Le Tentazioni Di Una Principessa Americana. Dawn Brower
scosse la testa e restò in silenzio. Rivolse l’attenzione allo spettacolo e la lasciò stare per il resto della performance. Probabilmente Brianne avrebbe dovuto preoccuparsi di ciò, ma era troppo sollevata per farsi delle domande.
Il calore a New York non era affatto insopportabile come in un giorno d’estate della Carolina del Sud, ma ciò non significava molto. L’aria sembrava- più densa a Lilimar. C’era ancora molta umidità in città e Brianne desiderava il fresco dell’autunno. Si guardò intorno nel parco dove stava passeggiando. Il lussureggiante Gramercy Park era un sollievo, anche con il calore del giorno estivo. Brianne non aveva molta libertà in città e il parco era una delle poche eccezioni. Siccome era a disposizione delle persone che avevano delle proprietà nei dintorni, William e suo padre pensavano che sarebbe stata al sicuro all’interno dell’inferriata chiusa a chiave che lo circondava. Per questa ragione, Brianne si assicurava di approfittare del loro accesso all’area recintata ogni volta che poteva.
Quel giorno, indossava un vestito da passeggiata azzurro, con un parasole abbinato, per ripararsi dal sole. Sarebbe stato orribile se la sua pelle si fosse abbronzata. Solo gli appartenenti alla classe operaia si abbronzavano.
Non c’era molta gente nel parco e Brianne ne era felice. Non aveva voglia di parlare e si stava godendo la pace. Svoltò un angolo e si diresse verso una panchina vicina, situata sotto una grande quercia. L’area ombrosa sarebbe stata più fresca ed avrebbe potuto riposare un po’.
Quando raggiunse la panchina, si sedette e chiuse l’ombrellino, poi chinò la testa all’indietro, con gli occhi chiusi. Fece un profondo respiro, poi espirò. C’era qualcosa nel parco che calmava la sua anima e non si faceva domande al riguardo. Forse era giunto il momento di accettare la sconfitta e dire a sua madre che voleva tornare a casa. William se ne era andato un mese prima, quando era arrivato suo padre. Brianne aveva quasi ceduto allora, ma poi era rimasta salda. Se si fosse arresa troppo presto, non le avrebbero mai concesso nessuna libertà.
“Si può sapere come mai se ne sta qui seduta da sola?” Il brontolio familiare della profonda voce baritonale di Julian interruppe i suoi pensieri. “Preferisce che la lasci da sola?” Non avevano parlato molto da quando avevano assistito insieme al musical. Doveva essere gentile. Forse se fosse riuscita ad esserlo, lui sarebbe stato piacevole. Era stato veramente un imbecille durante la loro conversazione a teatro. Non voleva farselo piacere- anche se era abbastanza affascinante. Beh, quando non diceva che lei era frivola o non la giudicava.
“Ormai è un po’ tardi per farlo, non crede?” Brianne aprì gli occhi ed incontrò il suo sguardo. “Avrebbe potuto continuare a camminare. Mi dica, milord, cosa c’è in me che le fa sentire il bisogno di terrorizzarmi ogni volta che le nostre strade si incrociano?”
“Il fatto è, principessa”, iniziò lui, “che lo trovo abbastanza divertente.”
Ohhh. Lo odiava. Brianne respirò a fondo e cercò di controllare la propria ira. “Qui non c’è niente che la possa divertire. Si senta pure libero di continuare a passeggiare nel parco- da solo.”
Chiuse gli occhi e pregò di avere pazienza. Non era uno dei suoi punti forti e lui la faceva impazzire già solo respirando in sua presenza. Brianne non riusciva a ricordare una sola volta nella quale la loro conversazione non fosse iniziata e finita in disaccordo. Tutto quello che desiderava, era avere del tempo da sola, mentre lui era arrivato a rovinare tutto. E non dava alcun segno di volerla lasciare in pace.
“Perché dovrei fare una passeggiata solitaria, quando è evidente che lei si trova in una situazione disperata?”
“Veramente?” Lei alzò un sopracciglio, poi si guardò intorno. “Per favore, mi dica esattamente in che modo?”
“E’ qui da sola, e già questo non va bene. Una donna nella sua posizione non dovrebbe mai essere lasciata sola con i propri pensieri. Ciò potrebbe portarvi sulla via della perdizione.”
