avesse potuto esprimere liberamente i suoi pensieri, avrebbe detto che si trattavo solo di paura. A volte Harrington faceva quell’effetto.

       “Ne sono convinto. – esclamò Harrington , con un tono a metà tra durezza e dolcezza. Gregory non riusciva a capire come facesse.

       “Non fatemi pentire di avervi accolto nel club. E ora andate, prima che cambi idea!” – lo redarguì.

       A quelle parole, il Conte di Barton schizzò in piedi e si precipitò fuori della stanza. Gregory lo guardò uscire con aria torva. Poi si rivolse all’amico: “Avreste dovuto farvi riconsegnare la chiave immediatamente.”

       “Bisogna pur dare agli altri una seconda possibilità – disse quello, con dolcezza – A che giova essere tanto intransigenti?” Gregory strinse le spalle. “Ad ogni modo, mi trovo in disaccordo con voi.”

       Harrington sorrise. “Eh, questo lo so da anni, caro amico!” Poi, dolcemente. “ Allora, che progetti avete per questa sera?”

       “Per prima cosa voglio tuffarmi a letto e dormire fino sera inoltrata. Poi intendo folleggiare tutta la notte, magari in compagnia di qualche signora compiacente che sia in grado di…” Sorrise sensualmente, all’idea di quello che avrebbe voluto fare con una delle sue cortigiane. “ …soddisfarmi completamente.” puntualizzò..

       Harrington lo fissò per un attimo e poi scosse il capo. “Fatemi compagnia mentre torno a casa. Ho bisogno del vostro consiglio riguardo il club e Marian mi aspetta presto per cena.”

       “Vorrei potervi dire di no, ma lo farò per voi.”- rispose, un po’ stizzito.

       “Che cosa preferireste non fare?” disse Ashtey, entrando a sua volta nella stanza. I suoi capelli biondi si muovevano leggeri ad ogni passo e dagli occhi blu traspariva una vena di malizia.

       “Una bella passeggiata fino a casa di Harrington. Volete unirvi a noi? Il nostro amico riesce a farla passare come una cosa divertente!”

       “Non ho detto nulla del genere! – intervenne Harrington con aria offesa – Siete voi che vi siete arreso subito alla mia proposta, caro amico!”

       Ashtey lo guardò con fare beffardo. “ E’ perché siete diventato un vecchio uomo sposato, ormai!”

       Gregory ridacchiò, di buon umore per la prima volta, quel giorno. “Ecco qualcosa che mi trova d’accordo!”

       “Finitela! – esclamò Harrington, con aria seccata – Allora, mi accompagnate o no? Non ho nulla in contrario a discutere con entrambi di alcune faccende!” Fissò Gregory. “O preferite fate ancora il difficile?”

       Gregory era davvero stanco. La notte precedente era stata lunga e quella giornata assai faticosa. E poi, non tollerava di fare da balia ai ragazzotti viziati del club. Aveva bisogno di un buon sonno ristoratore e l’idea di accompagnarsi ad una bella dama, dopo, lo stuzzicava. Ma Harrington era un buon amico. Magari si sarebbe rilassato lo stesso con un po’ di esercizio fisico e un sonnellino. Accettò l’invito.

       “E sia, vi farò compagnia. Cercherò di essere meno antipatico, ma non ve lo prometto.”

       Uscirono insieme dal club come una volta, tuttavia molte cose erano cambiate nel frattempo. Gregory e Ashtey erano membri bene accetti del club, che era per scapoli, poiché entrambi non erano sposati. Harrington poteva stare lì solo in quanto membro fondatore. Talvolta Ashtey strombazzava che avrebbe voluto ammogliarsi, ma Gregory non ne aveva alcuna intenzione. Dal canto suo, non sapeva se sarebbe rimasto nel club, qualora Ashtey si fosse sposato. Era una cosa che lo avrebbe destabilizzato e lui odiava i cambiamenti. Ma aveva la brutta sensazione che a breve la sua vita avrebbe subito un vero rivolgimento, e che tutto quello che conosceva sarebbe stato fatto a pezzi. Comunque, sarebbe stato il tempo a dire l’ultima parola..

      Capitolo Secondo

       Una cameriera portò il vassoio d’argento e lo sistemò sul tavolino accanto, dove facevano bella mostra di sé ogni sorta di pasticcini. Samantha si alzò, mentre la cameriera usciva.

       “Permettete che ve lo serva io, cara? – disse, rivolta a Marian. La donna annuì. “Se vi fa piacere.”

       Samantha si rivolse a Kaitlin: “Pronta per una bella tazza di the?”

       Kaitlin lanciò un’occhiata a Samantha e poi un’altra a Marian. Ormai chiacchieravano da più di un’ora e Marian non aveva fatto ancora alcuna rivelazione. Avevano solo spettegolato di questo o di quello. Una gran noia! Ma confidava che presto la cugina le avrebbe fatte partecipi dei suoi segreti.

       “Non vedo l’ora! – rispose, tranquillamente. Kaitlin era una persona pacata, e stava già bene così. Samantha preparò il the, seguendo i gusti di ognuna, e poi lo servì. A Kaitlin bello dolce, mentre Marian lo gradiva con una goccia di latte. Poi ognuna cominciò a degustarlo, tenendo la tazza in una mano e il piattino nell’altra. Kaitlin chiuse gli occhi e lo degustò con piacere. Non c’era nulla di meglio che una buona tazza di the caldo! “Ottimo!” esclamò. Samantha andò a sedersi accanto a lei sul divanetto.

       “Adesso che siamo tutte a posto e ben nutrite, è il momento che Marian ci faccia la sua gran rivelazione!” esclamò, senza la minima ombra di pudore. A queste parole, Marian quasi si strozzò con il suo the. Iniziò a tossire convulsamente, agitando la mano davanti al viso. Kaitlin posò la sua tazza e le si fece vicino. “Tutto bene, cara?”

       “Sì, tutto bene! – disse, ancora tossendo, la povera Marian. – Devo solo riuscire a riprendere fiato!”

       Kaitlin guardò Samantha con aria di rimprovero: “Non avete un briciolo di pazienza!”

       Samantha fece spallucce: “ E’ vero, non ne ho!” esclamò allegramente.

       Marian fece gli ultimi colpi di tosse e si dette qualche colpettino alla gola. “Come diamine fate a saperlo?” esclamò, fissando Samantha bene in faccia – E la prossima volta potete almeno attendere che abbia finito la mia tazza di the, prima di essere così esplicita?”

       Kaitlin strinse le labbra con disappunto: è proprio vero che certe persone non cambiano mai!

       “Bene, ora che avete ricominciato a respirare, vi spiacerebbe dirmi a cosa alludeva Samantha?”

       Marian diventò tutta rossa e balbettò: ”Io sto….sto aspettando…” “State aspettando …cosa?” chiese Kaitlin, ancora frastornata. Ma poi, allo scoppio di risa di Samantha aggiunse: “Oh, dimenticate la mia stupida domanda!” Kaitlin si vergognava terribilmente: non avrebbe dovuto chiederglielo, visto che più o meno aveva intuito di cosa si trattava. Ancora non capiva perché Marian non lo avesse annunciato chiaramente.

       Marian sorrise: “Sapete, è da un po’ che ci provavamo e…adesso…” tacque, tutta rossa in viso.

       “Non dite altro! – sdrammatizzò allegramente Samantha – Tanto abbiamo capito!”

       “Jonas è eccitatissimo! Come me, d’altronde!” continuò Marian - Ma


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