Non Rianimare. Charley Brindley

Non Rianimare - Charley Brindley


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un sibilo, come quello dell’aria smossa da un treno in corsa.

      Infine, una scossa.

      Capitolo Quattro

      27 Settembre 1945

      Sentii una scossa, tipo una scossa elettrica. Ma non c'era dolore; solo un rapido ronzio nella mia testa, poi formicolio in tutto il corpo. Sembrava che tutto il sangue fosse stato risucchiato dal mio corpo e immediatamente sostituito con sangue nuovo mescolato ad una sorta di effervescente sostanza tonificante. In realtà mi sentivo abbastanza bene, e la mia visita si è fatta più chiara. Ho chiuso gli occhi per un momento, assaporando la nuova sensazione, poi ho aperto gli occhi per vedere la brutta faccia di Justin Crammer.

      "Mi senti, coglione?"

      "Che cosa hai detto di mia mamma?"

      "Ho detto, la tua vecchia non può cucire per della merda."

      Lanciò un'occhiata a Ember e ai suoi due amici, poi sorrise. Si voltò e mi afferrò per il colletto.

      Non ci pensai nemmeno ci ho nemmeno: reagii subito. Lo presi per una mano, gli torsi il polso con forza e lo atterrai di lato.

      Si inginocchiò, urlando.

      Quando ha stretto l'altra mano a pugno e si è lanciato verso di me, mi sono girato di scatto in modo che crollasse sul pavimento.

      Dannazione, e questo da dove sbuca fuori?

      Lo lasciai andare e feci un passo indietro.

      Forse gli avevo rotto il polso.

      Faticava a stare in piedi, ma riuscì ad alzarsi su un ginocchio. Ember allungò la mano per prenderlo per il braccio, ma lui se la scrollò di dosso.

      "Allontanati da me!" le disse, poi si alzò in piedi. "Pagherai per questo, Brindley."

      "Va bene. Come hai intenzione di farlo? "

      "Lo scoprirai."

      "Che ne dici di batterci a flessioni, ora?"

      "Che cosa?"

      "Chi di noi ne fa di più in cinque minuti, vince."

      Qualcuno alle sue spalle rise.

      Sì, lo so, è il giocatore più forte della squadra di calcio.

      Crammer sorrise, si lasciò cadere sul pavimento e si posizionò sulle mani.

      Io consegnai miei libri a Ember e mi sistemai accanto a lui.

      Iniziammo insieme.

      Cominciai a contare ad alta voce fino a dieci.

      A quindici rallentai un po’.

      Gli altri ragazzi applaudirono.

      A trenta dissi: "Con una mano".

      "Che cosa?"

      Misi la mano sinistra dietro la schiena e continuai.

      Crammer fece lo stesso.

      Arrivò a trentacinque, poi cadde di petto, respirando affannosamente.

      Io continuai, facendo leva facilmente sul braccio destro.

      "Quaranta.” dissi, poi mi alzai e gli stesi la mano.

      Lui la scrollò via. "Non è finita."

      "Oh, e adesso?"

      "Guardati le spalle."

      Lanciai un'occhiata a Ember e scrollai le spalle. Lei fece lo stesso.

      "Stai attento." Dopo avere pronunciato queste parole mi restituì i libri, con un sorriso.

      La campanella suonò.

      Crammer scappò via, seguito da Ember e dai suoi amici.

* * * * *

      Alla lezione di storia, occupavo il mio solito posto a fondo aula. Visioni strane mi riempirono la mente, come se stessi sognando da sveglio.

      Una guerra nella giungla … un ampio fiume che scorre attraverso la foresta pluviale … un'oasi nel deserto … sciare …

      Era come un lungo film che scorreva via molto velocemente..

      Una sala bar fumosa … musica per chitarra … io che canto …

      “Brindley?”

      Alzai lo sguardo e vidi la signora Adams in piedi davanti alla classe e tutti gli studenti mi guardavano, alcuni sorridevano, probabilmente si aspettavano che affondassi nella sedia e non dicessi una parola, come ho sempre fatto.

      "Sì signora?" dissi.

      "Ti ho chiesto, chi ha attraversato le Alpi per attaccare i romani nel 216 a.C.?"

      Questa è una domanda stupida. Lei è seria?

      La fissai.

      "Come prevedevo – disse la signora Adams – chi lo sa?

      Diverse mani si alzarono.

      "Annibale." dissi io, incrociando le braccia.

      "Che cosa?" chiese la prof..

      "Prese con sé trentanove elefanti e ventiseimila soldati – dissi – L'esercito era composto da diecimila cavalieri e sedicimila fanti. Probabilmente anche alcune centinaia di fanti da campo. ”

      “Huh?”

      "La maggior parte degli elefanti morì per il freddo alle altitudini più elevate." Diedi un'occhiata agli altri studenti. La bocca di Ember era aperta e quelli che avevano le mani sollevate le misero giù..

      "Perse anche quasi diecimila soldati. “ Presi la mia matita gialla e la feci roteare tra le dita.

      La signora Adams si schiarì la gola. "Questo è molto più di quello che hai detto in tutto il semestre."

      "Certo." Aprii il mio libro di testo e sfogliai qualche pagina, usando la gomma sulla matita.

      Qual era il nome di quel lago in cui Annibale combatté la sua terza battaglia in Italia? Dovrei saperlo.

      Mi imbattei in una foto delle Alpi.

      Zugspitze! La montagna più alta della Baviera.

      Guardai fuori dalla finestra e vidi un olmo tremare nel vento.

      C'è una croce placcata oro sulla cima. Kabilis e io ci siamo arrampicati lassù. Quando? Chi è Kabilis?

      "Non è nel libro di testo." La signora Adams venne verso di me, con il libro di storia tenuto contro il suo ampio seno.

      "Che cosa?"

      "A proposito degli elefanti che muoiono al freddo."

      "Ma è successo davvero."

      "Lo so, ma non è nel libro."

      "Oh."

      "E tu come lo sai?"

      "Io…penso di averlo letto in biblioteca."

      "Da quando vai in biblioteca?"

      “Um… durante l'ora di pranzo. Forse era in Levy o Erodoto. "

      "Hmm … quindi hai letto le storie di Erodoto?"

      Annuii.

      "Dov'è stata la prima battaglia di Annibale dopo aver attraversato le Alpi?"

      “Sul fiume Trebbia."

      "Il secondo?"

      “Ticino”.

      Aprì il suo libro di storia in cui una striscia di carta segnava una pagina, quindi ci dette un’occhiata. "Qual è stata la più grande battaglia che ha combattuto in Italia?"

      “Canne. Cinquantamila romani morirono in un solo giorno. "

      "Sì." Mi guardò da dietro al suo libro. "Sì, giusto." Si voltò per tornare in testa alla classe, ma tutti stavano ancora imbambolati a fissarmi.

      Baviera. Quando sono andato in Baviera? Con Kabilis. Abbiamo imparato a sciare quell'inverno. Era un sergente tecnico, US Air Force. Che diavolo? Parlava correntemente tedesco e russo. Io ero un caporale. Quando…

      La campanella suonò per l'ora


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