La Notte Che Chicago Morì - Romanzo Sulla Sicurezza Della Giustizia. T. M. Bilderback

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copertura che lavorava per Fernandez. Questo infiltrato usciva con Louie e nessuno sospettava nulla. Aveva decimato le fila delle persone che erano state lasciate all'interno dell'edificio chiuso a chiave. Solo Jessica era sopravvissuta, insieme con Mark Haase, il dipendente alla scrivania durante il turno di notte.

      Dopo tutto questo, alcune persone potenti all'interno del governo decisero che era giunto il momento di assumere qualcuno per far cadere questo pazzo generale messicano... qualcuno che potesse muoversi rapidamente sia negli Stati Uniti sia in altri paesi.

      Marcus aveva ricevuto una promozione a capo sezione dall’ FBI, ed era ora a capo dell'ufficio distaccato della città. Aveva anche alcuni altri compiti, tra cui "l'assistenza non ufficiale" alla Sicurezza di Justice, se necessario. Poteva anche affidare loro incarico come agenti temporanei sul campo, se riteneva che il loro ruolo avrebbe accelerato le indagini.

      "Buon giorno, raggio di sole!" Marcus rispose a Joey. "Almeno ho aspettato che la tua sveglia suonasse prima di chiamare."

      Joey si voltò per incontrare gli occhi di Misty mentre rispondeva. "Hai persino disturbato la signora che dorme accanto a me". Si chinò e la baciò. Mentre si sistemava sul cuscino, lei gli sorrise e disse: "Ti amo."

      Joey le rispose in silenzio.

      "Scommetto che è ancora più bella quando si sveglia", disse Marcus. "Mi sono svegliato con alcuni che mi hanno fatto venir voglia di trasformarmi in un coyote, per potermi rosicchiare il braccio per evitare di svegliarli."

      Joey ridacchiò mentre si sedeva sul bordo del letto. Misty camminava nuda con passo felpato attraverso la stanza da letto, dirigendosi verso il bagno per lavarsi i denti e iniziare a far scorrere la doccia.

      "Ok, Marcus, perché la chiamata in anticipo?"

      "Volevo solo farti sapere che verrò alle nove stamattina."

      Joey sbadigliò con grandi sbadigli. "Perché? Che succede?"

      "Prima che risponda, ci saranno tutti? "

      "Sai che ci saranno."

      "Voglio dire, di persona... non in collegamento."

      "No, Jessica è a Los Angeles, a distendere le piume arruffate di un'attrice paranoica vincitrice di Oscar."

      "Accidenti! Quanto sarà sicuro il suo collegamento?"

      " Quanto sicuro vuoi che sia, Marcus? "

      "Al massimo, Joey. Quello che ho per te è top secret."

      ***

      "COLPISCIMI, MEGAN, " disse Dexter.

      "No."

      "Dai, colpiscimi!"

      "No!"

      "Perché no?"

      Megan Fisk Beck si voltò a guardare suo marito. "Ho giocato troppo a questo gioco con te, Dexter Beck! Sai benissimo che non sono abbastanza veloce da colpirti."

      "Oh, tesoro, per favore? Questo potrebbe essere il giorno giusto. Non lo saprai finché non ci provi."

      Quasi più veloce di quanto l'occhio umano possa seguire, Megan finse un gancio contro l’opposto pugno, cioè finse con una croce destra. Dexter si spostò a sinistra per schivarlo, ed evitò per un pelo di farsi centrare dal montante sinistro di Megan.

      "Oh!" disse Dexter per la sorpresa.

      Megan sorrise.

      “Ok, ti sei esercitato, vero? Mi hai quasi colpito!"

      Megan sorrise di nuovo.

      Dexter annuì. "Quel dannato Louie! Ti sta aiutando!"

      Megan fece un sorriso più largo. “Andiamo, è quasi l'ora della riunione".

      "E' così, vero? Il mio migliore amico ti ha insegnato quello che io ho insegnato a lui!"

      Megan continuò a sorridere senza parlare fino alla sala riunioni.