“Si fidi di me”, disse in tono fermo. “Sto assolutamente bene. Mi sto godendo tutto ciò che il parco ha da offrire, da quando sono arrivata in città. Non ho bisogno della sua presenza per garantirmi la sicurezza.”
“Chi ha parlato della sua sicurezza?” Lui scosse la testa. Poi disse con uno sguardo diretto, “No, mi preoccupo di più per tutti gli altri abitanti di Gramercy. Una donna come lei è pericolosa. Potrebbe iniziare a riflettere, e ciò porta ad agire.”
“Ora sta dicendo delle assurdità.” Era impazzito? “Sto già riflettendo e, in un certo senso, agendo. Vada via, prima che la sua pazzia si trasferisca anche a me in qualche modo. Non la voglio vicino, se è contagiosa.”
Le labbra di Julian tremolarono leggermente. “Venga”, le disse porgendole la mano. “Cammini un po’ con me. Sto diventando curioso.”
Lui le aveva già rovinato il momento di solitudine, quindi decise di farsi gioco di lui. Brianne mise la sua mano in quella di Julian e si alzò. Camminarono per molti minuti in silenzio. Odiava doverlo ammettere ad alta voce, ma anche lei era curiosa riguardo a lui. “Non mi ha mai detto cosa l’ha portata a New York.”
“Non l’ho fatto?”
“No”, disse lei, “O almeno non ricordo che lei lo abbia fatto. Forse sì, ma io non le stavo prestando attenzione oppure ho dimenticato tutto. Forse ciò può sorprenderla, ma non inizio e finisco le mie giornate pensando a lei.”
La sua risata sommessa riecheggiò intorno a lei. “E’ abbastanza corretto. Sono qui più o meno in vacanza.”
“Ciò implica che lei sia qui anche per qualcos’altro.”
“Può essere”, aggiunse, ma senza spiegare oltre. “Parliamo di altro.”
Brianne non apprezzò che lui non chiarisse oltre. Si ripromise di ottenere di più da lui, nel tempo. “Ad esempio?” Gli avrebbe concesso di cambiare argomento, ma lui le aveva fornito qualcosa di cui essere curiosa. Non era veramente importante perché fosse venuto a New York, era più il fatto che lui rifiutasse di dirglielo a farle desiderare di scoprire la verità.
“Per quanto tempo resterà qui a New York?”
Brianne aveva deciso di tornare a casa, prima che lui la raggiungesse nel parco. Tuttavia, ora era propensa a restare più a lungo. Forse quella questione le avrebbe dato qualcosa si nuovo per passare il tempo. Gli incontri mondani lì non erano assolutamente come se li era aspettati. Certamente, avrebbe dovuto saperne di più. Erano noiosi nella Carolina del Sud, ma lo erano altrettanto a New York. Il solo fatto di essere in città non cambiava il risultato. Doveva comportarsi come una signora per bene, e non era affatto eccitante. “Sono indecisa”, rispose alzando le spalle. “Mia madre resterà fino a quando io lo desidero. Penso che torneremo per una parte dell’inverno, ma potremmo cambiare idea.”
Lui annuì. “Sarà più bello a casa nei mesi freddi; tutto ciò ha senso. Ma ho sentito che New York in inverno è qualcosa da vedere.”
“Forse”, concordò lei. Voleva veramente restare in città così a lungo? “Si rende conto che questa è la prima conversazione civile che abbiamo?”
“Non vorremo di certo iniziare ad andare d’accordo adesso, vero?” L’angolo della bocca gli si sollevò in un sorriso spavaldo. “La accompagno a casa.”
Brianne non riusciva a capire quell’uomo e stava iniziando a pensare che non l’avrebbe mai fatto. Perché era così enigmatico e cosa era cambiato in lui da farlo sembrare quasi- simpatico? Brianne si mordicchiò il labbro inferiore e gli permise di scortarla fino a casa. Avrebbe scoperto tutti i suoi segreti e allora forse, dopo averlo fatto, sarebbe tornata a casa. Scoprire tutto quello che era Julian sarebbe dovuto bastare come passatempo, e qualcosa le diceva che la cosa sarebbe stata molto più avvincente di quanto potesse immaginare.
Capitolo 4
Brianne