      ***

      PERCIVAL "RE LOUIE" Washington fu l'ultimo ad arrivare alla riunione del mattino. Aveva dormito male tutta la notte, cioè quando riusciva un po’a dormire. Continuava ad avere incubi sugli ultimi istanti di Donna, e ogni volta il coltello che lei aveva tirato fuori e con cui l'aveva pugnalato gli entrava nel petto invece che nel braccio. Si svegliava ogni volta che aveva l'incubo, il sudore gli colava via... e soffocava l'urlo che gli voleva sfuggire dalle labbra.

      Louie si rimproverava di essersi fatto ingannare dalla messa in scena di Donna, e si rimproverava per tutte le persone che lei aveva ucciso all'interno dell'edificio della Sicurezza di Giustizia. Ma come poteva sapere che una top model piena di glamour era in realtà un'assassina ben addestrata per conto di Fernandez?

      Louie aveva parlato più volte con il dottor Caleb Mitchell, lo psichiatra del personale della Sicurezza di Justice. Caleb aveva spesso detto che Louie non doveva biasimarsi e che avrebbe dovuto imparare a perdonare se stesso... che Donna aveva ingannato molte persone. Nessuno se ne era accorto che fosse stata reclutata da Fernandez, e la sua copertura era incredibile.

      Un addestramento profondamente nascosto, una copertura incredibile... niente di tutto ciò significava qualcosa per lui, quando, a notte fonda, doveva cercare di dormire. I volti di coloro che Donna aveva ucciso sfilavano nella sua mente, scacciando il sonno da lui... la colpa e il senso di colpa sembravano insormontabili. Poi, quando finalmente gli veniva, gli apparivano gli incubi... e lo svegliavano di nuovo.

      Così, quando Louie si ritrovò finalmente nella sala operativa, nuvole di tuono gli stazionavano in faccia.

      Louie Washington era di cattivo umore.

      Louie si avvicinò al tavolo pieno di dolci e altri ingredienti per la colazione, riempì un piatto e si versò una grossa tazza di caffè. Una volta finito, si avvicinò al grande tavolo rotondo e si sedette. Non si accorse che anche Marcus era seduto a tavola.

      "Buongiorno, Louie," disse Misty gentilmente.

      "’giorno", rispose, parlando mordendo una ciambella.

      "Ciao, Louie," disse Marcus.

      Louie diede un altro morso prima di rendersi conto che era stato Marcus a parlare. Alzò lo sguardo, con gli occhi spalancati, e disse: "Che diavolo ci fai qui?"

      "Vedo che la tua ospitalità sta reggendo abbastanza bene, Louie," disse una voce da uno dei monitor della stanza.

      Louie alzò lo sguardo verso il monitor. Jessica Queen lo guardava accigliata. Mise giù la ciambella, scuotendo la testa mentre lo faceva. "Mi dispiace, Marcus. Non ho dormito bene ultimamente."

      Marcus annuì. "Ho capito, ragazzone. Neanch'io ho preso tante dormitine come avrei dovuto. Non dai tempi del nightclub."

      "Marcus, credo che questo valga per tutti noi," disse Jessica.

      "Jessica, come sta il nostro cliente là fuori?" chiese Joey.

      "Sta dormendoci su." Il disgusto gocciolava dalle parole di Jessica. "La notte scorsa l'ho chiamata, una puttana inutile, viziata, cocainomane e ubriaca. Ha tentato di piangere, poi ha bevuto dalla bottiglia di whisky che aveva in mano. È svenuta prima di poter inghiottire." Jessica era davvero incazzata. Quando s’incazza così, un leggero accento australiano s’insinuava nel suo discorso... un residuo del paese natale di suo padre. Jessica era il risultato di un padre australiano e di una madre californiana. "Comincio a chiedermi se valga la pena di dedicare tempo per questo lavoro."

      Marcus chiese: "Non hai paura che ti licenzi stamattina?".

      Jessica scosse la testa. " Ti prometto che non ricorderà una parola di tutto questo."

      Joey rise. "Ricordati solo Jess - il suo prossimo


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